K metro 0 – Madrid – Il Presidente della Generalitat della Catalogna, Quim Torra, ha incontrato a dicembre scorso il presidente sloveno, Borut Pahor, al secondo turno del “Consiglio della Repubblica” (un’organizzazione privata presieduta da Carlos Puigdemont, il precedente presidente della Generalitat, il cui obiettivo è quello di gestire la progettata indipendenza della Catalogna), tenuto
K metro 0 – Madrid – Il Presidente della Generalitat della Catalogna, Quim Torra, ha incontrato a dicembre scorso il presidente sloveno, Borut Pahor, al secondo turno del “Consiglio della Repubblica” (un’organizzazione privata presieduta da Carlos Puigdemont, il precedente presidente della Generalitat, il cui obiettivo è quello di gestire la progettata indipendenza della Catalogna), tenuto a Bruxelles.
Torra ha assicurato che “il metodo d’indipendenza sloveno” costituisce il modello da adottare anche in Catalogna, “il nostro metodo”, “la via della libertà”. Ha anche asserito di essere disposto a tutto e pronto “a tutte le conseguenze”. Queste dichiarazioni sono state accompagnate da quelle del Vicepresidente del Consiglio della Repubblica, Toni Comín, il quale ha dichiarato che “la fase in corso – l’indipendenza- sarà drammatica fino alla fine.”
Tutte queste affermazioni hanno innescato un’ondata di critiche nei confronti di Torra, a causa delle implicazioni che la difesa del metodo di indipendenza sloveno comporta: l’indipendenza della Slovenia dalla Iugoslavia nel 1991 ha causato , infatti, un vero e proprio conflitto, con molte vittime.
Il presidente del partito Ciudadanos, Inés Arrimadas, ha definito Torra ed il suo governo “un pericolo per la convivenza e per la democrazia”, poiché fa appello “alla violenza ed al conflitto civile”. Inoltre, il leader del PSC, Miquel Iceta, ha definito il riferimento a quel metodo d’indipendenza “un errore, un’assoluta idiozia e una grande imprudenza”. Analogamente, il sindaco di Barcellona, Ada Colau, ha chiesto a Torra di rettificare le sue dichiarazioni “immediatamente” .
Persino i partiti a favore dell’indipendenza catalana si sono detti chiaramente contro la difesa del metodo d’indipendenza sloveno. Il portavoce dell’ERC, Marta Vilalta, crede che ci sia “un metodo catalano basato sulla civiltà, il pacifismo e la democrazia”, ed integrato da referendum popolari “come utile strumento”.
Tuttavia, Junts per Catalunya, il partito di Torra, ha affermato che le intenzioni del Presidente della Generalitat sono state fraintese: spiegando che egli si riferiva al diritto di autodeterminazione attraverso consultazioni popolari, come è stato fatto, a suo tempo, in Slovenia. Il PDeCAT ha anche supportato il Presidente ed ha dichiarato che “in Slovenia la violenza proveniva da altre parti” (da Belgrado, la precedente capitale della Iugoslavia, e non dagli sloveni).
Settimane dopo, Torra ha fatto di nuovo dichiarazioni controverse. Questa volta si è trattato della risposta che ha dato al tradizionale messaggio della Vigilia di Natale di Filippo VI: messaggio in cui il re ha fatto riferimento ad “una convivenza in cui il superamento di grandi problemi ed ingiustizie ha origine dall’accordo e dall’unione”. e a cui Torra ha risposto affermando che in Catalogna “non ci son problemi di convivenza, ma di democrazia e giustizia”.
Sulla stessa linea, egli ha evidenziato che la maggior parte dei catalani sono “repubblicani” e, di conseguenza, “non si sentono più rappresentati dalle istituzioni monarchiche”. Da parte sua, anche il Presidente del Parlamento Catalano, Roger Torrent, si è detto a favore della Repubblica Catalana perché “un re che supporta la repressione contro una parte della popolazione non ha alcuna legittimità in Catalogna”.
di Pilar Rivas