K metro 0 – Belgrado – La Serbia si trova ad affrontare uno dei periodi più turbolenti della sua recente storia politica. Manifestazioni di piazza, accuse di brogli elettorali, tensione con l’Occidente e un governo in bilico: il presidente Aleksandar Vucic ha dichiarato, in un’intervista rilasciata all’emittente nazionaloe “Rts”, che il nuovo governo del Paese
K metro 0 – Belgrado – La Serbia si trova ad affrontare uno dei periodi più turbolenti della sua recente storia politica. Manifestazioni di piazza, accuse di brogli elettorali, tensione con l’Occidente e un governo in bilico: il presidente Aleksandar Vucic ha dichiarato, in un’intervista rilasciata all’emittente nazionaloe “Rts”, che il nuovo governo del Paese “deve essere formato entro il 19 o 20 marzo”, altrimenti, ha sottolineato, “si terranno le elezioni parlamentari anticipate, probabilmente all’inizio di maggio”.
La crisi politica attuale affonda le radici nelle elezioni municipali dello scorso dicembre, con accuse al partito di Vucic, il Partito Progressista Serbo (SNS), di irregolarità nel voto, pressioni sugli elettori e un controllo sempre più soffocante dei media da parte del governo.
Proteste che hanno avuto il loro punto più alto dopo il crollo di una pensilina nella stazione ferroviaria della città, che lo scorso novembre ha provocato 15 morti. L’incidente mortale ha scatenato la rabbia popolare nei confronti della corruzione e dell’incompetenza delle autorità, provocando le dimissioni del premier Milosav Vucevic. Le immagini delle proteste hanno fatto il giro del mondo: una marea di persone radunate davanti alla sede della Commissione Elettorale a Belgrado.
L’attuale crisi ha fatto emergere una spaccatura profonda nella società serba, divisa tra chi sostiene Vucic e chi lo considera un ostacolo alla democrazia. Da un lato, i sostenitori del presidente lo vedono come un leader forte e carismatico, garantire stabilità e crescita economica in un Paese con una storia segnata da guerra e instabilità.
Dall’altro lato, però, l’opposizione e i manifestanti vedono in Vucic un simbolo di deriva autoritaria. L’accusa è di aver concentrato il potere nelle proprie mani, limitandola libertà di stampa, la trasparenza elettorale e l’indipendenza del sistema giudiziario.
Oltre alla crisi politica interna, la Serbia deve gestire la crescente pressione economica derivante dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti controllare la compagnia all’industria petrolifera serba (Nis), a causa della partecipazione russa in oltre il 50 per cento del pacchetto azionario della compagnia. Alla domanda su cosa proporrà la Serbia alla Russia in merito alla proprietà della Nis, il presidente ha risposto che “non può parlarne perchè non sa ancora cosa vogliono gli Usa. Dobbiamo preservare il nostro Paese e non voglio rovinare i buoni rapporti con i russi. Troveremo una soluzione”, ha detto il capo dello Stato.