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L’auto europea malata, oggi vertice a Bruxelles

L’auto europea malata, oggi vertice a Bruxelles

K metro 0 – Bruxelles – La grande malata d’Europa è stata al centro del vertice promosso dalla commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen con gli operatori dell’automotive. Ventidue i produttori convocati  al tavolo per ascoltare le parole della presidente. Il vertice è stato l’occasione per lanciare un piano di azione a sostegno

K metro 0 – Bruxelles – La grande malata d’Europa è stata al centro del vertice promosso dalla commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen con gli operatori dell’automotive. Ventidue i produttori convocati  al tavolo per ascoltare le parole della presidente.

Il vertice è stato l’occasione per lanciare un piano di azione a sostegno del comparto che impiega 13 milioni di lavoratori in tutto il continente e genera  il 7 per cento del PIL continentale. Il cuore della manifattura europea, il comparto che per decenni ha trainato l’industria e sostenuto sviluppo e benessere di generazioni di cittadini europei, è entrato in sofferenza.  La Germania, patria dell’auto, costretta a ricorrere alla chiusura delle fabbriche e al licenziamento di addetti. Decine di migliaia.  Solo la Volkswagen ha annunciato un taglio di posti di lavoro pari a 35mila unità fino al 2030, con l’obiettivo di risparmiare fino ad un miliardo e mezzo di euro  l’anno, sul costo del lavoro. Segnali di una dèbacle; con il rischio che l’affondamento dell’automative trascini con sè altri comparti legati all’indotto. E nei pensieri di molti si è affacciato l’incubo di una deindustrializzazione del continente dove l’industria per prima ha visto la luce. Il tavolo dedicato all’automobile è stato preceduto dalla presentazione a Bruxelles della “Competitiveness Compass”, la cosiddetta bussola della competitività che ingloba i suggerimenti e le raccomandazioni della relazione di Mario Draghi.

Un piano che punta su tre grandi direttrici: innovazione, decarbonizzazione e sicurezza. Tre pilastri che sono integrati da cinque attivatori trasversali, ossia semplificazione normativa e amministrativa, rimozione degli ostacoli al mercato unico, mercato dei capitali capace di trasformare i risparmi in investimenti, maggiori competenze e posti di lavoro di qualità, coordinamento delle politiche a livello nazionale e continentale. “L’Europa ha tutto quel che le serve per vincere la corsa- ha sostenuto von der Leyen- ma allo stesso tempo deve superare le sue debolezze per riconquistare competitività. Abbiamo un piano. Abbiamo la volontà politica. Ci servono rapidità e unità. E’ il momento di passare all’azione”. E in effetti von der Leyen non ha fatto trascorrere molto tempo. Al tavolo dei 22 produttori  d’auto  per l’avvio di un ” dialogo strategico” che dovrebbe dare i suoi frutti entro il 5 marzo, erano presenti anche fornitori, gruppi della società civile e sindacati. Il primo tema affrontato è stato quello delle multe , ben 15 miliardi di euro che le case automobilistiche devono pagare per non essere riuscite a contenere le emissioni.

Von der Leyen ha promesso flessibilità, ma la questione sarà oggetto delle trattative comprese nel dialogo strategico. Promessa attenzione anche sul fronte dei costi dell’energia, molto più elevati per i produttori europei rispetto ai loro concorrenti. Investimenti sulle reti, investimenti sull’intelligenza artificiale – solo il 13% delle aziende in Europa utilizza la I.A. – ed una strategia per le start up e le scale up. Un pacchetto  di iniziative al quale va aggiunto la prossima pubblicazione del nuovo codice delle imprese capace di offrire un’alternativa ai frammentati sistemi nazionali e di coprire aspetti del diritto societario, dell’insolvenza, del lavoro e del diritto tributario. Il tutto accompagnato da una campagna sostenuta dagli stati nazionali a favore dell’ “acquista europeo”, cominciando da una piattaforma industriale dove commerciare materie prime strategiche in casa dell’Europa.   

L’auto europea in forte crisi di identità – le vendite di veicoli elettrici sono diminuite dell’1,3 % lo scorso anno e rappresentano appena il 13, 6% di tutte le vendite, – ha bisogno secondo i vertici della commissione di un campo di gioco equo a livello internazionale, in confronto alla Cina, e che sia in grado di facilitare la transizione pulita e la semplificazione  normativa. Mentre i marchi europei cedevano terreno il gigante asiatico avanzava: la quota di mercato delle auto elettriche cinesi è cresciuta fino a raggiungere la vetta del 14 per cento nell’ultima parte dell’anno scorso. Ai dazi del 35,3 per cento imposti da Bruxelles sulle vetture cinesi, dopo aver accertato che gli aiuti di stato consentivano vendite sottocosto, si sono opposti la Germania ed altri paesi dell’Unione.

Saranno i tribunali a decidere il finale di partita su questi dazi. Magari anticipati dal piano strategico promesso da von der Leyen per il 5 marzo che non prevedrà retromarce sul green deal, bensì la stesura di un clean industrial deal  che scommetterà su flessibilità e   pragmatismo le nuove parole d’ordine in circolazione a Bruxelles per far sì che il futuro dell’auto resti saldamente radicato in Europa.

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Rossana Livolsi
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