K metro 0 – Bruxelles – La Commissione Affari Economici dell’Ue ha deciso di non avviare la procedura per debito eccessivo nei confronti dell’Italia, dopo l’accordo raggiunto ieri con Bruxelles. Lo hanno comunicato fonti Ue che hanno riferito: “In sostanza, la Commissione avrebbe deciso di soprassedere sull’avvio della procedura in attesa di ulteriori verifiche da compiere
K metro 0 – Bruxelles – La Commissione Affari Economici dell’Ue ha deciso di non avviare la procedura per debito eccessivo nei confronti dell’Italia, dopo l’accordo raggiunto ieri con Bruxelles. Lo hanno comunicato fonti Ue che hanno riferito: “In sostanza, la Commissione avrebbe deciso di soprassedere sull’avvio della procedura in attesa di ulteriori verifiche da compiere nelle prossime settimane per tornare poi a fare il punto della situazione a gennaio una volta che la legge di bilancio sarà stata approvata dal Parlamento”.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha detto al Senato: “In queste settimane abbiamo lavorato per avvicinare le posizioni senza mai arretrare rispetto agli obiettivi che ci hanno dato gli italiani con il voto del 4 marzo. Non abbiamo ceduto sui contenuti della manovra. Gli effetti della manovra sui conti pubblici saranno monitorati in maniera rigorosa. Desidero esprimere un sentito ringraziamento a tutti voi, di maggioranza e di opposizione, per la comprensione di questi giorni durante i quali l’iter della manovra ha proceduto con lentezza scontando ritardo con tempi previsti. Rinvii non causati da incertezze interne al governo: il rallentamento è stata l’inevitabile compressione a causa complessa interlocuzione con l’Ue alla quale abbiamo dedicato le nostre più risolute energie e impegno. Allo scopo di assicurare il conseguimento degli obiettivi programmatici di bilancio, il governo ha previsto una norma per l’accantonamento temporaneo di una parte di alcuni specifici stanziamenti per l’importo complessivo di due miliardi. Le somme accantonate saranno rese disponibili nel caso in cui il monitoraggio sui conti certificherà gli obiettivi di bilancio”.
Subito dopo l’intervento al Senato, in Commissione Bilancio, Conte ha detto: “E’ pronto l’emendamento alla manovra che recepisce l’esito della trattativa con l’Ue. Il governo presenterà le modifiche sui saldi, che prevedono la riduzione dei fondi per reddito di cittadinanza e pensioni”. Il presidente del Consiglio ha indicato, quindi, l’ammontare dei saldi ridefiniti pari a 10 miliardi e 254 milioni nel 2019, 12 miliardi e 242 milioni nel 2020, 15 miliardi e 997 milioni nel 2021.
Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha detto: “La soluzione sul tavolo non è ideale, non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani, ma ci consente di evitare per ora di aprire una procedura per debito, posto che le misure negoziate siano attuate pienamente. Le misure addizionali trovate dall’Italia ammontano a 10,25 miliardi”.
Il commissario agli Affari Economici, Pierre Moscovici, sostenendo la vittoria del dialogo, ha detto: “E’ una vittoria del dialogo politico che la Commissione ha preferito rispetto allo scontro. Alcuni avevano auspicato una crisi, noi invece abbiamo sempre puntato a una soluzione”.
I mercati hanno gradito l’accordo raggiunto in nottata sulla legge di bilancio. La Borsa di Milano ha registrato un rialzo con il Ftse Mib che ha guadagnato l’1,1% raggiungendo 18.860 punti, dopo l’accordo tra il governo e l’Ue sulla manovra. Le banche, che guardano positivamente anche alla posizione dell’Europa sugli Npl, tornano stabilmente in positivo. Lo spread tra Btp e Bund, attestandosi a 257 punti base con il rendimento del decennale italiano al 2,82%, è finalmente in calo.
Dopo aver lavorato per evitare la procedura di infrazione all’Italia, Roberto Garofoli ha lasciato il ruolo di capo di gabinetto del Ministero dell’Economia. Nel salutare i suoi collaboratori, a quanto si apprende, avrebbero commentato i duri attacchi subiti nei mesi scorsi dal M5S ed in particolare l’episodio dell’audio del portavoce della Presidenza del Consiglio, Rocco Casalino, contro i tecnici del Tesoro.
Roberto Garofoli, giudice del Consiglio di Stato prima di aver fatto il Capo di Gabinetto al Mef, avrebbe detto: “E’ un prezzo che dobbiamo pagare. Siamo professionisti al servizio del Paese, come avviene in tutte le grandi democrazie occidentali”. Il Capo di Gabinetto del ministro dell’Economia si è dimesso con una lettera consegnata ieri nelle mani del ministro Giovanni Tria dove si legge: “Dopo lunghi anni alla guida del Gabinetto del Ministero e dopo averne assicurato continuità di funzionamento fino alla sostanziale approvazione della legge di bilancio, formalizzo la volontà, cui ti ho fatto cenno da qualche mese, di lasciare l’incarico per riassumere le mie funzioni di provenienza”.
Tutte le più alte autorità economiche e monetarie esistenti (Fmi, Bce, Ocse, Bankitalia, Bri, etc.) avevano ripetutamente avvertito il governo dei pericoli a cui si stava andando incontro con la manovra. Anche da parte di Confindustria e Abi, non sono mancate le critiche. Ma, i due vicepremier, Salvini e Di Maio, con aria di supponenza e con atteggiamenti paragonabili ai due consoli dell’antica Roma, hanno snobbato tutte le critiche fatte alla manovra. Adesso, dopo otto mesi di interessi maggiorati che pagheranno gli italiani, forse hanno capito ed hanno fatto marcia indietro. Le posizioni di irremovibilità assunte categoricamente dalla Lega e dal M5S, sono crollate. Ma non poteva essere diversamente. Adesso gli italiani dovrebbero comprendere che sono stati raggirati da una propaganda demagogica e populista lontana dalla realtà. Tuttavia, il disagio sociale è ancora molto diffuso e per superarlo è necessario un programma politico di lungo periodo.
di Salvatore Rondello