K metro 0 – Kinshasa – Le milizie ribelli del gruppo per il 23 Marzo (M23) hanno preso Goma, la città principale del Nord Kivu, regione orientale del Congo ricca di risorse minerarie. La caduta di questa città rappresenta una tragedia per la popolazione civile. Si muovono masse di sfollati dalla città e dalle zone circostanti.
K metro 0 – Kinshasa – Le milizie ribelli del gruppo per il 23 Marzo (M23) hanno preso Goma, la città principale del Nord Kivu, regione orientale del Congo ricca di risorse minerarie. La caduta di questa città rappresenta una tragedia per la popolazione civile. Si muovono masse di sfollati dalla città e dalle zone circostanti. Intanto, i funzionari delle Nazioni Unite segnalano morti per le strade, saccheggi e interruzioni di elettricità, acqua e accesso a internet.
“La situazione umanitaria e di sicurezza è caotica. Più di 200mila bambini sono colpiti da questa escalation, che ha separato molti di loro dai genitori”, ha dichiarato un rappresentante di Save the Children in Congo. Mentre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha denunciato: “Alcune donne sono state ripetutamente violentate mentre cercavano legna da ardere o semplicemente lasciavano il perimetro dei campi per sfollati”. Anche le Nazioni Unite hanno definito la situazione a Goma come “estremamente preoccupante”.
Intanto, nella capitale Kinshasa, secondo i media internazionali, alcuni manifestanti hanno attaccato con rabbia le ambasciate di Francia, Belgio, Uganda, Ruanda e Kenya.
Le milizie dell’M23 sono sostenute dal Ruanda. Fondate nel 2012, devono il nome alla data del 23 marzo del 2009, giorno in cui per calmare una rivolta fu stipulato un accordo, che secondo i ribelli non fu mai rispettato. Tale accordo prevedeva tra l’altro l’integrazione dei ruandesi di etnia Tutsi nell’esercito e nell’amministrazione della Repubblica Democratica del Congo.
Per capire le origini di questo gruppo armato bisogna andare indietro almeno fino al genocidio del 1994 in Ruanda, quando l’etnia maggioritaria degli Hutu uccise un numero tra i 500.000 e un milione di Tutsi, etnia meno popolosa nel Paese ma che storicamente manteneva le posizioni di potere nello Stato. Tornati i Tutsi al potere nel 1994, dopo il genocidio, molti Hutu scapparono in Congo temendo ritorsioni e rappresaglie. Il gruppo dell’M23 è formato prevalentemente da Tutsi ed è nato per difendere l’etnia già vittima di genocidio e i Congolesi di origine ruandese oltre i confini del loro paese. Secondo alcuni critici, tuttavia, questo gruppo ribelle sarebbe in realtà solamente un mezzo nelle mani del Ruanda per acquisire influenza economica e politica sul Congo orientale.
Già nel 2012, le milizie dell’M23 avevano preso il controllo di Goma per un paio di settimane, per poi ritirarsi a causa di pressioni internazionali. In seguito, il gruppo è rimasto dormiente fino al 2021, anno in cui ripresero gli attacchi lampo contro l’esercito congolese. Negli anni le motivazioni dei ribelli sono cambiate: la prima volta che presero il controllo della capitale del Nord Kivu, i ribelli dell’M23 chiedevano il rispetto di accordi che prevedevano, tra le altre cose, il riconoscimento del loro braccio politico come partito legittimo. Oggi, invece, si crede che essi siano interessati al controllo della regione e delle sue risorse minerarie.
L’interesse per il Congo orientale, è dovuto all’ampia presenza di minerali e terre rare fondamentali per l’industria elettronica. Secondo quanto dichiarato lo scorso anno dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, il Congo è il primo produttore di cobalto, essenziale per produrre batterie. Inoltre, proprio la regione del Nord Kivu, detiene diverse miniere di coltan, un minerale da cui sono estratti elementi per produrre i microchip di smartphone e dispositivi digitali. Non bisogna neanche sottovalutare l’importanza strategica per la posizione del Nord Kivu come rilevante snodo commerciale tra Uganda e Ruanda e per le merci in arrivo dai porti del Kenya. Infatti, il controllo della città di confine di Bunagana ha consentito ai ribelli di aumentare le loro entrate tramite l’imposizione di un pedaggio.
Negli ultimi giorni si andava profilando un incontro tra il presidente congolese Félix Tshisekedi e quello ruandese Paul Kagame, con la mediazione del Kenya. Questi colloqui avrebbero dovuto cercare un accordo per porre fine alle ostilità a Goma. Tuttavia, le notizie delle ultime ore parlano di un dietrofront del presidente congolese, che non prenderà parte all’incontro. Si spera in ogni caso che si possa arrivare al più presto a un accordo, per sollevare perlomeno la popolazione civile dalle sofferenze.