K metro 0 – Beirut – La priorità è la “piena attuazione” della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Lo ha detto il primo ministro uscente Najib Miqati durante un’intervista al quotidiano statunitense “Washington Post”. Sosteniamo “tutte le disposizioni chiave di un accordo proposto dal mediatore statunitense Amos Hochstein, compreso il dispiegamento
K metro 0 – Beirut – La priorità è la “piena attuazione” della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Lo ha detto il primo ministro uscente Najib Miqati durante un’intervista al quotidiano statunitense “Washington Post”.
Sosteniamo “tutte le disposizioni chiave di un accordo proposto dal mediatore statunitense Amos Hochstein, compreso il dispiegamento dell’esercito libanese nel sud del Libano e un meccanismo di monitoraggio”, ha detto Miqati. Il premier uscente ha affermato inoltre di essere favorevole alla proroga del mandato del generale Joseph Aoun, capo delle Forze armate, che scadrà a gennaio, spiegando che “non cambiamo i nostri ufficiali nel bel mezzo di una battaglia”.
“Prendere di mira i siti archeologici in Libano da parte di Israele, è di per sé un ulteriore crimine contro l’umanità che deve essere affrontato e fermato”, ha sottolineato Miqati. E chiede alla comunità internazionale di “fare pressioni su Israele affinché eviti che civili, equipaggi medici e servizi di emergenza vengano presi di mira”, ha detto.
L’Unione europea ha chiesto un immediato cessate il fuoco immediato nel Paese. È quanto ha affermato Sandra De Waele, ambasciatrice dell’Ue in Libano, durante un incontro con il primo ministro Miqati, alla presenza del ministro degli Esteri Abdallah Bou Habib. De Waele ha ribadito che “stiamo sostenendo il Libano in diversi modi”, attraverso “aiuti umanitari, sostegno finanziario, umanitario e politico”. L’ambasciatrice Ue ha poi sottolineato l’importanza di avviare un processo di riforme per facilitare la ricostruzione del settore bancario e la lotta contro la corruzione.
Intanto, Il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, ha definito “totalmente false” le dichiarazioni a lui attribuite in un articolo del “Washington Post”. Secondo quanto riportato dal quotidiano statunitense, Berri avrebbe affermato: “Non nego che l’Iran aiuti Hezbollah. Lo dice anche Hezbollah. Ma se gli Stati Uniti aiutassero il Libano, allora non prenderemmo ordini dall’Iran”. In riferimento al sostegno economico e militare di Teheran al movimento sciita, Berri avrebbe aggiunto: “È risaputo, proprio come voi (statunitensi) sostenete Israele”. Il presidente del Parlamento libanese, che è anche il leader del partito Amal, alleato di Hezbollah, avrebbe inoltre affermato, sempre secondo il “Washington Post”, di sostenere il piano dell’inviato degli Stati Uniti Hochstein e il cessate il fuoco.
Infine, più del 70 per cento della popolazione di Baalbek, nell’est del Libano, è stata sfollata negli ultimi giorni a causa dei bombardamenti israeliani e degli ordini di evacuazione trasmessi dell’Idf. Lo ha riferito oggi l’agenzia di stampa libanese “Nna”, aggiungendo che “i bombardamenti israeliani hanno preso di mira la città e i suoi dintorni, così come le aree vicine alla cittadella di Baalbek e altri monumenti, e hanno colpito anche ospedali, scuole e istituti, nonché strutture turistiche”. Ieri, domenica, l’esercito israeliano ha emesso nuovi ordini di evacuazione per gli abitanti del governatorato di Baalbek, mettendoli in guardia da qualsiasi attacco a causa della “presenza di infrastrutture di Hezbollah”.
Il portavoce dell’esercito israeliano in lingua araba, Avichay Adraee, ha avvertito i residenti del governatorato di Baalbek e del villaggio di Doures, nel sud-ovest, di allontanarsi dalle “strutture di Hezbollah, perché l’esercito lavorerà contro di loro”. Il portavoce ha inoltre pubblicato delle mappe di edifici, intimando ai cittadini di tenersi a una distanza di almeno 500 metri.
Sempre nella giornata di ieri le Nazioni Unite hanno riferito che la situazione umanitaria in Libano è peggiore rispetto all’ultima guerra tra Israele e Hezbollah del 2006. L’Onu ha fatto inoltre sapere che i danni alla popolazione libanese, “sono stati aggravati dalla distruzione di infrastrutture vitali, compresa l’assistenza sanitaria, poiché molti ospedali soffrono di sovraffollamento e hanno urgente bisogno di donazioni di sangue per far fronte al pericoloso afflusso di vittime”. Secondo il ministero della Sanità libanese, almeno 2.986 persone sono state uccise negli attacchi israeliani dall’ottobre 2023, quando sono cominciate le ostilità tra l’esercito dello Stato ebraico e i miliziani di Hezbollah.