K metro 0 – Roma – Marco Minniti si ritira dalla corsa a segretario del Pd. A meno di clamorosi colpi di scena i renziani dovranno trovare un altro nome per contendere il Nazareno a Nicola Zingaretti. “Senza Marco in campo vince lui”, viene spiegato. Le stesse fonti riferiscono di forti pressioni su Lorenzo Guerini, che
K metro 0 – Roma – Marco Minniti si ritira dalla corsa a segretario del Pd. A meno di clamorosi colpi di scena i renziani dovranno trovare un altro nome per contendere il Nazareno a Nicola Zingaretti. “Senza Marco in campo vince lui”, viene spiegato. Le stesse fonti riferiscono di forti pressioni su Lorenzo Guerini, che sarebbe il candidato più forte tra i renziani, ma lui non è convinto e continua a chiamarsi fuori. A Teresa Bellanova, invece, viene spiegato, non dispiacerebbe scendere in campo. Ma attualmente, è attorno alla figura di Ettore Rosato, che si raccolgono i maggiori consensi.
Nella scelta dell’ex ministro dell’Interno ha pesato il mancato appoggio di Matteo Renzi. Al di là della presa di distanza pubblica del predecessore di Salvini, a non convincere l’ex premier sono proprio le similitudini tra gli ultimi due padroni di casa al Viminale. Soprattutto in materia di gestione dei flussi migratori. Il ragionamento, spiegano fonti vicine all’ex sindaco di Firenze, sarebbe più o meno questo: ‘La gente non percepisce la differenza con il capo della Lega. Così, nel dubbio, gli elettori scelgono sempre l’originale’. La valutazione, dunque, sarebbe squisitamente politica: la figura di Minniti non ‘buca’ nell’opinione pubblica, lo vedrebbe come un ‘doppione’ del vicepremier, smontando di fatto la campagna di comunicazione che punta a rimarcare le differenze con i democratici. Non solo. Perché Renzi è molto attivo nel sondare il terreno per un eventuale avventura politica in proprio. Il Pd continua a stargli stretto e non vede grandi prospettive future per il partito, ma per ora non può levare le tende: i tempi non sono maturi e l’indice di gradimento del governo gialloverde è ancora troppo alto per provare la volata in solitaria. Rischierebbe di essere offuscata o, peggio ancora, di essere risucchiata nel tritacarne della dialettica maggioranza-opposizioni su reddito di cittadinanza e quota 100.
Quindi pubblicità ‘gratis’ per Lega e M5S a pochi mesi dalle elezioni europee. Nelle ultime ore, escluso Minniti, sta avanzando l’ipotesi di un appoggio a Maurizio Martina, che si presenta in tandem con Matteo Richetti e con la sponsorizzazione di Graziano Delrio. Sarebbe un approdo naturale per Renzi, che ritroverebbe due pezzi da novanta che si sono staccati dal suo gruppo. Sarebbe una reunion propedeutica a evitare la vittoria di Nicola Zingaretti, oggi in testa ai sondaggi. L’ex presidente del Consiglio, però, potrebbe non essere convinto dalle prime mosse annunciate da Martina. Che ha lanciato il suo ‘decalogo’: 10 proposte per il suo Pd. Tra queste il tesseramento tutto l’anno, riattivando quello online, e primarie aperte anche per la selezione delle candidature monocratiche nelle istituzioni di ogni livello: “A legge elettorale invariata, la scelta dei candidati al Parlamento sarà gestita per due terzi dalle realtà territoriali e per un terzo dal partito nazionale. Inoltre referendum tra gli iscritti e conferenza programmatica annuale, una piattaforma digitale di partecipazione deliberativo, la Direzione nazionale eletta al 50% su base regionale, il finanziamento delle strutture territoriali, una nuova idea dei circoli, un progetto Erasmus con i partiti e i movimenti democratici e progressisti europei e globali, la parità di genere con la conferenza nazionale delle donne e stop ‘uso improprio’ delle candidature di genere, un segretario che svolge solo quel ruolo e un governo ombra aperto al contributo di energie esterne per rafforzare l’alternativa e l’opposizione a Lega e M5S”. Ecco, quest’ultima proposta potrebbe essere un problema per Renzi. Ma c’è tempo per discuterne… se son rose, fioriranno.
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