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Anticorruzione: l’ingrediente mancante nella ricetta del G20 per lo sviluppo sostenibile

Anticorruzione: l’ingrediente mancante nella ricetta del G20 per lo sviluppo sostenibile

K metro 0 – Bruxelles – La corruzione ostacola lo sviluppo sostenibile: toglie risorse alla sanità e all’assistenza sociale aggravando la povertà e le diseguaglianze. E’ un fenomeno sociale, politico ed economico che colpisce tutti i paesi, mina le istituzioni e lo stato di diritto, distorce i mercati e i processi elettorali, priva i cittadini

K metro 0 – Bruxelles – La corruzione ostacola lo sviluppo sostenibile: toglie risorse alla sanità e all’assistenza sociale aggravando la povertà e le diseguaglianze. E’ un fenomeno sociale, politico ed economico che colpisce tutti i paesi, mina le istituzioni e lo stato di diritto, distorce i mercati e i processi elettorali, priva i cittadini di diritti fondamentali e rallenta lo sviluppo economico.  E’ un circolo vizioso che impoverisce sempre più i paesi dove il problema è endemico.

Nel 2016, con il lancio del Piano d’azione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il G20 lo aveva esplicitamente riconosciuto. E con l’avvento della   presidenza brasiliana del G20, l’1 dicembre 2023, lo sviluppo sostenibile e la riduzione delle disuguaglianze  sono state indicate  come questioni chiave per il 2024.

Alla riunione ministeriale dell’Anti-Corruption Working Group del G20 tenutasi il 24 ottobre scorso a Natal (la capitale dello Stato brasiliano del Rio Grande do Norte), è stato    raggiunto un consenso  sulla promozione dell’integrità e sulla lotta alla corruzione.  Il risultato è stata la preparazione di una dichiarazione ministeriale che sarà sottoposta ai leader del G20 durante il Summit dei Capi di Stato e di Governo, che si terrà a Rio de Janeiro il 18 e 19 novembre 2024.

I leader dovrebbero elevare la lotta alla corruzione al centro della loro agenda, auspica Transparency International (una ONG presente in oltre 100 paesi del mondo che si impegna senza sosta per  combattere la corruzione). Tuttavia, proprio come negli anni precedenti, lamenta Transparency, vediamo che la corruzione viene trattata in modo isolato e relegata ai margini dell’agenda del G20. Questo schema è tristemente familiare, e mette i leader del G20 di nuovo in difficoltà di fronte a una sfida sistemica globale che frena lo sviluppo sostenibile e la riduzione delle disuguaglianze.

Nella lotta alla corruzione il G20 ha un vantaggio comparativo che  risiede nella sua capacità di coordinare le riforme per affrontare la corruzione transfrontaliera e i flussi finanziari illeciti, soprattutto perché molte economie del G20 sono esse stesse la destinazione principale dei fondi rubati dai paesi a basso e medio reddito.

Transparency International chiede ai leader di fare di più che impegnarsi nuovamente a contrastare la corruzione solo alla fine dei loro comunicati. Per quanto abbiano ribadito la loro determinazione a combattere la corruzione ormai da oltre un decennio, finché non prenderanno sul serio i danni che ne derivano, sarà difficile intraprendere azioni significative e coordinate stringenti  per la trasparenza finanziaria in tutti i paesi membri.

Il successo del vertice del G20 di Rio (il 18-19  novembre) nel promuovere lo sviluppo sostenibile non dovrebbe essere misurato solo da ciò che entra nel comunicato finale, ma dall’attuazione delle misure per eliminare le scappatoie che consentono ai flussi finanziari illeciti di prosperare.

Fine del segreto finanziario  

Le società e i trust anonimi sono stati il ​​veicolo preferito dei corrotti e dei criminali che desideravano nascondere i loro conflitti di interesse, i loro legami politici e la proprietà dei beni. Tuttavia, dieci anni dopo il lancio dei dieci High level principles, adottati dai leader nel novembre 2014, per promuovere la trasparenza degli assetti societari e dei trust, i paesi del G20 hanno compiuto lenti progressi, con cinque membri (Australia, Giappone, Messico, Russia e Corea del Sud) ancora privi di registri della proprietà effettiva. Ma anche nei paesi che li possiedono, problemi come la mancanza di verifica e applicazione continuano a minare la trasparenza.

La trasparenza della proprietà effettiva non dovrebbe tuttavia fermarsi alle aziende. Il G20 dovrebbe anche stabilire norme efficaci di trasparenza sulla proprietà effettiva per tutti i tipi di entità legali, trust, fondi di investimento e categorie di attività favorite dai corrotti, compresi immobili e beni di lusso.

Introduzione di un regime di regolamentazione e supervisione efficace degli organi di controllo

Nei paesi del G20 la delocalizzazione della ricchezza e il riciclaggio di fondi illeciti avvengono spesso con  l’aiuto di professionisti.

E’ questo il caso di Gran Bretagna e Stati Uniti, che insieme alla Svizzera, ospite di quest’anno del Financial Track del G20 (che riunisce i rappresentati dei ministeri delle Finanze e delle Banche Centrali per discutere tematiche finanziarie, monetarie e fiscali per la definizione di politiche di indirizzo dell’economia globale) figurano tra  i primi  cinque paesi, indicati da Transparency International, in cui professionisti che operano nel settore non finanziario hanno facilitato flussi finanziari illeciti dall’Africa.

Inoltre, nessuno dei membri del G20 ha attualmente un regime di regolamentazione o supervisione altamente efficace per gli organi di controllo.

Rafforzare la cooperazione transfrontaliera

Per contrastare efficacemente i flussi finanziari illeciti è necessaria una solida cooperazione transfrontaliera. Molte indagini sulla corruzione e sul riciclaggio di denaro, tuttavia, sono bloccate dalle difficoltà nell’ottenere informazioni da giurisdizioni straniere. Il G20 deve semplificare i processi legali come la Mutua Assistenza Giudiziaria (MLA: Mutual Legal Assistance) e promuovere canali di cooperazione tra unità di intelligence finanziaria (FIU: Financial Intelligence Units) forze dell’ordine e organismi anticorruzione. Queste agenzie dovrebbero anche avere accesso diretto e non filtrato ai registri di proprietà di società, trust e immobili.

Dopo il vertice di Rio, il 18-19 novembre, il 9 dicembre si celebrerà la Giornata internazionale contro la corruzione decisa dalle Nazioni Unite per promuovere la prevenzione e il contrasto di questo crimine ed evidenziare l’importanza della United Nations Convention against Corruption entrata in vigore nel dicembre 2005: uno degli strumenti più innovativi e  il primo strumento giuridico vincolante nella lotta contro la corruzione, che prevede misure di prevenzione e la criminalizzazione delle principali forme di corruzione. E crea una piattaforma comune che rafforza la collaborazione tra la polizia e la magistratura per l’arresto e l’estradizione dei colpevoli.

E infine, il 12 dicembre a Parigi si terrà l’incontro dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) nel quale verranno discussi i risultati e le sfide della Convenzione dell’OCSE sulla lotta alla corruzione di funzionari pubblici stranieri nelle transazioni commerciali internazionali. A 20 anni di distanza dalla nascita della Convenzione, l’OCSE, con i 43 paesi parte della Convenzione farà un bilancio delle sfide e dei principali risultati ottenuti e lancerà un nuovo per identificare e indagare casi di corruzione estera.

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