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Germania: mobilitazioni studentesche contro il cambiamento climatico

Germania: mobilitazioni studentesche contro il cambiamento climatico

K metro O – Berlino – Migliaia di studenti stanno organizzando manifestazioni in tutta la Germania e la Svizzera per protestare contro il disinteresse pubblico e l’assenza di un’azione effettiva contro il cambiamento climatico. A Berlino, i giovani manifestanti si stanno concentrando, in particolare, su una decisione politica imminente che stabilirà modi e tempi per

K metro O – Berlino – Migliaia di studenti stanno organizzando manifestazioni in tutta la Germania e la Svizzera per protestare contro il disinteresse pubblico e l’assenza di un’azione effettiva contro il cambiamento climatico. A Berlino, i giovani manifestanti si stanno concentrando, in particolare, su una decisione politica imminente che stabilirà modi e tempi per porre fine all’uso del carbone in tutto il paese. Infatti, la Germania è tra i principali consumatori di carbone di lignite, un combustibile fossile che produce enormi quantità di gas serra, che concorrono notevolmente al surriscaldamento globale. Si prevede che per la fine del mese di gennaio, un pool di esperti pubblichi delle raccomandazioni non vincolanti su come la Germania possa raggiungere la transizione dal carbone al rinnovabile, entro il prossimo decennio.

Le proteste studentesche sono state ispirate da una giovanissima attivista svedese, Greta Thunberg, che a soli 16 anni è diventata il simbolo della lotta giovanile contro il cambiamento climatico, per uno sviluppo effettivamente sostenibile. Greta è nota per le sue manifestazioni regolari davanti al Riksdag a Stoccolma, con lo slogan “Skolstrejk för klimatet” (Sciopero della scuola per il clima), iniziate nell’agosto 2018: l’attivista esigeva che il governo svedese riducesse le emissioni di carbonio, come da accordi presi alla COP21 nel 2015 a Parigi.

Effettivamente, le regioni del nord Europa cominciano a dimostrare maggiore impegno nella sensibilizzazione sociale sul clima. Già nel 2017, prima delle elezioni di settembre, il gruppo editoriale Funke Mediengruppe aveva lanciato un sondaggio su un campione di mille tedeschi per capire quali fossero i maggiori timori diffusi: i risultati, a dir poco sorprendenti, mostrarono una percentuale maggiore (71%) di persone preoccupate dal cambiamento climatico, piuttosto che da terrorismo e guerre imminenti. Tale orientamento è stato confermato dagli ultimi sondaggi politici, che vedono un largo aumento di aderenti alle file dei verdi, mentre il governo di Angela Merkel (che solo dieci anni fa si era guadagnata il soprannome di “cancelliera del clima”, con l’avvio del progetto “Energiewende”) non riesce a mantenere le promesse sulla riduzione delle percentuali dei combustibili fossili.

La questione clima si trova sul podio degli impegni dell’agenda politica dell’UE: il nuovo obiettivo comunitario è quello di un’economia a impatto zero entro il 2050. Lo scorso novembre, a Bruxelles, al termine del collegio dei commissari che ha approvato la strategia a lungo termine sul clima, il commissario europeo per l’Azione per il clima e l’energia Miguel Arias Canete ha dichiarato: «L’impatto climatico zero è necessario, possibile e nell’interesse dell’Europa. È necessario per conseguire gli obiettivi di lungo termine in materia di temperatura previsti dall’accordo di Parigi. È possibile grazie alle tecnologie attuali e a quelle di prossima diffusione». «Ed è nell’interesse dell’Europa – ha proseguito – mettere fine alla spesa per le importazioni di combustibili fossili e investire per migliorare significativamente le condizioni di vita quotidiana degli europei. Nessun cittadino e nessuna regione europea devono essere lasciati indietro. L’Ue garantirà il suo sostegno alle persone maggiormente colpite dalla transizione, in modo che tutti siano pronti ad adeguarsi alle nuove esigenze di un’economia a impatto climatico zero».

Se da un lato questo obiettivo può sembrare eccessivamente ambizioso, e i risultati ottenuti in seguito ai vari accordi internazionali sono sempre scarsi o fuori tempo, anche i più scettici possono sperare in un futuro sostenibile. A dare speranza, infatti, e a rappresentare la best practice per eccellenza del settore, è la Svezia, che ha raggiunto i suoi obiettivi per le fonti rinnovabili con 12 anni di anticipo: in base all’accordo per le rinnovabili sottoscritto da Svezia e Norvegia i due Paesi avrebbero dovuto incrementare di 28,4 terawattora (TWh), entro il 2020, la produzione da fonti eoliche. A questo obiettivo il governo svedese aggiunse un secondo traguardo, che prevedeva ulteriori 18 TWh entro il 2030. Ad oggi, il primo obiettivo è già stato raggiunto.

 

di Tosca Di Caccamo

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