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L’ECSR pubblica le sue conclusioni del 2018 in merito al “Reclamo collettivo” riguardante 8 Paesi UE, Italia compresa

L’ECSR pubblica le sue conclusioni del 2018 in merito al “Reclamo collettivo” riguardante 8 Paesi UE, Italia compresa

K metro 0 – Strasburgo – Il Comitato europeo dei Diritti sociali del Consiglio d’Europa (ECSR), organismo che, secondo la Carta Sociale Europea del 1961 (atto che, insieme alla successiva Carta di Nizza dell’ Unione Europea del 2000, rappresenta, in sostanza, la Costituzione sociale dell’ Europa), ha il compito di verificare  se la normativa e

K metro 0 – Strasburgo – Il Comitato europeo dei Diritti sociali del Consiglio d’Europa (ECSR), organismo che, secondo la Carta Sociale Europea del 1961 (atto che, insieme alla successiva Carta di Nizza dell’ Unione Europea del 2000, rappresenta, in sostanza, la Costituzione sociale dell’ Europa), ha il compito di verificare  se la normativa e la politica degli Stati membri siano conformi alle norme della Carta (rivista nel 1996) e  dei suoi Protocolli aggiuntivi, ha pubblicato ieri le sue conclusioni del 2018. In merito al seguito dato, da 8 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia e Portogallo), alle decisioni emesse, dallo stesso ECSR, nel quadro della procedura di “Reclamo collettivo”. Di cosa si tratta?

Ogni anno gli Stati membri del Consiglio d’Europa inviano un rapporto dettagliato sul modo in cui hanno cercato di tradurre in pratica le disposizioni della Carta Sociale Europea, in ogni campo (lavoro, formazione e pari opportunità, salute, sicurezza e protezione sociale, diritti dei lavoratori, dei bambini e delle famiglie, migranti, ecc.…). II Comitato europeo esamina i rapporti e decide se la situazione nel Paese in questione sia o meno rispondente alle disposizioni della Carta. Secondo il  Protocollo addizionale alla Carta sociale europea del 1995,  possono essere  presentati al Comitato reclami su eventuali violazioni,  da parte degli Stati membri, delle norme della Carta: i reclami, quasi  una sorta di “Class action” europea,  possono provenire dalle parti sociali – come  Confederazione dei sindacati europei (ETUC), Organizzazione Internazionale dei Datori di lavoro (IOE),  organizzazioni sindacali nazionali – o da organizzazioni non governative internazionali e nazionali, ecc…

Nel capitolo relativo all’ Italia delle decisioni su questo “Reclamo collettivo” presentato, nel 2018, nei confronti di 8 Paesi UE, l’ECSR si pronuncia sul reclamo sporto verso lo Stato italiano dalla CGIL e   da International Planned Parenthood Federation -European Network, in merito alle condizioni per l’accesso delle donne all’ interruzione di gravidanza, e al carico di lavoro, ritenuto eccessivo, gravante sui medici non obiettori di coscienza. Preso atto delle considerazioni trasmesse dal Governo italiano,il Comitato europeo rileva l’esistenza d’una duplice violazione del diritto della donna a effettuare l’interruzione di gravidanza nei casi previsti dalla legge: sia per la difficoltà – esistente in varie Regioni italiane – ad accedere alle strutture pubbliche competenti ( che costringe molte donne a cercare soluzioni “alternative”), sia per la discriminazione che si crea nei confronti delle donne, costrette a migrare da un ospedale all’altro o, addirittura, a recarsi all’ estero. In Italia esistono, scrive il Comitato, “significative disparità” a livello locale; e, nonostante l’impegno, proclamato dal Governo, a risolvere il problema, la situazione “non è stata ancora resa conforme alla Carta” Sociale Europea, e configura l’esistenza di una discriminazione nei confronti delle donne e di una violazione del loro diritto alla salute.

In casi come questo, il Consiglio dei Ministri UE competente per la materia (in questo caso, il prossimo Consiglio dei Ministri della Sanità) adotta una risoluzione in cui, se lo ritiene appropriato, raccomanda allo Stato di prendere, prima possibile, specifiche misure per portare la situazione in linea con la Carta Sociale Europea. Per l’Italia, comunque, Il Comitato europeo prenderà nuovamente decisioni sulla base delle informazioni che il nostro Paese gli trasmetterà a ottobre prossimo.

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