K metro 0 – Ginevra – Il dato è drammatico e viene da una fonte incontestabile, l’OMS che ha pubblicato su “The Lancet” il rapporto sulla violenza di genere nel mondo. 161 i paesi e le aree geografiche sottoposte ad indagine. Una adolescente su sei, tra quelle che hanno una relazione, è stata vittima di violenza fisica
K metro 0 – Ginevra – Il dato è drammatico e viene da una fonte incontestabile, l’OMS che ha pubblicato su “The Lancet” il rapporto sulla violenza di genere nel mondo. 161 i paesi e le aree geografiche sottoposte ad indagine. Una adolescente su sei, tra quelle che hanno una relazione, è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale da parte del partner. Mentre una su quattro, 19 milioni, ne sarà vittima prima del compimento dei 20 anni. Si tratta di un quarto della popolazione mondiale specifica, per l’esattezza il 24 per cento delle giovani di età compresa fra i 15 e i 19 anni. Una cifra enorme per una piaga diffusa in tutto il mondo.
“La violenza del partner inizia precocemente per milioni di adolescenti in tutto il mondo”, ha affermato Pascale Allotey, direttrice del Dipartimento di ricerca e salute sessuale e riproduttiva dell’OMS. La violenza in questa fase della vita che è di formazione, è destinata ad avere danni profondi e duratori, per questo la dottoressa invita i paesi ad affrontare seriamente il problema e a trattarlo come una questione di salute pubblica, con un’attenzione specifica alla prevenzione e al supporto mirato. Assai deludente il verdetto dello studio: nessun paese raggiungerà entro il 2030 l’obiettivo di eliminare la violenza contro le donne e le ragazze. Si tratta dell’obiettivo numero 5, fissato in ambito ONU, per il raggiungimento della parità di genere e l’emancipazione femminile.
L’esercizio della violenza contro le adolescenti è più comune in contesti sociali a basso reddito, in quelli dove le ragazze godono di una minore istruzione e scarsi diritti civili ed economici. Il matrimonio in età precoce è una delle condizioni che più espone le ragazze agli abusi. I paesi con più elevati tassi di iscrizione femminile alla scuola secondaria e quelli con leggi sulle successioni più eque, hanno una minore prevalenza di violenza del partner sulle adolescenti. Secondo le stime del rapporto OMS le regioni più colpite dal fenomeno sono l’Oceania con il 47 per cento dei casi, seguita dall’Africa centrale e subsahariana con una percentuale del 40; l’Africa subsahariana orientale supera di poco la soglia del 30 per cento, tallonata dall’Asia meridionale con il 29 per cento. Percentuali superiori alla media anche nell’America latina andina, mentre Medio Oriente e Africa settentrionale si collocano perfettamente nella media. Le tre regioni con la più bassa prevalenza stimata sono l’Europa Centrale con il 10 per cento e Asia Centrale ed Europa Orientale con l’11 %. In Italia è stata stimata al 5 per cento. Nello specifico sfiora il 50 per cento (49%) la percentuale di ragazze violentate in Papua Nuova Guinea, Kiribati (48%), Isole Salomone e Vanuatu (46%). In Congo, Guinea, Bangladesh, Gabon e Nauru si supera di poco il 40 per cento.
La violenza del partner è risultato essere un gravissimo problema di salute pubblica che colpisce al cuore i diritti umani e si tratta di un male endemico in moltissimi paesi. Oltre il 27 per cento delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni hanno subito violenza sessuale dal partner, almeno una volta nella vita. Più frequentemente la violenza , diventa un’abitudine, un male con il quale convivere per l’intera esistenza. Il fattore più rilevante di penalizzazione per il genere femminile è sicuramente l’esclusione dal percorso di istruzione. L’iscrizione a corsi di istruzione secondaria è per le ragazze un’occasione per fuoriuscire dal circuito matrimonio infantile/violenza/abusi domestici/ dipendenza economica. Una correlazione quella fra istruzione e riduzione della violenza che è stata rilevata nel corso della ricerca OMS. La violenza sessuale si accompagna spesso alle gravidanze adolescenziali, aborti insicuri, lesioni, depressioni e stati d’ansia permanenti che incidono sulla salute delle ragazze che poi diventeranno donne altrettanto fragili.
Il matrimonio prematuro ha imboccato, fortunatamente nell’ultimo decennio la strada del contenimento, ma in diverse parti del mondo, è ancora molto diffuso, con quote che vanno dal 35 per cento nell’Africa subsahariana al 12 per cento dell’Asia orientale e centrale, attraverso diverse sfumature di gravità che coinvolgono Nord Africa, Medio Oriente, America Latina e Caraibi. E’ una pratica che coesiste con altre discriminazioni a carico delle ragazze, così come il prezzo e la dote delle ” bambine” date in spose ad uomini con il doppio o il triplo della loro età, in una relazione destinata ad essere segnata dagli squilibri di potere. Secondo la ricerca il matrimonio infantile incatena una bambina su cinque nate nel mondo. E ciascuna di loro è – sarà- una vittima.