K metro 0 – Roma – “Operazione Pollino”. Questo, in codice. il nome dell’operazione di polizia giudiziaria, scattata in gran parte d’Europa, che in questi giorni ha portato all’arresto di almeno 90 persone, e al sequestro di oltre 3 tonnellate di cocaina e 140 kg di ecstasy. Il blitz è partito dalla Locride, in provincia di Reggio Calabria
K metro 0 – Roma – “Operazione Pollino”. Questo, in codice. il nome dell’operazione di polizia giudiziaria, scattata in gran parte d’Europa, che in questi giorni ha portato all’arresto di almeno 90 persone, e al sequestro di oltre 3 tonnellate di cocaina e 140 kg di ecstasy. Il blitz è partito dalla Locride, in provincia di Reggio Calabria per estendersi poi a Germania, Belgio, Olanda e vari Paesi oltreoceano, come Costa Rica e Colombia. Da lì partiva, infatti, la cocaina acquistata dalle famiglie mafiose di San Luca (sull’ Aspromonte) e Natile di Careri. Droga che invadeva l’Europa e i cui proventi venivano regolarmente reinvestiti dalle cosche in attività commerciali all’estero.
Questo il quadro complessivo dell’inchiesta, coordinata dalla Direzionale nazionale antimafia e dalla Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Giuseppe Lombardo. Ma l’operazione è il frutto di anni di intenso lavoro investigativo (dal 2016, almeno), svolto, sul piano europeo, da una Squadra comune (Joint Investigation Team) costituita, presso Eurojust (l’unità di polizia giudiziaria UE nata, nel 2007, per coordinare le operazioni contro la criminalità sovranazionale), tra la magistratura e le forze di polizia di Italia, Paesi Bassi e Germania. Al team investigativo hanno aderito, per l’Italia, anche vari reparti di Polizia e Guardia di Finanza: in Germania, l’operazione si è concentrata soprattutto nel nord Rhine-Westphalia con la partecipazione di 240 agenti di polizia, e altri 240 uomini di supporto del BKA, l’Agenzia per i crimini federali. In Belgio, l’indagine ha riguardato soprattutto la provincia di Limburg.
Milioni di euro in denaro riciclato sono stati sequestrati nei negozi e nelle abitazioni perquisite nei vari Paesi, e tra gli arrestati si ritiene vi siano membri di alto rango della ‘Ndrangheta calabrese: che negli ultimi anni, proprio come la camorra campana e la mafia siciliana, ha esteso il suo impero criminale soprattutto in Germania (vedi le indagini iniziate, già una diecina d’anni fa, nella zona di Duisburg am Rhein: si ritiene che attualmente la “Ndrangheta, con circa 6.000 affiliati, controlli l’80 % del traffico di cocaina in Europa, per il resto “appannaggio” delle sue “consorelle” e anche delle mafie cinese e russa). Le accuse nei confronti dei soggetti destinatari del provvedimento vanno dall’ associazione mafiosa al riciclaggio di denaro, dall’associazione per traffico internazionale di droga alla fittizia intestazione di beni, e altri reati aggravati dalle modalità mafiose.
Il procuratore capo anti-mafia italiano, Federico Cafiero De Raho, ha elogiato la “straordinaria natura dell’operazione”; complimentandosi con le forze dell’ordine protagoniste, ma mettendo anche in guardia l’opinione pubblica contro facili illusioni d’ una rapida sconfitta della ‘ Ndrangheta, che resta “estremamente potente ed estremamente ricca”.
L’offensiva anticrimine è scattata pochi giorni dopo l’entrata in vigore, di tutta la UE, delle nuove misure di diritto penale contro il riciclaggio di denaro sporco (che prevedono pene detentive di almeno 4 anni). La Commissione europea ha chiesto di armonizzare le singole norme nazionali entro 24 mesi (tutti gli Stati UE, infatti, penalizzano il riciclaggio di denaro sporco, ma le definizioni di questo reato e le sanzioni relative differiscono da un Paese all’ altro, consentendo ai criminali diverse “penetrazioni” nei singoli sistemi nazionali).
È ovviamente presto, per poter dire di essere di fronte all’avvio di una politica giudiziaria sovranazionale europea. Ma da parte della UE, stanno avvenendo passi significativi in questa direzione: il percorso iniziato nei primissimi anni Duemila con l’istituzione del mandato di cattura europeo ha portato, nel 2017- ’18, all’istituzione della Procura europea (con sede in Lussemburgo), come organo competente a indagare e perseguire, dinanzi alle giurisdizioni nazionali degli Stati membri e secondo le rispettive regole processuali, i reati contro gli interessi finanziari dell’Unione (come definiti dalla direttiva UE 2017/1971, cd. Direttiva PIF) e l’associazione per delinquere finalizzata appunto a questi reati. Mentre operazioni di polizia come quest’ultima, sviluppo di un cammino iniziato tanti anni fa col semplice coordinamento Interpol delle varie polizie nazionali, sono sempre più un modello per il futuro: nell’ottica di un’Unione Europea che (in linea, del resto, con la crescita delle sue competenze anche nei settori di Politica estera, Sicurezza e Giustizia, confermata dal Trattato di Lisbona) con sicurezza voglia perseguire chi pensa di realizzare un “Europa del crimine”.
di Fabrizio Federici