«L’Europa deve subito rivedere i suoi impegni di riduzione delle emissioni inquinanti al 40 per cento stabilite con l’Accordo di Parigi. Stiamo andando pericolosamente verso la soglia dell’innalzamento del 3°C del pianeta». A usare toni così preoccupati è Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente, intervistato da Kmetro0 nella sede di Bruxelles. È qui che
«L’Europa deve subito rivedere i suoi impegni di riduzione delle emissioni inquinanti al 40 per cento stabilite con l’Accordo di Parigi. Stiamo andando pericolosamente verso la soglia dell’innalzamento del 3°C del pianeta».
A usare toni così preoccupati è Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente, intervistato da Kmetro0 nella sede di Bruxelles. È qui che dirige l’ufficio delle attività di rappresentanza e lobby con l’Ue sin dal 2000. E sul clima ha le idee chiare, ancor più dopo aver seguito la recente Conferenza di Katowice in Polonia.
Di fatto non c’è stata una netta e forte risposta dei governi sul tema, come evidenziato dal rapporto dell’IPCC (Intergovermental Panel on Climate Change). Vale a dire un impegno di tutti i paesi a rafforzare entro il 2020 gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con la soglia critica di 1.5°C, ad adottare il cosiddetto Rulebook (quadro normativo) in grado di dare piena attuazione all’Accordo di Parigi e garantire un adeguato sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo che devono far fronte a devastanti impatti climatici.
di Alessandro Luongo
Sono comunque emerse indicazioni positive a Katovice?
«Dodici Paesi europei (fra cui l’Italia) si sono fatti promotori insieme con quelli in via di sviluppo (in particolare dell’area caraibica capitanati dalle Marshal islands insieme con Etiopia, Somalia, Argentina, Cile e altri) a ridurre le emissioni entro il 2020 in linea con la soglia critica dell’1.5°C. Si tratta della Coalizione degli Ambiziosi che, a Katowice si è impegnata ad aumentare entro quella data gli obiettivi di riduzione delle emissioni sottoscritti a Parigi, rappresentando in tal modo un importante esempio da valorizzare ed estendere».
Il vostro presidente nazionale Stefano Ciafani, ha invitato tuttavia l’Europa a un ulteriore sforzo sulla riduzione degli inquinanti.
«Già la Svezia, ad esempio, e altri paesi Ue concordano che bisogna andare oltre la soglia del 40 per cento in meno stabilita con l’Accordo di Parigi entro il 2030, e superare addirittura il 55 per cento stabilito rispetto al 1990 col protocollo di Kyoto (cui l’Italia aderisce). L’obiettivo è arrivare al 2040 con Zero emissioni da gas serra e da assorbimento di Co2 da parte del sistema agroforestale europeo».
L’Europa può dunque giocare un ruolo determinante in questa ‘partita’?
«Certo, può fare da apripista al prossimo Consiglio europeo dei 27 capi di Stato e di governo. Per arrivare al prossimo Summit sul Clima forte di un accordo/impegno già stipulato in Consiglio».
Che benefici economici globali avrebbe il pianeta dalla riduzione delle emissioni inquinanti?
È stato calcolato che entro il 2030, la riduzione in linea con la soglia critica dell’1.5°C, porterebbe a un incremento del Pil globale di 26.000 miliardi di dollari, 65 milioni di nuovi posti di lavoro e 700mila morti premature in meno».
E dell’ecotassa di cui si parla nella manovra, che pensate?
«Intanto bisognerà capire come sarà definita. Per noi di Legambiente ogni strumento che incentiva la rottamazione dei mezzi a combustibile fossile è più che benvenuto. Fa specie notare che a livello continentale le emissioni globali dal 1990 al 2017 sono calate del 22 per cento, mentre quelle provenienti dai mezzi di trasporto sono salite del 28 per cento. Per stare entro la soglia della temperatura critica prevista dell’1.5°C dovremmo vietare la vendita di auto a combustione entro il 2030 e da quel punto in poi avere un parco auto elettrico alimentato solo da energie rinnovabili».