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Portogallo, in aumento i disturbi mentali post pandemia

Portogallo, in aumento i disturbi mentali post pandemia

K metro 0 – Lisbona – La pandemia Covid- 19 ha lasciato parecchi strascichi in Portogallo, soprattutto fra i giovani.  Uno studio coordinato dall’Università di Évora, la maggiore città della regione Alentejo, ha difatti concluso che a quasi il 23% degli studenti intervistati in sei università portoghesi è stato diagnosticato un disturbo mentale, la metà

K metro 0 – Lisbona – La pandemia Covid- 19 ha lasciato parecchi strascichi in Portogallo, soprattutto fra i giovani.  Uno studio coordinato dall’Università di Évora, la maggiore città della regione Alentejo, ha difatti concluso che a quasi il 23% degli studenti intervistati in sei università portoghesi è stato diagnosticato un disturbo mentale, la metà dei quali dopo la diffusione del virus respiratorio. Lo ha comunicato l’Accademia dell’Alentejo.

Lo studio, coordinato dalla professoressa Lara Guedes de Pinho, del Dipartimento di Infermieristica dell’UÉ (Università di Evora) “ha rivelato dati preoccupanti sulla salute mentale degli studenti dell’istruzione superiore”, riferisce l’agenzia di stampa Lusa. La ricerca è basata su dati raccolti nel 2022 e nel 2023, per un totale di 2.136 studenti universitari di sei università portoghesi.

L’ansia risulta essere in testa ai problemi di salute mentale più citati con il 19,4%, seguita dalla depressione con il 13,3%. “Lo studio ha anche evidenziato che il 38,9% degli studenti soffre di sintomi depressivi che vanno da moderati a gravi, con il 7,2% di sintomi gravi”, ha dichiarato l’UÉ. Inoltre, “come fattore aggravante, l’11,8% ha pensato che sarebbe stato meglio morire o farsi del male in qualche modo”.

E ancora: “le femmine e gli studenti di estrazione socio-economica inferiore, soprattutto quelli che vivono lontano da casa, sono i più colpiti” dai problemi di salute mentale. Alla domanda a chi si rivolgerebbero se avessero bisogno di aiuto, la maggioranza ha risposto che parlerebbe con gli amici (75,4%), seguita dalla psicoterapia (40%), ma solo il 26,4% degli studenti si rivolgerebbe alla consulenza psicologica offerta dall’università.

Per Lara Guedes de Pinho, alla luce di questi dati, è “estremamente importante formare i coetanei a fornire il primo soccorso in materia di salute mentale e a indirizzarli agli specialisti se necessario”. L’Università di Évora ha in effetti un proprio programma di salute mentale, chiamato Vagar (Mente), che “mira a monitorare la salute mentale degli studenti universitari su base annuale e a sviluppare programmi volti a costruire questa capacità nel mondo accademico”.

“In realtà, quello che stiamo osservando è un consolidamento dei segnali di preoccupazione che abbiamo avuto l’anno scorso”, ha dichiarato Sónia Cunha, direttrice del Centro di Supporto Psicologico e Intervento di Crisi (CAPIC), un servizio dell’Istituto Nazionale di Emergenza Medica (INEM) che fornisce supporto psicologico alle chiamate telefoniche ricevute dai Centri di Orientamento per Pazienti Urgenti (CODU). La principale preoccupazione è soprattutto rivolta alle frange più giovani e più anziane della popolazione, ma non meno vulnerabile è quella tra gli 11 e i 16 anni. È qui dunque che occorre dunque rafforzare il coinvolgimento della comunità scolastica e il sostegno alla salute mentale nell’ambito dell’assistenza sanitaria primaria.

Altrettanto importante non sottovalutare i sintomi e i segnali di bisogno di aiuto: “C’è ancora molta resistenza a dare per scontata la salute mentale”. La de Pinho ha difatti riconosciuto che esiste ancora uno stigma su questo tema e ha insistito: “Dobbiamo continuare a lavorare per demistificare la salute mentale come qualcosa di minore o come una fragilità umana”.

 

di Sandro Doria

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