K metro 0 – Londra – Trionfo dei Laburisti nelle elezioni del Regno Unito del 4 luglio, disfatta per i Conservatori. I primi exit poll forniscono la dimensione della vittoria del partito guidato da Keir Starmer: 410 seggi ai Laburisti e 131 ai Conservatori. Quindi, 61 seggi ai Liberal-democratici. A seguire Reform UK di Nigel
K metro 0 – Londra – Trionfo dei Laburisti nelle elezioni del Regno Unito del 4 luglio, disfatta per i Conservatori. I primi exit poll forniscono la dimensione della vittoria del partito guidato da Keir Starmer: 410 seggi ai Laburisti e 131 ai Conservatori. Quindi, 61 seggi ai Liberal-democratici. A seguire Reform UK di Nigel Farage con 13 e lo Scottish National Party con 10, riferisce l’Adnkronos.
“A tutti coloro che hanno fatto campagna per il Labour in queste elezioni, a tutti coloro che hanno votato per noi e hanno riposto la loro fiducia nel nostro Partito, grazie” ha scritto Starmer su X. “Se volete il cambiamento dovete votarlo – aveva detto ieri temendo l’astensionismo – so che ci sono distretti in bilico nel Paese, non do nulla per scontato, rispetto gli elettori e dobbiamo conquistarci ogni voto”.
La maggioranza di 170 seggi che Starmer si avvia ad avere è di poco inferiore a quella che Tony Blair (179 seggi) conquistò nel 1997: questo dato indica la portata del successo Labour e del tracollo conservatore. Se i risultati definitivi confermeranno i primi dati, i 131 seggi per i Tories rappresenterebbero il peggior esito per il partito da quando viene usata la definizione Conservatori, a partire dal 1830. Verrebbe peggiorato il record negativo di 156 seggi che risale al 1906.
Chi è Keir Starmer
Ama ricordare di essere cresciuto in una famiglia della working class, il 61enne laburista Starmer. Il padre operaio, la madre infermiera – poi affetta da una rara grave malattia autoimmunitaria – e la sua famiglia era così convintamente laburista da scegliere per il figlio il nome del primo leader ai Comuni del partito, Keir Hardie. Starmer ama anche parlare della casetta a schiera dove è cresciuto nel Surrey, che “era tutto per la mia famiglia, ci dava stabilità”, ha scritto nei mesi scorsi in un post per annunciare il progetto per l’edilizia pubblica così che “l’aspirazione dei lavoratori di aver una propria casa può diventare realtà”.
Da ragazzo ha frequentato la Reigate Grammar School, le scuole statali di eccellenza britanniche, che due anni dopo il suo ingresso diventò privata: la retta per Starmer fu pagata dal consiglio comunale locale fino ai 16 anni. Dopo il diploma, fu primo della famiglia ad andare all’università, prima a Leeds e poi ad Oxford, diventando nel 1987 avvocato specializzato in diritti umani, cosa che lo portò a viaggiare nei Cairaibi ed in Africa.
Alla fine degli anni ’90 difese pro bono i cosiddetti attivisti McLibel, che erano stati accusati di diffamazione da McDonald per aver distribuito volantini in cui mettevano in dubbio per dichiarazioni ambientaliste della corporation del fast food. Nel 2008 viene nominato Director of Public Prosecutions, procuratore più alto in grado in Inghilterra e Galles e nel 2014 viene nominato per questo incarico baronetto, anche se raramente usa il suo titolo di ‘Sir’.
L’ingresso in politica arriva nel 2015 quando viene eletto deputato per un distretto del nord di Londra, quando il Labour è guidato dal leader di sinistra Jeremy Corbyn che lo nomina segretario ombra per la Brexit, che una volta approvata viene considerata da Starmer, che si dimette dal suo incarico, “un risultato catastrofico per il Regno Unito, le nostre comunità e le prossime generazioni”.
Starmer per anni ha mantenuto questa convinzione, diventando fautore di un secondo referendum per dare la possibilità ai britannici di confermare l’accordo effettivo di uscita dalla Ue. Una posizione che negli ultimi anni ha però abbandonato, mettendo in chiaro che un suo governo laburista non cercherà di fare marcia indietro rispetto all’uscita dalla Ue o dai termini negoziati da Boris Johnson.
Dopo le catastrofiche elezioni del 2019, in cui il Labour ha ottenuto il minor numero di seggi mai ottenuti dal 1935, il massimalista Corbyn lascia la guida del partito, e Starmer viene eletto leader nell’aprile del 2020, con la promessa di guidare il partito “in una nuova era con fiducia e speranza”. Attua una netta svolta riformista, con l’obiettivo di recuperare gli elettori persi e intercettare un maggior numero di elettori per riportare il Labour alla vittoria.
Grazie anche ai disastri interni ai Tories, il partito laburista ha cominciato ad essere in testa nei sondaggi nell’ottobre del 2021 e dall’inizio del 2023 ha il 20% di vantaggio con cui si presenta alle elezioni di giovedì prossimo. In particolare, Starmer, dopo l’umiliante sconfitta nelle elezioni suppletive di Hartlepool nel 2021,si è concentrato recuperare elettori nella cosidetta Red Wall, il muro rosso delle storiche roccaforti laburiste dell’Inghilterra settentrionale e del Midlands, vinte dai Tories nelle elezioni del 2019.