K metro 0 – London – Il leader laburista Jeremy Corbyn ha incontrato oggi a Downing Street il primo ministro inglese Theresa May all’indomani dei voti sui sette emendamenti alla Camera dei Comuni che hanno decretato la sconfitta di Corbyn e la vittoria (probabilmente effimera) della May. Il leader laburista ha definito i colloqui “seri
K metro 0 – London – Il leader laburista Jeremy Corbyn ha incontrato oggi a Downing Street il primo ministro inglese Theresa May all’indomani dei voti sui sette emendamenti alla Camera dei Comuni che hanno decretato la sconfitta di Corbyn e la vittoria (probabilmente effimera) della May. Il leader laburista ha definito i colloqui “seri ed esplorativi”, e volti soprattutto a verificare la possibilità che si formi un’unione doganale dopo l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Secondo il portavoce di Corbyn, che ha definito l’incontro “cordiale”, la May avrebbe indicato la possibilità di prendere in considerazione questo scenario che ha sin qui sempre rigettato ritenendo incompatibile la sigla di un’unione doganale con la Ue con la possibilità di siglare accordi commerciali autonomi con altre regioni economiche del mondo. Questa ricostruzione è stata bollata come “insensata” da fonti di Downing Street secondo cui il primo ministro si è limitato a porre domande a Corbyn su che tipo di unione doganale il suo partito contempla per il dopo Brexit. La realtà è che i due leader rimangono su posizioni opposte, con Corbyn che accusa la May di voler far passare il tempo avvicinandosi il più possibile al burrone in modo da poter poi indurre il Parlamento a votare l’accordo da lei siglato con la Ue – e già sonoramente bocciato – anziché rischiare di cadere nel precipizio del no-deal. Una posizione che oggi è stata espressa in termini molto simili anche dal negoziatore Ue per la Brexit Michel Barnier che ha definito inaccettabile “questo gioco dello scaricabarile” del Regno Unito. In una intervista alla Bbc, per ben cinque volte il ministro per il Brexit Stephen Barcley ha evitato di rispondere alla domanda su quale esattamente potrebbe essere questa soluzione alternativa. Da parte irlandese invece è giunta una chiusura netta da parte del primo ministro Leo Varadkar secondo cui il backstop non può essere rinegoziato e l’Irlanda non è disposta a rimettersi al tavolo delle trattative.
Juncker all’Europarlamento: L’Accordo di ritiro negoziato fra i Ventisette e il governo del Regno Unito “resta il migliore e l’unico accordo possibile”
L’Accordo di ritiro negoziato fra i Ventisette e il governo del Regno Unito “resta il migliore e l’unico accordo possibile. Lo abbiamo detto a novembre, lo abbiamo detto a dicembre e ripetuto dopo il ‘meaningful vote’ (dello scorso 15 gennaio, in cui il Parlamento britannico ha bocciato l’Accordo, ndr); il dibattito e i voti di ieri della Camera dei Comuni non cambiano questa posizione: l’Accordo di ritiro non sarà rinegoziato”. E’ una vera e propria doccia fredda, per quanto ampiamente scontata, la reazione con cui il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha reagito questo pomeriggio a Bruxelles alle nuove richieste di Londra sulla Brexit. Ieri, ha ricordato Juncker durante un intervento nel dibattito della “mini plenaria” dell’Europarlamento a Bruxelles, la Camera dei Comuni “ha votato contro lo scenario del ‘no deal’ e ha votato contro il ‘backstop’ sul confine irlandese”; “ma non sappiamo ancora a favore di che cosa sono i Comuni”. “Questo – ha avvertito il presidente della Commissione – non è un gioco, e non è solo una questione bilaterale” fra il Regno Unito e l’Irlanda: “E’ una questione che sta al cuore dell’Unione europea”, perché “la frontiera irlandese è la frontiera dell’Unione europea”. Dopo aver avvertito che “il voto di ieri” del Parlamento britannico “ha aumentato il rischio di un ritiro disordinato”, e che l’Ue sta ora accelerando “i preparativi per tutti gli scenari, anche i peggiori”, Juncker, passando dall’inglese al francese, ha concluso sottolineando che “è importante più che mai che l’Unione europea resti calma e unita come è stata sempre in tutto questo processo”.
Il negoziatore Barnier: “L’accordo non sarà rinegoziato”
Intervenendo in aula subito dopo di lui, il capo negoziatore dell’Ue, Michel Barnier, ha rincarato la dose: “Ieri, per la prima volta – ha osservato – la premier britannica Theresa May ha perorato la riapertura dell’Accordo di ritiro che aveva raggiunto con noi e ne ha preso le distanze, e ha appoggiato l’emendamento Brady che chiede di sostituire il ‘backstop’ con accordi alternativi non meglio precisati. La Camera dei Comuni ha poi respinto lo scenario dell’uscita senza accordo, ma senza specificare come evitarlo. Noi condividiamo la volontà del Parlamento britannico di evitare il ‘no deal’, ma questo non elimina affatto il rischio di un ‘no deal’”, ha puntualizzato il capo negoziatore dell’Ue. Nel rapporto con i britannici, ha continuato, “dobbiamo essere realisti e lucidi, responsabili gli uni e gli altri e gli uni verso gli altri: l’Accordo di ritiro – ha scandito Barnier – non sarà rinegoziato”.
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