Iraq, lo stop all’export del petrolio curdo costato 19 miliardi di dollari

Iraq, lo stop all’export del petrolio curdo costato 19 miliardi di dollari

K metro 0 – Baghdad – Dopo quasi due anni di blocco, l’Iraq sta lavorando a stretto contatto con il governo Regionale del Kurdistan per risolvere le questioni tecniche che hanno fermato le esportazioni di petrolio verso la Turchia, causando perdite economiche stimate in 19 miliardi di dollari. Il ministro degli Esteri iracheno, Fouad Hussein,

K metro 0 – Baghdad – Dopo quasi due anni di blocco, l’Iraq sta lavorando a stretto contatto con il governo Regionale del Kurdistan per risolvere le questioni tecniche che hanno fermato le esportazioni di petrolio verso la Turchia, causando perdite economiche stimate in 19 miliardi di dollari.

Il ministro degli Esteri iracheno, Fouad Hussein, ha confermato che i lavori per sbloccare la situazione stanno procedendo, sottolineando in un’intervista a “Bloomberg” durante la sua partecipazione alla 61esima Conferenza sulla sicurezza di Monaco, rilanciata in patria da “Iraqi news”, che “la cornice legislativa è stata definita, ma ora resta da risolvere una serie di ostacoli tecnici tra le compagnie petrolifere, il governo federale e il governo regionale prima che le esportazioni possano riprendere”.

Uno dei principali nodi da sciogliere riguarda la gestione dei volumi di petrolio destinati sia all’export sia al consumo interno. Attualmente, il Kurdistan iracheno produce circa 300.000 barili di petrolio al giorno, mentre il governo curdo ritiene che almeno 120.000 barili siano necessari per soddisfare il proprio fabbisogno, inclusa la produzione di energia elettrica. Baghdad, invece, sostiene che una quantità inferiore potrebbe essere sufficiente per coprire le esigenze interne della regione.

Nonostante le divergenze, il ministro del Petrolio iracheno, Hayan Abdul-Ghani, ha annunciato che le esportazioni si riprenderanno presto. Durante il Forum degli imprenditori iracheno-britannici Abdul-Ghani ha dichiarato che Baghdad riceverà circa 300.000 barili al giorno dal Kurdistan iracheno. Un passo decisivo in questa direzione è stata l’approvazione di un emendamento alla legge di bilancio, che ha finalmente risolto la disputa tra il governo federale e quello regionale sulla gestione delle risorse petrolifere.

Oltre al petrolio, l’Iraq sta investendo con decisione nello sviluppo delle proprie risorse di gas naturale, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle importazioni e rafforzare la produzione interna di energia. Il ministro del Petrolio, Hayan Abdul-Ghani, ha dichiarato che, sebbene il Paese abbia una capacità produttiva di 5,5 milioni di barili di petrolio al giorno, l’output attuale si aggira intorno ai 4 milioni di barili al giorno.

Il ministro iracheno ha illustrato anche una serie di progetti strategici che vedranno il coinvolgimento di alcune delle più importanti compagnie energetiche internazionali. Tra questi, spicca l’iniziativa della francese TotalEnergies nella provincia meridionale di Bassora, che punta a una produzione di 600 milioni di piedi cubi di gas, e un altro progetto realizzato dalla statunitense Baker Hughes per l’estrazione di 200 milioni di piedi cubi di gas dai giacimenti della provincia di Dhi Qar, sempre nel sud dell’Iraq.

Parallelamente, sono in corso attività di sviluppo nei giacimenti di Halfaya e Mansouriya.  Abdul-Ghani ha inoltre annunciato l’avvio delle operazioni di produzione nel giacimento di Akkas, situato nella provincia occidentale di Anbar.

Questi investimenti rientrano in una strategia più ampia volta a garantire l’autosufficienza energetica del Paese. L’obiettivo è chiaro: sfruttare al massimo le risorse nazionali per alimentare le centrali elettriche e ridurre la necessità di importare gas dall’estero.

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