Nel frattempo, in Italia nasce il Movimento Disabili Articolo 14 per modificare la legge 68/99 e creare un milione di posti di lavoro in 2 anni. K metro 0 – Milano – Che Europa sarà dopo le elezioni di maggio? A marcia sovranista o europeista? Il Partito popolare europeo (PPE) e l’Alleanza progressista dei socialisti
Nel frattempo, in Italia nasce il Movimento Disabili Articolo 14 per modificare la legge 68/99 e creare un milione di posti di lavoro in 2 anni.
K metro 0 – Milano – Che Europa sarà dopo le elezioni di maggio? A marcia sovranista o europeista? Il Partito popolare europeo (PPE) e l’Alleanza progressista dei socialisti e democratici (S&D), le forze più presenti a livello di numeri, dovrebbero subire le maggiori perdite stando alle intenzioni di voto negli Stati membri dell’Unione. Gli euroscettici incalzano, infatti, e l’esito della Brexit è incerto; da qui a maggio tutto potrebbe accadere. Ecco come si stanno organizzando i maggiori propulsori di un’Europa diversa.
Se Steve Bannon con la sua fondazione anti- Soros, The Movement, vuole essere la casa di tutti i sovranisti del mondo – e ha coinvolto anche Matteo Salvini dallo scorso settembre -, Volt Europa, sorto nel 2017 dall’italiano Andrea Venzon e da Colombe Cahen- Salvador (francese coordinatrice delle politiche nel team europeo) e da Damian Boeselager (tedesco, vicepresidente) in reazione al referendum sulla Brexit, rifiuta la classica definizione di forza di centrodestra e il vecchio modo di fare politica dei partiti. Punta dunque a un approccio innovativo in Europa. Il nome di questo movimento paneuropeo s’ispira difatti all’unità di misura della differenza di potenziale elettrica, per «rappresentare l’energia che vogliamo portare a questo continente». L’obiettivo è presentare liste con Volt in almeno sette paesi dell’Ue, per apparire magari sulle schede elettorali di circa 14 paesi.
Almeno 25 deputati europei da 7 paesi europei vogliono raccogliere anche fra i progressisti, DiEM25, o Democrazy in Europe Movement 2025, primo movimento politico transazionale lanciato nel 2016 dall’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, nato contro le politiche di austerità che hanno fatto crescere l’estrema destra in tutto il continente. Al momento conta su oltre 70 mila iscritti da tutta Europa e centinaia di gruppi locali. E l’Italia che novità ha in serbo in vista delle prossime elezioni? Senza fare alcun paragone con i movimenti paneuropei appena citati, una realtà interessante dal punto di vista sociale e con riflessi importanti sul mondo del lavoro è il Movimento Disabili Articolo 14 (www.movimentodisabiliarticolo14.it), fondato da Giovanni Cafaro nel giugno 2018. Nato espressamente per modificare al Parlamento italiano ed europeo la legge 68/99 che prevede sanzioni a carico delle aziende ed enti pubblici che non assumono disabili. «E creare un milione di nuovi posti di lavoro in due anni dalla modifica della stessa» aggiunge il promotore. Eh, già. Cafaro – che nel 2014 ha ideato la professione di codista (colui che fa le code per gli altri) e creato il primo contratto collettivo nazionale a chiamata per essi – vuole introdurre l’obbligo di assumere i disabili ed eliminare le sanzioni. Un meccanismo non proprio immediato da comprendere. «La legge 68/99 prevede una sanzione di 153 euro al giorno per ogni giorno di mancata assunzione di un diversamente abile. Calcolando in circa 250 giorni lavorativi effettivi annui, l’importo a carico di ogni impresa inadempiente è di circa 38-40 mila euro totali. Solo per quanto riguarda gli enti pubblici, stando a mie stime, sarebbero almeno 7 miliardi di euro che potrebbero finire in un fondo dedicato a politiche di assunzione dei disabili». Obiettivo è dunque modificare l’articolo 14 (del 2003), convenzione fra le aziende e cooperative sociali che permetterebbe a quest’ultime (circa 13 mila in tutta Italia) di assumere personale e inserirle in un contesto protetto. Cafaro vorrebbe pertanto fare accogliere questa normativa dal nuovo Parlamento europeo che nascerà e farla notificare a tutti gli stati membri.
La sua stima è ancora più dettagliata, peraltro: 400mila aziende non applicherebbero la legge 68/99 (non assumono disabili, dunque) e le sanzioni che ne derivano sarebbero pari a 15 miliardi di euro. Un “tesoretto” sprecato per le mancate assunzioni. Ricordiamo che fra esse sono società sportive professioniste, redazioni giornalistiche e televisive, partiti politici, insomma, imprese ed enti pubblici sopra i 15 dipendenti.
La modifica dell’art 14 permetterebbe dunque alle cooperative sociale di assumere i disabili per conto delle aziende obbligate, creando dunque un circolo virtuoso e consentendo alla cooperativa stessa di assumere all’esterno profili professionali non presenti al suo interno. Compreso i normodotati, dunque. Come funzionerebbe? In sintesi, e per semplificare, ogni azienda con più di 15 dipendenti stipulerebbe una convenzione o più convenzioni con diverse cooperative o con la stessa per far assumere dalle stesse i diversamente abili. Le cooperative dunque li assumono e ottengono dalle aziende le commesse per i servizi richiesti. Insomma, un Movimento che vuole creare davvero lavoro e non assistenza sociale tout court e fare sentire la sua voce nella nuova Europa che verrà.
Di Alessandro Luongo