K metro 0 – Vienna – L’Unione europea è sempre più intollerante. Dopo l’impennata di episodi di antisemitismo dal 7 ottobre 2023, si segnala anche un lento e graduale aumento dell’islamofobia. Secondo l’Agenzia Ue per i diritti fondamentali (FRA), infatti, oggi un musulmano su due nell’Ue è vittima di “razzismo e discriminazione nella vita quotidiana”.
K metro 0 – Vienna – L’Unione europea è sempre più intollerante. Dopo l’impennata di episodi di antisemitismo dal 7 ottobre 2023, si segnala anche un lento e graduale aumento dell’islamofobia. Secondo l’Agenzia Ue per i diritti fondamentali (FRA), infatti, oggi un musulmano su due nell’Ue è vittima di “razzismo e discriminazione nella vita quotidiana”. E un terzo dei cittadini musulmani ha difficoltà a trovare un lavoro e una casa. L’Austria svetta come il Paese più islamofobico, Spagna e Italia sono invece i meno razzisti verso i musulmani. Anche in Francia, il 39% degli intervistati ha dichiarato di esserne stato vittima. È “sempre più difficile essere musulmani nell’UE” ha dichiarato con amarezza Nicole Romain, portavoce dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, giovedì 24 ottobre, in seguito alla pubblicazione del nuovo studio. Ne emerge che il 50% dei residenti musulmani in 13 Paesi dell’UE subisce discriminazioni nella vita quotidiana, un musulmano su due, dunque.
Un incremento davvero sensibile rispetto all’ultima indagine del 2016: le persone di religione musulmana vittime di discriminazioni razziali rappresentavano allora il 39 per cento. Parliamo di oltre 13 milioni di persone, il secondo gruppo religioso dell’Ue, secondo il Pew Research Center; nel 2016 erano 26 milioni di persone. L’Agenzia Ue è arrivata a tali risultati dopo aver intervistato – tra l’ottobre 2021 e l’ottobre 2022 – 9.604 musulmani in 13 Paesi dell’Ue: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svezia.
I dati emersi confermano l’Austria come il Paese più islamofobico –il 71 per cento dei musulmani sono presi di mira -, seguita da Germania e Finlandia. Il tasso di discriminazioni razziali scende invece decisamente in Spagna e Italia, i Paesi con i livelli più bassi. In generale, i più colpiti sono i giovani musulmani e le donne che indossano abiti religiosi. Il comportamento islamofobo dei cittadini Ue si manifesta non solo nei confronti della religione, ma anche per il colore della pelle e il background etnico o di immigrati della popolazione musulmana europea. “Un fenomeno alimentato dai conflitti in Medio Oriente e aggravato dalla disumanizzante retorica anti-musulmana che vediamo in tutto il continente”, ha commentato la direttrice dell’Agenzia UE, Sirpa Rautio.
L’islamofobia si manifesta soprattutto nel lavoro e diritto alla casa. Secondo l’indagine, il 39 per cento dei musulmani subisce discriminazioni quando cerca occupazione e il 35 per cento sul posto di lavoro, in aumento rispetto al 31 per cento e al 23 per cento del 2016. Il dato cresce notevolmente se si guarda solo alle donne che indossano abiti religiosi, vittime di discriminazioni nella ricerca di lavoro nel 45 per cento dei casi. Inoltre, due musulmani su cinque – il 41 per cento – sono troppo qualificate per il loro lavoro, rispetto al 22 per cento dei cittadini Ue in generale.
Difficoltà analoghe nella ricerca di una casa: un terzo degli intervistati ha dichiarato di non riuscire ad acquistare o affittare un appartamento a causa del proprio credo religioso. L’Agenzia per i diritti ha riscontrato un gap allarmante anche per quanto riguarda l’istruzione: i musulmani hanno il triplo delle probabilità di abbandonare la scuola prima del tempo, rispetto alla popolazione generale dell’Ue (30 per cento rispetto al 9,6 per cento). Tutto questo alimenta il rischio di povertà, con il 31 per cento delle famiglie musulmane intervistate che fatica ad arrivare a fine mese, rispetto al 19 per cento di tutte le famiglie europee.
Per chiudere il quadro dipinto dall’Agenzia Ue, quasi un musulmano su tre (il 27 per cento) subisce molestie razziali e la metà di chi è stato fermato dalla polizia nell’anno precedente l’indagine ritiene di essere stato vittima di una profilazione razziale.
Nel settembre 2020, Ursula von der Leyen aveva lanciato il piano d’azione Ue per l’antirazzismo, annunciando al Parlamento europeo che fosse arrivato “il momento di cambiare, di costruire un’Unione veramente antirazzista, un’Unione che dalla condanna passi all’azione”. L’Agenzia Ue per i diritti fondamentali insiste che tale piano venga rinnovato oltre il 2025 e che includa “azione specifiche per contrastare il razzismo anti-musulmano”.
I casi di xenofobia e islamofobia sono d’altra parte all’ordine del giorno. Ad esempio, l’islamofobo e xenofobo britannico Tommy Robinson è stato arrestato in vista di una manifestazione programmata dai suoi sostenitori a Londra nel fine settimana del 26 e 27 ottobre. E si presenterà in tribunale il 13 novembre per l’accusa, ma è già stato messo in custodia cautelare in vista di un procedimento separato per oltraggio alla corte lunedì 28. Robinson è stato anche accusato da molti di essere una delle figure principali dietro l’aumento della tensione durante i violenti disordini dell’estate scorsa nel Regno Unito.
Ma c’è di più. Sempre qui, il crescente sentimento anti-musulmano non viene colto dalle statistiche ufficiali. Alcuni musulmani nel Regno Unito esitano difatti a denunciare i crimini d’odio a causa della sfiducia nella polizia e nelle autorità, spiega ad Anadolu Agency l’accademico britannico Peter Hopkins. Le statistiche ufficiali sui crimini d’odio contro i musulmani nel Regno Unito non riflettono pertanto la reale portata del problema, molti incidenti non vengono denunciati a causa della sfiducia nelle autorità. Sempre Hopkins, che è professore di geografia sociale all’Università di Newcastle, ha dichiarato alla stessa agenzia di stampa turca che i crimini d’odio contro i musulmani nel Regno Unito sono aumentati in concomitanza con eventi come l’offensiva di un anno di Israele su Gaza e sviluppi più ampi in Medio Oriente.
Intanto, migliaia di persone manifestano sempre più contro i migranti nelle Isole Canarie in Spagna. L’arcipelago, punto di ingresso chiave per i migranti irregolari dal Nord Africa verso la Spagna, ha visto gli arrivi più che raddoppiati quest’anno rispetto al totale di 14.976 del 2023: oltre 31.000 sbarchi. Numerosi hanno sfilato domenica 27 ottobre per le strade di Tenerife e Las Palmas, nelle isole Canarie spagnole, chiedendo la fine dell’immigrazione irregolare nel Paese. I manifestanti, sostenuti da associazioni e partiti politici di destra, hanno portato striscioni con scritto “No all’immigrazione clandestina” e “Prima il popolo delle Canarie”, sventolando bandiere spagnole e regionali. Hanno anche preso di mira le politiche abitative e di sicurezza del governo di coalizione di sinistra. L’aumento ha dunque acuito le tensioni nella regione. Sabato, un’imbarcazione che trasportava 175 migranti, tra cui nove neonati, è arrivata a El Hierro e, secondo le autorità locali, una persona è rimasta uccisa durante il pericoloso viaggio.
La polizia spagnola ha anche arrestato quattro sospetti per la campagna d’odio online contro la stella nera brasiliana del Real Madrid, Vinicius Junior. “I quattro principali responsabili di una campagna d’odio contro un giocatore di calcio sono stati arrestati. L’indagine è iniziata a seguito di tre denunce presentate dalla Liga spagnola”, ha scritto la polizia nazionale spagnola su X. ‘Hanno incitato i tifosi attraverso i social media a partecipare allo stadio e a gridare insulti con connotazioni razziste’. La campagna d’odio online è scattata per l’esattezza prima del derby del Real Madrid contro l’Atletico Madrid del 29 settembre.
In definitiva, gli studi dell’Agenzia Ue mostrano “un picco dell’odio contro i musulmani” dal 7 ottobre 2023, che continua a essere alimentato dal conflitto in Medio Oriente, aggiunge Sirpa Rautio. Lo scorso luglio, questo organismo dell’UE con sede a Vienna aveva già pubblicato uno studio sulla “marea montante dell’antisemitismo”.
di Sandro Doria