Trump insiste sulla Groenlandia, ma la Danimarca e i partiti non ci stanno

Trump insiste sulla Groenlandia, ma la Danimarca e i partiti non ci stanno

K metro 0 – Washington – Negli ultimi giorni, la Groenlandia è tornata sotto i riflettori della politica internazionale, alimentando tensioni tra Stati Uniti, Danimarca e le autorità locali dell’isola artica. Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che la Danimarca non ha “nulla a che fare” con la Groenlandia, sostenendo che il legame tra

K metro 0 – Washington – Negli ultimi giorni, la Groenlandia è tornata sotto i riflettori della politica internazionale, alimentando tensioni tra Stati Uniti, Danimarca e le autorità locali dell’isola artica.

Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che la Danimarca non ha “nulla a che fare” con la Groenlandia, sostenendo che il legame tra i due territori risalga solo a un remoto sbarco avvenuto “200 anni fa”.

 Trump ha aggiunto che gli Stati Uniti intendono rafforzare la propria presenza nella regione, annunciando l’ordine di 48 rompighiaccio per consolidare la loro posizione nell’Artico.

Queste dichiarazioni hanno suscitato reazioni immediate. Rasmus Jarlov, presidente della commissione Difesa della Danimarca, ha criticato la leggerezza con cui il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha risposto alle affermazioni di Trump, sottolineando che un conflitto tra due Paesi membri della Nato sarebbe inaccettabile.

Anche Mute Egede, premier uscente della Groenlandia, ha respinto con forza l’idea di un’annessione americana, ribadendo che l’isola non intende diventare parte degli Stati Uniti.

“La dichiarazione di Trump è fuori luogo e dimostra ancora una volta che dobbiamo stare uniti di fronte a queste situazioni”, ha scritto su Facebook Jens-Frederik Nielsen, il leader del partito Demokraatit che ha vinto le elezioni parlamentari martedì.

Le recenti elezioni legislative in Groenlandia hanno visto la vittoria dell’opposizione di centrodestra, con il partito Demokraatit che ha ottenuto oltre il 30% dei voti e i nazionalisti di Naleraq al 23%. Entrambe le formazioni si sono espresse a favore dell’indipendenza dalla Danimarca, sebbene con approcci differenti: Naleraq spinge per una rottura più rapida, mentre Demokraatit preferisce un percorso più graduale.

La Groenlandia gode di un’ampia autonomia dal 1979 e si autogoverna tramite il proprio Parlamento. Tuttavia, la Danimarca mantiene il controllo sulla difesa e sugli affari esteri, come stabilito dal referendum del 2009, in cui la maggioranza dei groenlandesi ha votato a favore dell’autogoverno e di un futuro cammino verso l’indipendenza.

Il crescente interesse geopolitico per la Groenlandia è legato anche ai cambiamenti climatici: lo scioglimento dei ghiacci sta aprendo nuove rotte commerciali attraverso l’Artico e rendendo accessibili preziose risorse minerarie, tra cui terre rare, petrolio e gas naturale.

La posizione strategica dell’isola lungo le rotte tra l’Atlantico settentrionale e il Pacifico la rende un punto chiave nella competizione globale per il controllo delle risorse artiche.

In questo contesto, la Groenlandia si trova a dover bilanciare le pressioni internazionali, le aspirazioni di indipendenza e le sfide economiche legate alla riduzione dei sussidi danesi, pari a circa 580 milioni di euro annui.

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