K metro O – Bogotà – La situazione in Colombia è ormai fuori controllo nella regione di Catacumbo, dove gli scontri tra i guerriglieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e gli affiliati a organizzazioni di dissidenti delle disciolte Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc) non accennano a diminuire. Il segretario generale dell’Onu, Antònio Guterres, infatti
K metro O – Bogotà – La situazione in Colombia è ormai fuori controllo nella regione di Catacumbo, dove gli scontri tra i guerriglieri dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e gli affiliati a organizzazioni di dissidenti delle disciolte Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc) non accennano a diminuire. Il segretario generale dell’Onu, Antònio Guterres, infatti si è detto “molto preoccupato” per le violenze nella regione, che hanno già provocato oltre 80 morti, feriti e si registrano più di 30.000 sfollati. Molti stanno fuggendo verso il Venezuela.
Per il presidente colombiano Gustavo Petro quanto sta accadendo è “simbolo del fallimento della nazione” e ha dichiarato lo stato di emergenza Ieri l’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani in Colombia, ha condannato le “gravi infrazioni al diritto internazionale umanitario” rilevate nello scontro tra fazioni. Il governo, così, potrà disporre di un periodo di 90 giorni, rinnovabili per due volte previo consenso del Senato, di sospendere alcune garanzie e diritti per la popolazione, oltre che impiegare le forze armate per compiti di polizia interna, senza le restrizioni altrimenti previste dalla Costituzione.
Al tempo stesso il governo potrà emettere decreti con forza di legge, in grado di sospendere – per il periodo in questione – provvedimenti incompatibili con lo Stato di emergenza. Nel fine settimana il presidente Petro aveva anche annunciato la fine del percorso negoziale per trattare una pace con l’Eln, al momento la più grande delle organizzazioni armate clandestine operanti nel Paese, che ha lanciato l’offensiva giovedì scorso in diversi comuni della zona del Catatumbo denunciando la complicità più o meno diretta delle forze armate a sostegno dei dissidenti delle Farc. La banda armata ha rivendicato l’uccisione di alcuni firmatari degli accordi di pace, elementi – si legge in una nota ufficiale – che avrebbero sfruttato i benefici di legge per riarruolarsi al servizio di “bande di narcotrafficanti” o al fianco delle Forze armate. L’Eln aveva deciso di non aderire al trattato con cui si cercava di mettere fine a una parte centrale del conflitto armato pluridecennale e che sarebbe valso a Santos il premio Nobel per la Pace.
Il decreto di emergenza dovrebbe, tra le altre cose, permettere alle Forze Armate di provare a penetrare nelle zone più impervie della provincia Norte de Santander. Al momento i circa cinquemila effettivi dispiegati nella zona hanno fornito il supporto per evacuare la popolazione minacciata dalle violenze. Al momento, si parla di almeno 135 cittadini portati in salvo, di cui almeno 50 sarebbero ex membri delle Farc firmatari dell’accordo di pace stretto a fine 2016 con il governo dell’allora presidente, Juan Manuel Santos. “Spero di poter contare sull’appoggio del potere giudiziario. La presenza militare si realizzerà sempre assieme alla trasformazione economica delle regioni sottoposte alla violenza”, ha scritto Petro tornando a ribadire l’importanza di incidere sulle condizioni socio-economiche come volano per rispondere alla crisi di sicurezza.
“La rivoluzione si può fare solo con il popolo e senza violenza. La bandiera rivoluzionaria è la pace perché è la bandiera della vita”, ha scritto Petro censurando, sul proprio profilo X, una dichiarazione video in cui i dirigenti del «fronte nord-orientale» dell’Eln rivendicano l’importanza della lotta per realizzare il “progetto strategico verso il socialismo”. “Hanno perso l’intelligenza”, ha sottolineato il capo dello Stato colombiano.
Il rappresentante speciale del Segretario generale per la Colombia. Carlos Ruiz Massieu, ha invitato i gruppi armati a cessare tutte le azioni che mettono in pericolo i civili. “Condanno le uccisioni, che sono un attacco alla pace stessa, e invito nuovamente i gruppi armati a cessare tutte le azioni che mettono a rischio la popolazione civile”, ha detto Massieu.