K metro 0 – Londra – I ribelli siriani hanno lanciato mercoledì una massiccia offensiva contro il regime siriano di Assad, nella provincia di Aleppo, conquistando le prime parti di territorio dall’entrata in vigore del cessate il fuoco nel 2020, hanno dichiarato fonti dell’esercito e dei ribelli. Per contrastare l’offensiva dei ribelli, caccia dell’Aeronautica militare russe
K metro 0 – Londra – I ribelli siriani hanno lanciato mercoledì una massiccia offensiva contro il regime siriano di Assad, nella provincia di Aleppo, conquistando le prime parti di territorio dall’entrata in vigore del cessate il fuoco nel 2020, hanno dichiarato fonti dell’esercito e dei ribelli. Per contrastare l’offensiva dei ribelli, caccia dell’Aeronautica militare russe e siriane hanno bombardato la Siria nordoccidentale vicino al confine con la Turchia.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede in Gran Bretagna, gli scontri tra l’esercito e ribelli, hanno fatto finorra, oltre 140 vittime fra i combattenti nei peggiori combattimenti nel nord-ovest del Paese da anni, mentre anche il governo ha riferito di feroci battaglie.
L’Osservatorio ha dichiarato che il gruppo estremista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e le fazioni alleate hanno lanciato un attacco a sorpresa contro l’esercito siriano nella provincia settentrionale di Aleppo mercoledì.
L’avanzata delle milizie di Tahrir al-Sham ha riacceso la guerra civile dopo il cessate il fuoco del 2020, il bilancio “dei combattimenti in corso nelle ultime 24 ore è però salito a 132, tra cui 65 combattenti di HTS”, 18 di fazioni alleate “e 49 membri delle forze del regime”, ha dichiarato l’Osservatorio, che si basa su una rete di fonti interne alla Siria.
Alcuni degli scontri, in un’area a cavallo tra le province di Idlib e Aleppo, si trovano a meno di 10 chilometri (sei miglia) a sud-ovest della periferia della città di Aleppo. L’HTS, controlla gran parte della zona nord-occidentale di Idlib e porzioni delle vicine province di Aleppo, Hama e Latakia.
Un corrispondente dell’AFP ha riferito di scontri pesanti e ininterrotti a est della città di Idlib da mercoledì mattina, con tanto di attacchi aerei. Una dichiarazione militare riportata dall’agenzia di stampa statale Sana ha confermato che “le organizzazioni terroristiche armate raggruppate sotto il cosiddetto ‘Fronte terroristico al Nusra’, presenti nelle province di Aleppo e Idlib, hanno lanciato un ampio attacco” mercoledì mattina.
L’assalto con “armi medie e pesanti ha preso di mira villaggi e città sicure e i nostri siti militari in quelle aree”. L’esercito “in cooperazione con le forze amiche” ha affrontato l’incursione “che sta ancora continuando”, infliggendo “pesanti perdite” ai gruppi armati, si legge nel comunicato militare, senza riportare le perdite dell’esercito. L’Osservatorio ha detto che l’HTS è riuscito ad avanzare nella provincia di Idlib, prendendo il controllo di Dadikh, Kafr Batikh e Sheikh Ali “dopo pesanti scontri con le forze del regime con la copertura aerea russa”.
“I villaggi hanno un’importanza strategica per la loro vicinanza all’autostrada internazionale M5”, ha dichiarato l’Osservatorio, aggiungendo che le fazioni, che hanno già preso il controllo di altre due località, stanno ‘cercando di tagliare l’autostrada internazionale Aleppo-Damasco’. L’Osservatorio ha precisato che “gli aerei da guerra russi hanno intensificato gli attacchi aerei”, prendendo di mira le vicinanze di Sarmin e altre aree nella provincia di Idlib, insieme a “pesanti bombardamenti di artiglieria” e al lancio di razzi.
Ricordiamo che il conflitto in Siria è scoppiato dopo che il regime di Bashar al-Assad ha represso in modo violento le proteste antigovernative nel 2011 e si è trasformato in una guerra complessa che ha coinvolto eserciti stranieri e jihadisti; e provocato oltre 500.000 morti, sfollato milioni di persone e danneggiato le infrastrutture del Paese. La regione di Idlib è soggetta a un cessate il fuoco – ripetutamente violato, ma ancora largamente valido – mediato dalla Turchia e dalla Russia, alleata di Damasco, dopo un’offensiva del governo siriano nel marzo 2020, appunto.