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Recensione, “La quarta compagna” Orsola Severini

Recensione, “La quarta compagna” Orsola Severini

K metro 0 – Roma – “Finché ho potuto, ho resistito. Non tradire i compagni. Non tradire il partito. I pestaggi, gli stupri, le violenze, gli sputi. Ero una bambola da tortura”.  Milano anni venti del secolo scorso, Adalgissa Castelli è la giovanissima figlia di un piccolo ristoratore socialista. Figlia unica. La sua vita è

K metro 0 – Roma – “Finché ho potuto, ho resistito. Non tradire i compagni. Non tradire il partito. I pestaggi, gli stupri, le violenze, gli sputi. Ero una bambola da tortura”.  Milano anni venti del secolo scorso, Adalgissa Castelli è la giovanissima figlia di un piccolo ristoratore socialista. Figlia unica. La sua vita è scandita da lavoro e partito. Cresce, si sposa, ha una bambina che di lì a poco morirà, lasciandole dentro un vuoto incolmabile che Ada cercherà di riempire votandosi al partito. Da semiclandestina provvede alla diffusione de “L’Unità”.

L’arrestano e nel carcere dei fascisti subisce ogni sorta di affronto, inflitto con ferocia e furore. Per sfuggire ai suoi aguzzini si finge pazza grazie al suggerimento di un medico e di un giudice istruttore, lo stesso del processo contro Gramsci.   Viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico a Mombello, dove resterà tre anni.  E non rinnega il partito, neppure di fronte alla morte del padre.  ” Quell’ultimo sguardo mi perseguita ancora. Ma non mi sono mai pentita di non aver rinnegato me stessa per accudirlo”.

Orsola Severini, giornalista e scrittrice ha recuperato pezzi della vita di Adalgissa ,colmando i vuoti e le lacune delle fonti storiche con l’immaginazione e ci ha regalato questo bel libro resistenziale, di una donna, operaia, realmente vissuta, combattente, clandestina e reclusa  in nome dell’ideale socialista.  La storia di una donna che ha portato sul corpo le tracce di tutte le lotte politiche e sociali del ‘900 italiano. Il biennio rosso, le assemblee, i consigli di fabbrica,, gli scioperi, le occupazioni, quando la primavera socialista sembrava dietro l’angolo. Un’ antieroina che si è trovata a condividere clandestinità e progetti con Togliatti, Terracini, Camilla Ravera. Lei era la “quarta compagna”, in quei mesi trascorsi ad Angera sul Lago Maggiore ad immaginare la Repubblica Rossa.

La polizia fascista nei suoi rapporti la descriveva come una pericolosa sovversiva, mentre per  gli psichiatri era una semianalfabeta  sbandata. Ma chi era davvero Adalgissa Castelli che dopo la guerra tornerà in fabbrica con la sua compagna Ivana Gulic, una giovane slovena con la quale trascorrerà il resto della sua vita. Nella lotta post fascista Ada si sentiva rinata… il 1 maggio e le bandiere rosse, l’aria rivoluzionaria, le fabbriche di nuovo culla della primavera socialista. Una svolta che la quarta compagna non vedrà: le fabbriche erano tornate ad essere luoghi di lavoro, la vita scorreva, le elezioni, il partito vinceva e perdeva. Gli ultimi quarant’anni di vita di Ada nella Repubblica Italiana sono trascorsi, “come un fiume che scorre lento”. Lei ci ha lasciato un’eredità di lotte e di sofferenze anche sul piano del vissuto personale che rendono le radici di tutte le donne oggi, più forti e resistenti.

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Rossana Livolsi
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