K metro 0 – Québec – Muoiono sempre più persone di eutanasia in Canada, tra i pochi Paesi che hanno introdotto leggi sulla morte assistita nell’ultimo decennio, oltre ad Australia, Nuova Zelanda, Spagna e Austria. Il tasso di assistenza medica nel morire è difatti cresciuto per il quinto anno consecutivo, anche se a un ritmo
K metro 0 – Québec – Muoiono sempre più persone di eutanasia in Canada, tra i pochi Paesi che hanno introdotto leggi sulla morte assistita nell’ultimo decennio, oltre ad Australia, Nuova Zelanda, Spagna e Austria. Il tasso di assistenza medica nel morire è difatti cresciuto per il quinto anno consecutivo, anche se a un ritmo più lento. Nel 2023, circa 15.300 persone si sono sottoposte alla morte assistita, pari al 4,7% dei decessi nel Paese. E i legislatori canadesi stanno cercando di estendere l’accesso all’eutanasia anche alle persone con malattie mentali entro il 2027.
Il quinto rapporto annuale pubblicato l’11 dicembre da Health Canada, sin dalla legalizzazione della morte assistita nel 2016, per la prima volta include i dati sull’etnia di coloro che richiedono l’eutanasia. La percentuale di eutanasia in Canada è salita di quasi il 16% nel 2023. Un numero tuttavia in netto calo rispetto all’aumento medio del 31% degli anni precedenti.
Quasi tutti coloro che hanno richiesto la morte assistita – circa il 96% – avevano una morte naturale prevedibile. Al restante 4% è stata concessa a causa di una malattia cronica a lungo termine, e quando la morte naturale non era imminente. L’età media di coloro che hanno richiesto la morte assistita era di circa 77 anni, e il cancro la condizione medica di base più frequente. Circa il 96% dei destinatari si è identificato come bianco, che rappresenta circa il 70% della popolazione canadese. Non è chiaro, tuttavia, quale sia la causa di questa disparità.
Il secondo gruppo etnico più segnalato è quello degli asiatici orientali (1,8%), che rappresentano circa il 5,7% dei canadesi. Il Quebec è però la provincia che ha continuato ad avere il più alto tasso di utilizzo: quasi il 37% di tutti i decessi per eutanasia, nonostante la regione abbia solo il 22% della popolazione canadese.
Il governo del Quebec vuole così approfondire il fenomeno di un indice così alto, e ne ha lanciato uno studio all’inizio del 2024. Da rilevare, tuttavia, che malgrado il numero di decessi assistiti in Canada sia in crescita, il Paese è ancora indietro rispetto ai Paesi Bassi, dove l’eutanasia ha rappresentato circa il 5% dei decessi totali lo scorso anno.
Fra l’altro, alla fine di novembre, i parlamentari britannici hanno votato per l’approvazione di una legge simile che concede agli adulti malati terminali in Inghilterra e Galles il diritto di avere una morte assistita, anche se dovrà passare ulteriori controlli prima di poter diventare legge.
Ma il Canada è stato citato da alcuni come esempio di cautela per la sua percepita mancanza di garanzie. Come il Regno Unito, esso ha inizialmente legalizzato la morte assistita solo per coloro la cui morte era “ragionevolmente prevedibile”. Tuttavia, nel 2021 il Paese del Nord America ha esteso l’accesso alle persone che non hanno una diagnosi terminale, ma che vogliono porre fine alla loro vita a causa di una condizione cronica e debilitante.
All’inizio del 2024 era previsto difatti un nuovo allargamento dell’accesso alle persone con malattie mentali. Ma il provvedimento è stato rinviato per la seconda volta dopo che le province canadesi, che sovrintendono all’erogazione dell’assistenza sanitaria, hanno sollevato dubbi sulla capacità del sistema di far fronte a una simile espansione. Mercoledì, Health Canada ha difeso la procedura, affermando che il codice penale stabilisce criteri di ammissibilità “rigorosi”. Ma il Cardus, un think tank cristiano, ha dichiarato che le ultime cifre sono “allarmanti” e dimostrano che il Canada ha uno dei programmi di eutanasia in più rapida crescita al mondo.
Un rapporto pubblicato a ottobre dall’Ontario – la provincia più popolosa del Canada – ha fatto luce su casi controversi in cui è stata concessa la morte assistita a persone che non erano vicine alla morte naturale. Un esempio è stato quello di una donna di 50 anni con una storia di depressione e pensieri suicidi e con una grave sensibilità alle sostanze chimiche. La sua richiesta di eutanasia è stata accolta dopo che non era riuscita a trovare un alloggio che potesse soddisfare le sue esigenze mediche.
Negli ultimi mesi è poi balzato agli onori della cronaca il caso di una paziente oncologica della Nuova Scozia che ha raccontato che le è stato chiesto se fosse a conoscenza della possibilità di ricorrere alla morte assistita per ben due volte mentre si sottoponeva a un intervento di mastectomia. La domanda “è emersa in luoghi del tutto inappropriati”, ha dichiarato al National Post. I notiziari canadesi hanno anche riportato casi in cui persone con disabilità hanno preso in considerazione la morte assistita a causa della mancanza di un alloggio o di sussidi per la disabilità. Insomma, in Canada, c’è da farsi venire i brividi, non solo per il freddo estremo di questa stagione.
di Sandro Doria