K metro 0 – Parigi – “Qualcosa non va nei nostri piccoli fiumi”. Lancia l’allerta Yann Laurans, Directeur des Programmes del WWF France che pubblica un rapporto senza precedenti in cui afferma che la biodiversità dei fiumi e dei corsi d’acqua dolce è minacciata in Francia. Più della metà dei fiumi francesi (43%) non sono
K metro 0 – Parigi – “Qualcosa non va nei nostri piccoli fiumi”. Lancia l’allerta Yann Laurans, Directeur des Programmes del WWF France che pubblica un rapporto senza precedenti in cui afferma che la biodiversità dei fiumi e dei corsi d’acqua dolce è minacciata in Francia.
Più della metà dei fiumi francesi (43%) non sono in buone condizioni ecologiche, cioè in grado di ospitare la vita acquatica e gli uccelli in buone condizioni, spiega Laurans intervistato da franceinfo.
Sono soprattutto i corsi d’acqua rurali e i piccoli fiumi che se la passano male a causa delle attività umane, è così?
Laurans – In effetti, i grandi fiumi a valle delle grandi città se la passano meglio. Negli ultimi vent’anni sono stati investiti molti soldi, circa 500 miliardi di euro, nel sistema di gestione dei corsi d’acqua. Ma tutti i piccoli fiumi nelle zone rurali tendono a degradarsi. Lo si vede dalla popolazione di uccelli e pesci.
Ad esempio, la popolazione delle trote si è dimezzata in 20 anni. Per lo svasso maggiore, è diminuita del 90%. Allo stesso tempo, ci sono molte specie invasive come il pesce gatto, che tende a colonizzare le acque francesi.
In grandi fiumi come la Senna, però, stiamo assistendo al ritorno di alcune specie che non vedevamo da decenni. Come si spiega?
Laurans – Grazie al canone che paghiamo come consumatori d’acqua, abbiamo realizzato impianti di depurazione che hanno dato infine i loro frutti per gran parte dell’anno. Tranne nel caso di grandi temporali, l’acqua dei fiumi, a valle delle grandi città come Parigi o Lione, è decisamente migliore.
La situazione, catastrofica negli anni ’60, sta progressivamente migliorando. Da allora si è registrata una crescita demografica e dell’attività economica. Ciò nonostante, grazie a questi sforzi abbiamo acqua più pulita.
Questo significa che abbiamo trascurato un po’ troppo i fiumi nelle nostre campagne? I 500 miliardi di euro per la politica idrica sono stati investiti male?
Laurans – Non è che abbiamo investito male. Abbiamo investito dove potevamo mettere tubazioni e sistemi igienico-sanitari per far fronte all’inquinamento da fonti puntuali, ovvero localizzabili geograficamente, come quello delle città e delle grandi industrie. L’inquinamento nelle zone rurali non è la stessa cosa, non è una questione di tubazioni. E’ una questione di comportamenti, di sistema economico, di modo di produrre ed è molto più difficile risolvere. (Vedi ad es. “Gli allevamenti di maiali inquinano i fiumi in Bretagna”, Mario Baccianini, www.kmetro0.it, 22 aprile 2021).
Per cercare di migliorare la situazione acquisterete dunque terreni per creare zone umide?
Laurans – Abbiamo previsto un un budget di 5 milioni di euro per l’acquisto di zone umide che saranno messe in vendita al fine di preservarle e gestirle in modo sostenibile con le parti locali interessate. L’obiettivo è che diventino emblemi della qualità degli ambienti acquatici che si può ottenere gestendoli bene.