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Per una lettura di genere dell’emigrazione italiana

Per una lettura di genere dell’emigrazione italiana

K metro 0 – Roma – Il 5 novembre scorso è stata presentata a Roma la XIX edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (Tau editrice), curato da Delfina Licata. I dati riportati sono particolarmente interessanti e mostrano come, a fronte di una popolazione italiana di 58 milioni 990 mila unità, diminuita di

K metro 0 – Roma – Il 5 novembre scorso è stata presentata a Roma la XIX edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (Tau editrice), curato da Delfina Licata. I dati riportati sono particolarmente interessanti e mostrano come, a fronte di una popolazione italiana di 58 milioni 990 mila unità, diminuita di 652mila residenti rispetto al 2020, il numero di persone che hanno deciso di vivere fuori dal nostro Paese è in continua crescita.

L’Italia fuori dall’Italia quest’anno ha raggiunto la quota di 6 milioni 134 mila, più 11,8% dal 2020, più del 10% della nostra popolazione.  Dal 2006, anno del primo numero del RIM ad oggi, il numero degli italiani all’estero è raddoppiato. Le partenze del 2023 hanno interessato sempre più l’intero territorio nazionale: famiglie che si spostano, espatri all’estero per studio o per lavoro, ricongiungimenti familiari. La maggior parte sono giovani tra i 18 e i 34 anni (45,5%) o giovani adulti tra i 35 e i 49 (23,3%), in totale il 68,8%. Oltre 228 mila sono i minori, cioè bambini partiti con la famiglia o nati all’estero da nuove coppie. Interessante anche la quota degli over 65 che raggiunge le 30mila unità (21%).

I dati quindi ci confermano la situazione di una mobilità plurima, una diaspora italiana che negli anni è diventata più giovane, istruita, qualificata e multiculturale. Una mobilità che non è più solo sfuggire da situazioni di fragilità economica e occupazionale, ma desiderio di rivalsa e di crescita. Questo bisogno lo si trova tanto nelle aree metropolitane medio-grandi quanto nelle città medio-piccole, nelle aree depresse e nelle zone ricche del Paese. 

Il 48,2% degli oltre 6 milioni di italiani all’estero è donna. La presenza delle italiane cresce in maniera sostenuta: dal 2006 ad oggi è più che raddoppiata: da oltre 1,4 milioni alle attuali 2.961.160 (+106%).  A differenza di quanto è avvenuto nelle precedenti ondate migratorie, la tradizionale figura di donna migrante, spinta al trasferimento per riunire la famiglia e ricongiungersi agli uomini che l’avevano preceduta in cerca di fortuna, negli anni 2000 è stata sostituita da quella di una donna motivata anche dalla prospettiva di una vita indipendente, di un maggior benessere economico e di una carriera professionale più gratificante.

Il tema della carriera sta spingendo molte donne, spesso con elevate competenze professionali, a spostarsi verso paesi con meno barriere di genere che ostacolano loro l’accesso alle posizioni di responsabilità o ad alti livelli retributivi, con un sistema di welfare efficiente e un ben bilanciato rapporto tra lavoro e vita privata. Donne che hanno deciso di partire per cercare, sperando di trovarla in paesi diversi dal proprio, una situazione economica, culturale, sociale migliore, più adatta al proprio sentire che non in Italia, donne che hanno scelto di cambiare nazione, città, stile di vita cercando, e spesso trovando altrove, quello che avrebbero preferito avere in patria, ma che nonostante tutti gli sforzi e le ricerche, non sono riuscite ad ottenere.

Di una lettura di genere della migrazione italiana e del ruolo delle donne nella diaspora italiana si parlerà il 19 novembre p.v. presso lo Spazio Europa a Roma, durante la presentazione del libro “Sulle ali del cambiamento. Narrazioni femminili dell’emigrazione italiana contemporanea” Edizioni TAU, scritto da Loredana Cornero, con l’autrice, Tiziana Bartolini, direttora di NoiDonne, Silvia Costa, Delfina Licata, responsabile del RIM e Marco Motta, ideatore e conduttore del programma “Expat” di Rai RadioTre.

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