K metro 0 – Bruxelles – Settantanove Paesi hanno firmato una dichiarazione ufficiale che condanna le sanzioni imposte dall’amministrazione di Donald Trump contro la Corte Penale Internazionale (Cpi), accusando tali misure di aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e di minacciare il fragile sistema di giustizia internazionale basato sullo stato di
K metro 0 – Bruxelles – Settantanove Paesi hanno firmato una dichiarazione ufficiale che condanna le sanzioni imposte dall’amministrazione di Donald Trump contro la Corte Penale Internazionale (Cpi), accusando tali misure di aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e di minacciare il fragile sistema di giustizia internazionale basato sullo stato di diritto. Ma l’Italia non ha aderito all’appello unitario.
Donald Trump, infatti, ha firmato un ordine esecutivo che impone sanzioni ai vertici e ai dipendenti della Corte Penale Internazionale, accusando la Cpi di “imporre senza fondamento legittimo la sua giurisdizione” sugli Stati Uniti e su Israele.
Nel documento, i Paesi firmatari riaffermano il loro “incrollabile supporto all’indipendenza, imparzialità e integrità” della Cpi, definita come un “pilastro vitale” nel sistema di giustizia internazionale.
L’iniziativa per la dichiarazione è partita da una coalizione di Paesi, tra cui Slovenia, Lussemburgo, Messico, Sierra Leone e Vanuatu, ma ha ricevuto il sostegno di altre nazioni come Spagna, Francia, Germania, Brasile, Belgio, Canada, Giordania, Nigeria, Portogallo, Regno Unito e Panama.
La Cpi, che è stata istituita dallo Statuto di Roma, è una Corte indipendente con la missione di perseguire i crimini più gravi che interessano la comunità internazionale, tra cui genocidi, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
Sono 125 gli Stati che riconoscono la Corte penale internazionale. Di questi, 33 sono africani, 19 dell’Asia-Pacifico, 28 latinoamericani e caraibici, 20 dell’Europa orientale e 25 sono Stati dell’Europa occidentale e altri. Non sono invece membri della Cpi, tra gli altri, Usa, Russia, Cina e Israele.
Le sanzioni trumpiane riguardano l’impossibilità per i funzionari della Cpi di entrare negli Stati Uniti e il congelamento dei loro beni sul suolo americano. La decisione arriva in un momento critico, quando la Corte sta indagando su crimini di guerra commessi da truppe statunitensi in Afghanistan, e quando Israele è sotto esame per le sue politiche nei territori palestinesi.
In risposta alle sanzioni della Cpi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicamente elogiato l’ordine esecutivo firmato da Donald Trump, definendolo un “audace” passo in difesa di Israele.
Secondo Netanyahu, l’ordine esecutivo di Trump protegge la sovranità di Israele e degli Stati Uniti, nonché i loro “coraggiosi soldati, che rischiano di essere perseguitati da un tribunale che non ha alcuna base legale per procedere contro di loro.
La comunità internazionale ha ribadito il suo impegno per garantire la continuazione delle attività della Cpi, affinché essa possa proseguire il suo lavoro fondamentale nella lotta contro l’impunità globale. L’indipendenza della Corte è vista come essenziale per il mantenimento della giustizia internazionale, un principio che alcuni Paesi temono venga minato dalle azioni statunitensi.
La reazione della comunità internazionale non si è fatta attendere. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha reagito duramente alle sanzioni, definendo la Corte Penale Internazionale “un’entità che garantisce l’accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e dà voce alle vittime in tutto il mondo”. Von der Leyen ha ribadito l’importanza di garantire che la Cpi possa proseguire il suo lavoro senza interferenze, affinché possa continuare a combattere l’impunità globale.
Anche Antonio Costa, presidente del Consiglio Europeo, ha espresso preoccupazione per le azioni degli Stati Uniti contro la Cpi, definendo l’ordine esecutivo come l’ultimo di una serie di attacchi contro la Corte. Costa ha annunciato un incontro con la presidente della Cpi, Tomoko Akane, per discutere le implicazioni di queste misure coercitive sulla capacità della Corte di operare in modo indipendente.
Proprio la presidente della Corte Penale Internazionale, ha dichiarato che le sanzioni sono “un attacco grave” contro gli Stati che fanno parte della Corte, nonché un pericoloso passo indietro per l’ordine internazionale basato sullo stato di diritto. Akane ha sottolineato che le minacce e le misure coercitive contro la Cpi compromettono gravemente la giustizia per milioni di vittime e rappresentano un passo negativo nella lotta contro i crimini internazionali.