K metro 0 – Londra – Dopo la Brexit – sui cui modi, e tempi, d’attuazione, permane ancora una forte incertezza- l’unica frontiera terrestre tra Gran Bretagna e Unione Europea sarà quella tra l’Ulster (che dal 1998, con gli accordi di Pasqua, si avvia a una sempre maggior autonomia da Londra, con un proprio Governo,
K metro 0 – Londra – Dopo la Brexit – sui cui modi, e tempi, d’attuazione, permane ancora una forte incertezza- l’unica frontiera terrestre tra Gran Bretagna e Unione Europea sarà quella tra l’Ulster (che dal 1998, con gli accordi di Pasqua, si avvia a una sempre maggior autonomia da Londra, con un proprio Governo, ma comunque resterà ancora a lungo sotto sovranità britannica) e l’Irlanda indipendente. Per questo – nelle sfere dirigenti britanniche, dell’Ulster e irlandesi – c’è molta preoccupazione in caso di “no deal”, nessun accordo tra Londra e Bruxelles per l’uscita britannica dalla UE: una situazione del genere, infatti, porterebbe al ripristino di una frontiera “dura” tra un Regno Unito non più membro della UE e un’Irlanda indipendente, invece, membro a pieno titolo.
Una frontiera del genere, infatti, col ripristino di controlli e dazi doganali, avrebbe conseguenze negative enormi anzitutto per l’economia dell’Ulster. Economia che si è sviluppata molto, nell’ultimo ventennio, proprio grazie alla distensione anglo-irlandese, alla fine (pur con vari aspetti ancora da definire) del contrasto tra i due Paesi legato alla questione dell’Irlanda del Nord; nel cui territorio ha avuto luogo per trent’anni, dall’ agosto del ’69, una vera e propria guerra civile tra indipendentisti (perlopiù cattolici) e unionisti filoinglesi (in gran maggioranza protestanti). Oggi, sottolineano gli agricoltori nordirlandesi, “Il 55% del nostro bestiame viene mandato nel sud per la lavorazione. E questo vale anche per il 35% del nostro latte …. tutti i nostri prodotti andrebbero distrutti. Di conseguenza i nostri affari potrebbero essere rovinati, così come il futuro della nostra famiglia e dei nostri figli”.
Il ritorno di una barriera forte tra i due Paesi – quindi, in sostanza, tra un’Eire indipendente e un Ulster rimasto “di là”, sotto la sovranità britannica, in una situazione giuridicamente ancora non ben definita, con vari nodi da sciogliere – secondo alcuni potrebbe generare episodi di violenza. “Si ripristinerebbe una barriera fisica davanti alla quale le persone potrebbero protestare, e qualcuno potrebbe anche attaccare: speriamo di no. Speriamo non accada mai. Sono sicuro che non ci sarebbero scontri, ma non sono da escludere degli attacchi sporadici”, dicono dei residenti. “Se avessimo un confine duro in Irlanda del Nord, sarebbe davvero un disastro. Sarebbe la fine dell’Irlanda del Nord. Mentre ora si vive benissimo, perché c’è la pace.”, riportano dei residenti, intervistati da “Euronews”, interpretando il pensiero della maggioranza degli abitanti dell’Ulster, timorosi d’un ritorno agli anni più caldi del conflitto. Pochi, del resto, nella pubblicistica internazionale, hanno considerato che una situazione del genere – con una forte disparità tra un Paese membro della UE e un altro uscitone – in realtà sarebbe nuova per ambedue i Paesi: prima del 1972, infatti, sia l’Eire che il Regno Unito erano fuori dell’Europa comunitaria, mentre nel ’72 vi entrarono simultaneamente.
È quanto basta, per creare forti ansie in tutte e 3 le popolazioni interessate per ora, la Gran Bretagna vuole evitare un confine: ma non c’è ancora alcuna rassicurazione su un accordo fra i 3 Governi – inglese, irlandese e dell’Ulster – per facilitare il transito delle merci. Entro pochissimi mesi – a meno di gravi rivolgimenti politici a Londra – la Gran Bretagna dirà addio all’Unione Europea, ma nessuno sa quale danno potrà creare la Brexit senza un accordo, specie nei rapporti tra le due Irlande, e tra Londra e Dublino. Intanto, sabato scorso centinaia di manifestanti si sono riuniti nei pressi di Newry in Irlanda del Nord, al limitare tra i due Paesi, per protestare contro la possibilità di una “Hard line” di confine. Alcuni hanno inscenato un finto passaggio di confine, simulando una possibile situazione futura, con attori vestiti da soldati e funzionari doganali. Bruxelles, intanto, ha più volte esortato Londra ad impegnarsi a fondo, risolvendo anche i propri contrasti interni, per sciogliere definitivamente il nodo della Brexit, con tutti i problemi collegati.
di Fabrizio Federici