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Brexit: prove tecniche in Gran Bretagna per scenario di “non accordo”, test sui trasporti

Brexit: prove tecniche in Gran Bretagna per scenario di “non accordo”, test sui trasporti

K metro 0 – Londra – Test sul sistema di autostrade e traghetti in Gran Bretagna ipotizzando uno scenario di non accordo sulla Brexit: è quanto è stato messo in campo dal governo May a partire dallo scorso 7 gennaio inviando una serie di camion da un aeroporto locale al porto di Dover con l’obiettivo

K metro 0 – Londra – Test sul sistema di autostrade e traghetti in Gran Bretagna ipotizzando uno scenario di non accordo sulla Brexit: è quanto è stato messo in campo dal governo May a partire dallo scorso 7 gennaio inviando una serie di camion da un aeroporto locale al porto di Dover con l’obiettivo di valutare quanto sarebbe grave il disagio se la Gran Bretagna lasciasse l’Unione Europea il 29 Marzo senza aver concordato con la UE un accordo di uscita. Si prevede infatti che un’uscita improvvisa porterebbe all’introduzione di tariffe e barriere doganali che rallenterebbero gli aliscafi veloci ed il trasporto ferroviario che collegano la Gran Bretagna all’Europa continentale. Esiste inoltre preoccupazione che maggiori ingorghi stradali per entrare ed uscire dai porti come quello di Dover ostacolerebbero notevolmente il commercio e lascerebbero la Gran Bretagna senza cibo e medicine adeguati. Lo scenario è al momento una ipotesi e già alcuni legislatori fanno pressioni sul governo per escludere completamente una simile eventualità. Intanto, il parlamento riprenderà oggi, il dibattito sull’accordo di uscita, mentre le votazioni sono previste il 15 gennaio. Nulla, nelle scorse settimane, è sembrato aver rafforzato la May sul piano di uscita dall’Unione Europea e l’accordo di uscita, necessario ancora prima delle discussioni sulle relazioni future, prevede comunque stretti legami economici con l’Europa, in particolare nel periodo immediatamente successivo allo “scoccare” della Brexit. Tra i principali di questa gradualità è la volontà di evitare la creazione di una difficile zona di confine tra l’Irlanda, paese membro dell’unione, e l’Irlanda del Nord, che è parte del Regno Unito.  A parte non soddisfare quanti, al governo, vogliono la completa rottura dalla UE, il piano fa anche emergere la possibilità che il Regno Unito, qualora non venisse raggiunto un accordo sulle future relazioni commerciali, potrebbe rimanere intrappolato in un vero e proprio regime doganale. Altra campana suonano poi quanti, nel parlamento britannico, intendono votare contro l’accordo perché vogliono un altro referendum per determinare se la Gran Bretagna debba veramente uscire o rimanere nell’Unione Europea. L’esito è incerto, come sembra suggerire il fatto che una precedente votazione, programmata per dicembre, è stata cancellata per i timori da parte della May di una sicura sconfitta. Il leader del Partito Laburista Jeremy Corbyn l’ha accusata di sprecare tempo prezioso per un accordo che non gode di alcuna approvazione.

La premier intanto rilancia e afferma di voler ottenere di più dai leader dell’UE, che attualmente mantengono una linea rigorosa, anche se la May nei giorni scorsi ha affermato, senza però fornire dettagli, che ci sono stati “ulteriori passi” da parte dell’UE e che “continuiamo a lavorare per ottenere maggiori garanzie su ulteriori obblighi da parte dell’Unione Europea”. In ogni caso, la prospettiva di una possibile bocciatura della proposta di legge la prossima settimana ha rinnovato le preoccupazioni per uno scenario di uscita senza accordo. La paura per eventuali dissesti economici ha spinto quasi 200 politici, incluso qualcuno dello stesso partito del primo ministro, a chiedere alla May di escludere completamente lo scenario di non accordo. E mentre La May non ha ancora fornito dettagli su come intende agire nel caso la prossima settimana la proposta di legge per l’uscita dall’UE venga bocciata, lunedì scorso il ministro per la Brexit Kwasi Kwarteng ha detto che il governo è ancora fiducioso di vincere. “Una settimana è un tempo molto lungo in politica. Non sappiamo quali siano i numeri,” ha detto alla BBC. “Abbiamo una settimana. Penso che la situazione — come accade sempre – si sia evoluta, e continua ad evolvere. Sono fiducioso nel fatto che l’accordo verrà approvato la prossima settimana.” Ma i numeri, appunto, non sono noti. I segnali di incertezza ed i timori per una “hard brexit” in caso di mancato accordo con la UE stanno intanto continuando ad alimentare l’emorragia di capitali, investimenti e asset dalla Gran Bretagna. E quando ad agire è la finanza, soprattutto per gli inglesi, la cosa è davvero seria.

 

di Daniela Bracco

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