K metro 0 – Washington – I toni trionfalistici del presidente americano Donald Trump, durante la conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Washington, hanno sollevato nuove tensioni in Medio Oriente. Trump ha presentato un piano straordinario in cui gli Stati Uniti assumerebbero il controllo della Striscia di Gaza, trasformandola nella “Riviera del
K metro 0 – Washington – I toni trionfalistici del presidente americano Donald Trump, durante la conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Washington, hanno sollevato nuove tensioni in Medio Oriente. Trump ha presentato un piano straordinario in cui gli Stati Uniti assumerebbero il controllo della Striscia di Gaza, trasformandola nella “Riviera del Medio Oriente.
Tale proposta, tuttavia, ha incontrato una dura opposizione, in particolare da parte di Hamas. “La posizione razzista americana si allinea con quella dell’estrema destra israeliana nel trasferimento del nostro popolo e nell’eliminazione della nostra causa”, ha affermato Abdel Latif al-Qanou, portavoce di Hamas.
Il leader palestinese Mahmud Abbas, come riporta l’agenzia palestinese Wafa, ha dichiarato: “Non permetteremo vengano attaccati i diritti del nostro popolo, per i quali abbiamo lottato per decenni e fatto grandi. Pace e stabilità nella regione non sono possibili senza la creazione di uno stato palestinese, con Gerusalemme come capitale, secondo la soluzione dei due stati.
Su X il segretario generale dell’Olp, Hussein Sheikh, ha scritto: “La leadership palestinese afferma il suo rifiuto di ogni richiesta di espulsione del popolo palestinese dalla sua patria. Qui siamo nati, qui abbiamo vissuto e qui rimarremo”.
Nei giorni scorsi ministri degli Esteri di Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Giordania, insieme al segretario del Comitato esecutivo dell’Olp, avevano chiarito la posizione dei Paesi arabi. In una lettera inviata al segretario di Stato americano Marco Rubio, hanno respinto con fermezza qualsiasi piano di sfollamento dei palestinesi da Gaza.
Nonostante le critiche, Trump ha illustrato con fermezza il suo piano, durante la conferenza stampa con Netanyahu, affermando che gli Stati Uniti avrebbero preso il controllo di Gaza per avviare un massiccio piano di ricostruzione. “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza e ci lavoreranno. La possederemo”, ha dichiarato senza mezzi termini.
Secondo il presidente americano, la devastazione della Striscia dopo oltre 15 mesi di bombardamenti israeliani non lascerebbe ai palestinesi “alternative” se non quella di abbandonare il territorio per trasferirsi altrove e “vivere in pace”. Trump ha parlato di un progetto ambizioso per rimuovere le macerie, disinnescare gli ordigni inesplosi e riqualificare l’area dal punto di vista economico, trasformandola in una regione prospera e moderna.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha mostrato apertura verso la proposta di Trump, dichiarando che potrebbe “cambiare la storia” e che merita di essere “presa in considerazione con attenzione”.
Tuttavia, il suo viaggio a Washington, inizialmente incentrato sulla seconda fase della tregua tra Israele e Hamas, ha visto l’attenzione spostarsi su un’iniziativa che, se realizzata, potrebbe ridefinire completamente il futuro della Striscia di Gaza e gli equilibri in Medio Oriente In un contesto di crescente pressione diplomatica.
Un altro elemento chiave emerso dall’incontro tra Trump e Netanyahu è stato il possibile accordo di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita. Netanyahu ha espresso fiducia nella possibilità di stabilire relazioni diplomatiche ufficiali con Riad.
Ma il governo saudita ha ribadito con fermezza la propria posizione: nessuna normalizzazione con Israele potrà avvenire senza la creazione di uno Stato palestinese indipendente. Questo monitoraggio rappresenta un ostacolo significativo per i piani di Netanyahu, che mira a rafforzare le alleanze regionali mentre continua la campagna militare contro Hamas.
Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha definito inaccettabile la proposta del presidente americano Trump. “La questione della deportazione è una situazione che né noi né la regione possono accettare. Persino pensarci è una perdita di tempo, è sbagliato addirittura aprire una discussione”.
Anche la Cina ha preso posizione contro il “trasferimento forzato” dei palestinesi da Gaza. Il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian, ha ribadito che “il governo palestinese sui palestinesi è il principio fondamentale della governance di Gaza nel dopoguerra” e ha sottolineato l’opposizione di Pechino a qualsiasi ipotesi di sfollamento forzato.
E uno dei leader degli Houti, Mohammed al-Bukhaiti, in un post sui social ha scritto: “Se l’Egitto o la Giordania o entrambi decidessero di sfidare l’America, lo Yemen starebbe con tutte le sue forze al suo fianco, fino in fondo e senza linee rosse.
L’idea di una Gaza trasformata in una “Riviera del Medio Oriente” appare più come una visione politica che una strategia attuabile nel breve periodo.