K metro 0 – Londra – I parlamentari britannici, frustrati dall’approccio inflessibile della premier Theresa May sulla Brexit, stanno cercando di forzare la mano per intraprendere un percorso diverso, che potrebbe passare per un allungamento dei tempi o la tenuta di un secondo referendum. Perché ora? La scorsa settimana la Camera dei Comuni ha bocciato sonoramente
K metro 0 – Londra – I parlamentari britannici, frustrati dall’approccio inflessibile della premier Theresa May sulla Brexit, stanno cercando di forzare la mano per intraprendere un percorso diverso, che potrebbe passare per un allungamento dei tempi o la tenuta di un secondo referendum. Perché ora? La scorsa settimana la Camera dei Comuni ha bocciato sonoramente il piano di May per il recesso concordato con la Ue, mettendo la Gran Bretagna sulla rotta di un’uscita traumatica dall’Unione, senza un accordo, il prossimo 29 marzo. La premier ha promesso che tenterà ancora una volta di modificare l’intesa con Bruxelles, ma i detrattori ribattono che non ce la farà e che il parlamento ora deve prendere il controllo. May ha promesso un dibattito e delle votazioni sul percorso da intraprendere il prossimo 29 gennaio. Il governo ha presentato una mozione per avviare il dibattito lunedì sera e i gruppi parlamentari hanno già cominciato a presentare emendamenti.
Cosa vogliono i parlamentari? Unione doganale o secondo referendum: un emendamento presentato dal leader dell’opposizione Jeremy Corbyn chiede l’inserimento nel calendario dell’aula di un dibattito e un voto sulle opzioni per evitare una Brexit “no deal”. Queste comprendono un negoziato sull’unione doganale Ue-Gb e su una “forte relazione” con il mercato unico Ue e la tenuta di un secondo referendum. Voti indicativi: il deputato laburista Hilary Benn ha presentato un emendamento che chiede al governo di indire una serie di votazioni in aula per stabilire che cosa voglia la Camera dei Comuni. I deputati dovrebbero perciò votare su una Brexit senza accordo, su un secondo referendum o sulla riapertura del negoziato con Bruxelles. Rinviare la Brexit: la deputata Labour Yvette Cooper ha presentato un emendamento per inserire nel calendario dell’aula un dibattito su un testo di legge per impedire la Brexit “no deal”. Il testo afferma che se entro il 26 febbraio non c’è accordo sulla Brexit il governo deve rinviare la data del divorzio dal 29 marzo al 31 dicembre. La proposta ha il sostegno di qualche ex ministro conservatore. L’unica cosa che può costringere un governo recalcitrante ad agire è una legge ed è questo il motivo per cui Cooper ha presentato la bozza di legge. Tuttavia potrebbero non esserci i tempi per approvarla.
Hanno ragione a tentare? Il ministro del Commercio internazionale Liam Fox ha accusato i deputati di tentare di “dirottare la Brexit” sfidando la volontà popolare espressa nel referendum del giugno 2016. Ma Corbyn ha replicato che il governo è a corto di idee e i parlamentari “ora devono agire per uscire dall’impasse”. Benn ha aggiunto: “i deputati che fanno il loro lavoro non sono dei congiurati, stanno cercando di sistemare il disastro fatto dal primo ministro”. Ce la faranno? Non tutti gli emendamenti saranno sottoposti al voto in aula. La selezione sarà annunciata dal presidente della Camera dei Comuni John Bercow la mattina del 29 gennaio. Gli emendamenti selezionati avranno bisogno del sostegno di parlamentari di tutti gli orientamenti. Difficilmente la proposta di Corbyn raccoglierà i consensi dei deputati conservatori. Tecnicamente gli emendamenti non sono vincolanti, ma politicamente il governo non potrebbe ignorarli. “E’ un’opportunità per la Camera dei Comuni di esprimere al sua volontà politica” ha detto una portavoce di May. Ciò sarebbe particolarmente vero nel caso in cui un numero significativo di deputati tory sostenesse un certo emendamento. Il governo sta subendo pressioni per consentire un voto in libera coscienza da parte dei suoi deputati e se non lo facesse una serie di ministri potrebbe dimettersi.
L’emendamento dei laburisti, che ha poche chance di essere adottato, è stato accolto con favore da chi vuole un nuovo referendum. “Il fatto che il Labour riconosca” che un nuovo voto “possa essere la solita maniera di progredire è un grande passo avanti”, ha detto il laburista David Lammy. May ha annunciato lunedì che tornerà a discutere con Bruxelles per salvare l’intesa già raggiunta sulla Brexit, ripetendo anche il suo rifiuto di organizzare un secondo referendum o di rinviare la data del divorzio. Invece May ha tenuto sul tavolo lo scenario no deal, che l’opposizione le chiede di abbandonare.
E senza accordo sulla Brexit ci sarà il ritorno a ‘frontiere fisiche dure’ in Irlanda. Lo ha ribadito la Commissione europea che ha lanciato l’allarme per il rischio che in assenza di un effettivo piano B da parte britannica che superi l’attuale situazione di stallo, si proceda velocemente verso lo scenario peggiore possibile. “E’ abbastanza ovvio che se non ci sarà un accordo sulla Brexit ciò comporterà il ritorno a frontiere fisiche tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda e ciò metterà in pericolo gli accordi del Venerdì Santo che hanno garantito finora la pace tra le due comunità”, ha indicato il portavoce della Commissione europea. “Se volete spingermi a dire che cosa accadrà in caso di mancato accordo sulla Brexit, avremo frontiere dure”. La Commissione in ogni caso non intende ‘speculare’ sul piano B: “Noi siamo per il piano A”. Cioè l’accordo raggiunto con Londra che Westminster ha rifiutato.
Jobsnews – di Beppe Pisa