K metro 0 – Bucarest – Il ministro della Giustizia romeno, Tudorel Toader, ha annunciato di aver preparato un decreto d’emergenza che potrebbe invalidare l’iter giudiziario di centinaia di casi di corruzione coinvolgenti i più alti funzionari del Paese. Toader incontrerà, quanto prima, il Primo Ministro Viorica Dancila, per discutere dell’ordinanza. Ciò potrebbe portare alla
K metro 0 – Bucarest – Il ministro della Giustizia romeno, Tudorel Toader, ha annunciato di aver preparato un decreto d’emergenza che potrebbe invalidare l’iter giudiziario di centinaia di casi di corruzione coinvolgenti i più alti funzionari del Paese.
Toader incontrerà, quanto prima, il Primo Ministro Viorica Dancila, per discutere dell’ordinanza. Ciò potrebbe portare alla sospensione di processi e verdetti: come nel caso di Liviu Dragnea, presidente del Partito socialdemocratico al potere, condannato due volte ma che continua a negare gli illeciti. Le condanne gli hanno impedito di essere Primo ministro, sebbene controlli effettivamente il governo.
I gruppi anticorruzione avvertono che protesteranno se il Premier dovesse far passare l’ordinanza cosa che, secondo i critici, rappresenterebbe una battuta d’arresto per la democrazia e indebolirebbe gli sforzi per combattere la corruzione ad alto livello.
I tre gruppi che rappresentano i giudici e i pubblici ministeri, hanno sollecitato un dibattito pubblico sulla questione, e chiesto al governo di non far passare una misura che “potrebbe danneggiare i fondamentali valori sociali” in un Paese che rispetta il ruolo della legge.
L’Unione Europea in vari occasioni ha espresso le sue preoccupazioni per quella che è l’erosione dello Stato di diritto in Romania, e per questa controversa revisione giudiziaria avviata dal governo destinata, secondo i critici, solo a proteggere i funzionari corrotti.
Agli sviluppi iniziati lunedì scorso vanno aggiunti poi gli effetti di una sentenza emessa a novembre dalla Corte Costituzionale, secondo cui uno dei cinque giudici dell’Alta Corte di Cassazione, la corte d’appello più alta della nazione, non sarebbe stato nominato correttamente, aprendo la strada alla revisione dei verdetti emessi dal 2014.
Circa 20 ex ministri, legislatori e dirigenti di compagnie statali stanno cercando ora di far annullare o rovesciare le condanne.