K metro 0 – Varsavia – Il governo polacco ha introdotto dure sanzioni per i parlamentari che si assentano ingiustificatamente dal lavoro. Lo ha scritto sul suo profilo X il presidente della Camera dell’Assemblea nazionale, Szymon Holownia. “Stiamo inasprendo le sanzioni per l’assenteismo alla Camera. L’assenza ingiustificata dal lavoro sarà finalmente punita severamente e per
K metro 0 – Varsavia – Il governo polacco ha introdotto dure sanzioni per i parlamentari che si assentano ingiustificatamente dal lavoro. Lo ha scritto sul suo profilo X il presidente della Camera dell’Assemblea nazionale, Szymon Holownia.
“Stiamo inasprendo le sanzioni per l’assenteismo alla Camera. L’assenza ingiustificata dal lavoro sarà finalmente punita severamente e per i recidivi si decurterà fino al 90% dello stipendio. Le regole saranno giuste e uguali per la sinistra, il centro e la destra”, ha scritto Holownia.
Il piano prevede che ai deputati venga dedotto un trentesimo del loro salario mensile per ogni giorno di assenza non giustificata. Attualmente, lo stipendio mensile di un parlamentare polacco ammonta a circa 17.700 zloty (4.200 euro). Se le assenze superano le tre in un mese, le penalità si inaspriscono: ogni assenza aggiuntiva comporterà la decurtazione di un quinto dello stipendio, pari a circa 3.500 zloty (830 euro).
Le misure più severe scatteranno per chi non si presenta in aula per 13 giorni consecutivi: lo stipendio verrà ridotto a un decimo, scendendo da 17.700 zloty (4.200 euro) a 1.300 zloty (310 euro) al mese, con la perdita totale dell’indennità parlamentare. Queste norme mirano a garantire che i rappresentanti eletti siano presenti e partecipino attivamente alle sessioni legislative, un principio fondamentale per il corretto funzionamento della democrazia.
Il presidente della Camera ha sottolineato che le nuove regole non fanno distinzione politica: “Non importa se si è di sinistra, di centro o di destra. Le regole saranno le stesse per tutti. La fiducia dei cittadini si guadagna con la presenza e il lavoro costante”.
Intanto cresce la tensione tra il governo e il Tribunale costituzionale polacco. I giudici non hanno ricevuto lo stipendio di febbraio, una situazione definita “un attacco alla Polonia, al Tribunale indipendente e ai giudici da parte delle autorità” dall’ex parlamentare del partito Diritto e Giustizia (PiS), Krystyna Pawlowicz, oggi giudice del Tribunale.
Questa tensione deriva dai tagli previsti dalla legge di bilancio 2025, che ha ridotto i fondi destinati al Tribunale costituzionale e al Consiglio nazionale della magistratura (Krs), colpendo anche gli stipendi dei dipendenti di entrambi gli organismi.
Secondo fonti governative, la decisione di ridurre il budget sarebbe legata alla necessità di razionalizzare le spese pubbliche e promuovere una maggiore trasparenza nell’uso dei fondi statali.
Il governo ha inoltre dichiarato che le risorse risparmiate saranno reindirizzate verso programmi sociali, infrastrutture e sanità, rispondendo così alle richieste della popolazione per un utilizzo più equo e mirato delle finanze pubbliche.
Tuttavia, le critiche non si sono fatte attendere: i detrattori accusano l’esecutivo di voler minare l’indipendenza del potere giudiziario attraverso misure economiche punitive.
Le nuove misure e le reazioni a catena testimoniano un clima politico teso, in cui la questione degli stipendi diventa il fulcro di un acceso dibattito istituzionale. La stretta sugli stipendi dei parlamentari e le tensioni con il Tribunale costituzionale riflettono una più ampia lotta per il controllo e la trasparenza delle istituzioni polacche, evidenziando quanto il tema economico sia intrecciato con le dinamiche politiche del Paese.