Sudan, nasce il governo parallelo: Paese sempre più spaccato

Sudan, nasce il governo parallelo: Paese sempre più spaccato

K metro 0 – Khartum – Dopo una serie di rinvii dovuti a motivi logistici, le Forze di supporto rapido (Rsf) del Sudan e una coalizione di gruppi politici e armati sudanesi hanno firmato a Nairobi la Carta politica, con l’obiettivo di istituire un governo parallelo in Sudan. Questo nuovo governo, nelle intenzioni dei promotori,

K metro 0 – Khartum – Dopo una serie di rinvii dovuti a motivi logistici, le Forze di supporto rapido (Rsf) del Sudan e una coalizione di gruppi politici e armati sudanesi hanno firmato a Nairobi la Carta politica, con l’obiettivo di istituire un governo parallelo in Sudan. Questo nuovo governo, nelle intenzioni dei promotori, vuole proporsi come alternativa al Consiglio sovrano sudanese, trasferito a Port Sudan dopo lo scoppio del conflitto.

L’iniziativa ha visto l’adesione di un’ampia rappresentanza di gruppi politici e armati, oltre alle stesse Rsf, ma non ha ottenuto il sostegno dell’ex premier Abdalla Hamdok, che si è ritirato dal progetto a causa di divergenze insanabili. La firma della Carta, inizialmente prevista per l’inizio della scorsa settimana, è stata posticipata per via delle divergenze interne alla coalizione, su richiesta di Abdelaziz al Hilu, leader del Movimento di liberazione del popolo sudanese-Nord (SPLM-N). Al Hilu ha sottolineato che il principale obiettivo è costruire “il più grande fronte civile a sostegno della transizione democratica, dello sviluppo e della prosperità”, con la priorità di aprire corridoi umanitari per aiuti alimentari.

Al Hilu ha accusato il Consiglio sovrano, guidato dal generale Fattah al Burhan, di ignorare la carestia in atto e le sofferenze della popolazione sudanese, accusando il governo di discriminazione nell’istruzione e nella distribuzione delle risorse economiche, con l’intento di “dividere il Sudan”. Ha inoltre richiesto l’esclusione di gruppi che sfruttano religione ed etnia per scopi politici, promuovendo un nuovo contratto sociale basato su una Costituzione permanente e un governo libero dalla corruzione.

La giunta militare al potere in Sudan ha duramente condannato la formazione del governo parallelo vicino alle Rsf, richiamando il proprio ambasciatore in Kenya e accusando Nairobi di sostenere la “cospirazione” della milizia. Le autorità sudanesi hanno inoltre accusato il presidente keniota William Ruto di appoggiare le Rsf, con riferimento ai finanziamenti regionali provenienti dagli Emirati Arabi Uniti. Il governo del Kenya ha respinto le accuse, riaffermando l’impegno a monitorare la crisi sudanese e a promuovere soluzioni diplomatiche.

Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per la formazione del governo parallelo, temendo che questa iniziativa possa acuire il conflitto e accentuare le divisioni nel Paese. All’interno della coalizione sudanese, la proposta ha generato profonde spaccature: il Fronte rivoluzionario sudanese (SRF), che raggruppa gruppi armati del Darfur e del Sudan orientale, ha sostenuto l’iniziativa, mentre altre fazioni temono che possa ostacolare gli sforzi per un governo unificato e inclusivo.

Secondo le bozze della Carta politica, il nuovo governo prevede l’istituzione di un Consiglio sovrano alternativo, con ampi poteri esecutivi, un Consiglio dei ministri e un Consiglio legislativo nazionale composto da 150 membri. Sono previste anche commissioni affiliate e strutture di governo locale, compresi consigli legislativi statali proporzionati alla demografia delle singole regioni.

Nel frattempo, sul campo, il conflitto continua. Le Forze armate sudanesi (Saf) hanno lanciato una controffensiva per riconquistare le aree strategiche intorno a Khartum, ottenendo successi significativi.

In un clima di crescente tensione e con una crisi umanitaria sempre più grave, il futuro politico del Sudan resta incerto, mentre le speranze di un dialogo tra le parti appaiono ormai flebili.

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