K metro 0 – Gaza – La situazione nella Striscia di Gaza si sta aggravando giorno dopo giorno, lasciando dietro di sé un bilancio umano e politico sempre più complesso e tragico. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, i recenti attacchi aerei israeliani hanno provocato almeno 404 morti e 562 feriti. Tra le vittime
K metro 0 – Gaza – La situazione nella Striscia di Gaza si sta aggravando giorno dopo giorno, lasciando dietro di sé un bilancio umano e politico sempre più complesso e tragico. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, i recenti attacchi aerei israeliani hanno provocato almeno 404 morti e 562 feriti. Tra le vittime si contano non solo civili, ma anche figure di rilievo del movimento Hamas, tra cui Mahmoud Abu Watfa e Bahjat Abu Sultan. La lista include altri leader di spicco, come Issam al Daalis e Yasser Harb, colpiti nei raid più recenti. Parallelamente, la questione degli ostaggi continua a essere una fonte di tensione. Sono ancora 59 persone ostaggio di Hamas, ma secondo fonti israeliane soltanto 24 sarebbero ancora in vita.
Le famiglie degli ostaggi hanno intensificato le loro accuse al governo di Benjamin Netanyahu, accusandolo di aver “abbandonato” i prigionieri e di non aver fatto abbastanza per negoziare il loro rilascio. Israele, invece, attribuisce a Hamas la responsabilità del fallimento delle trattative, sostenendo che il gruppo avrebbe respinto diverse proposte di mediazione avanzate anche da attori internazionali.
In questo contesto, le reazioni internazionali evidenziano profonde divisioni geopolitiche. Gli Stati Uniti, attraverso dichiarazioni forti e decise, hanno ribadito il loro sostegno a Israele. Karoline Leavitt, portavoce del presidente Trump, ha sottolineato l’impegno dell’amministrazione americana nel combattere non solo Hamas, ma anche altri attori che minacciano Israele e gli Stati Uniti. Ha descritto l’attacco come parte di una strategia globale per infliggere pesanti conseguenze ai gruppi considerati terroristici.
La Turchia, d’altro canto, ha criticato aspramente Israele, definendo l’offensiva come una “nuova fase della politica di genocidio” del governo Netanyahu. In una dichiarazione ufficiale, il Ministero degli Esteri turco ha condannato le azioni militari come una palese violazione del diritto internazionale, chiedendo una mobilitazione più forte della comunità globale.
Anche la Cina ha espresso preoccupazione per l’escalation del conflitto. Pechino ha invitato entrambe le parti a evitare azioni che possano peggiorare ulteriormente la crisi e ha sollecitato un ritorno al cessate il fuoco. La portavoce del Ministero degli Esteri, Mao Ning, ha sottolineato la necessità di prevenire una catastrofe umanitaria, richiamando l’attenzione sulla drammatica situazione dei civili nella Striscia di Gaza.
Le Nazioni Unite hanno assunto una posizione simile: il Segretario Generale Antonio Guterres ha dichiarato di essere “sconvolto” dagli eventi recenti e ha rinnovato il suo appello per un cessate il fuoco immediato, il rispetto degli accordi precedenti e il rilascio incondizionato degli ostaggi. L’organizzazione ha anche ribadito l’urgenza di consentire l’accesso agli aiuti umanitari, essenziali per alleviare le sofferenze della popolazione civile.
Nel frattempo, la situazione sul campo continua a deteriorarsi. I bombardamenti non solo hanno provocato enormi perdite umane, ma hanno anche distrutto infrastrutture essenziali, aggravando ulteriormente le condizioni di vita già precarie nella Striscia di Gaza. Gli appelli alla diplomazia si moltiplicano, ma ogni tentativo di mediazione sembra scontrarsi con interessi divergenti e una polarizzazione sempre più marcata tra i principali attori globali.
Mentre il conflitto prosegue, il mondo osserva con apprensione e crescente senso di impotenza. La spirale di violenza non solo sta devastando Gaza, ma rischia di destabilizzare ulteriormente l’intera regione, ampliando le implicazioni di una crisi che va oltre i confini locali. La strada verso la pace appare ancora lontana e piena di ostacoli, mentre il destino di migliaia di vite rimane sospeso in un clima di incertezza e terrore.