fbpx

Corridoio Meridionale, transizione verde, COP29 e connettività regionale – Intervista a Farid Shafiyev

Corridoio Meridionale, transizione verde, COP29 e connettività regionale – Intervista a Farid Shafiyev

Corridoio Meridionale, transizione verde, COP29 e connettività regionale: una delegazione dell’Azerbaigian incontra l’Università di Perugia Intervista a Farid Shafiyev, direttore del Center of Analysis of International Relations (AIR Center) di Baku  A cura di Valentina Chabert K metro 0 – Roma – Lo scorso 27 e 28 maggio, il Centro Internazionale di Ricerche e Studi

Corridoio Meridionale, transizione verde, COP29 e connettività regionale: una delegazione dell’Azerbaigian incontra l’Università di Perugia

Intervista a Farid Shafiyev, direttore del Center of Analysis of International Relations (AIR Center) di Baku

 A cura di Valentina Chabert

K metro 0 – Roma – Lo scorso 27 e 28 maggio, il Centro Internazionale di Ricerche e Studi Eurasiatici (CIRSEU) dell’Università di Perugia diretto dal Professor Francesco Randazzo ha organizzato ed ospitato presso l’Università di Perugia la prima edizione del Forum Eurasiatico, promosso in partnership con il Center of Analysis of International Relations (AIR Center) di Baku e con alcune delegazioni dal Kazakistan, dalla Romania e dall’Albania.

In occasione della conferenza, dedicata all’approfondimento dei rapporti bilaterali, delle opportunità di cooperazione e dello status della collaborazione in campo energetico e delle rinnovabili, l’AIR Center ha firmato alcuni accordi ed un Memorandum of Understanding con l’Università di Perugia e con il CIRSEU.

In tale occasione, abbiamo incontrato il direttore dell’AIR Center Amb. Farid Shafiyev, con cui abbiamo discusso gli ultimi sviluppi della situazione regionale, il ruolo strategico dell’Azerbaigian come Paese di transito verso l’Asia Centrale, i progetti di transizione verde e l’organizzazione della prossima COP29 a Baku.

Ambasciatore, potrebbe offrirci una panoramica degli ultimi sviluppi a livello geopolitico nella regione? Qual è il ruolo dell’Azerbaigian nel Caucaso Meridionale?

Storicamente, l’Azerbaigian ha sempre avuto un ruolo fondamentale come crocevia di civiltà e incontro di religioni. In passato ha subito influenze arabe ed islamiche, ed è stato oggetto delle rivalità di imperi regionali, tra cui gli ottomani, i persiani e i russi. Fino agli anni Novanta, il Paese ha fatto parte dell’Unione Sovietica. Dall’indipendenza nel 1991, la situazione geopolitica è mutata profondamente. Sono entrati nella regione nuovi attori regionali come Stati Uniti, Unione Europea e Cina, accanto a centri di potere regionali già presenti nella regione, ovvero Iran, Russia e Turchia. Più recentemente, la guerra in Ucraina ha rappresentato un fattore di destabilizzazione per la regione. Inoltre, il nostro Paese è stato impegnato per oltre trent’anni in un conflitto contro l’Armenia per via dell’occupazione della regione del Karabakh e di ulteriori territori, liberati solamente in seguito alla guerra dei 44 giorni del 2020 e dell’operazione del settembre 2023.

Come si pone l’Azerbaigian dal punto di vista delle relazioni internazionali?

L’Azerbaigian è membro del Non Aligned Movement, il movimento dei Paesi non allineati. Inoltre, nel 2021 ha firmato la Dichiarazione di Shusha congiuntamente alla Turchia in materia di mutua difesa, aprendo così alla possibilità di sviluppare un esercito sul modello della NATO grazie alla cooperazione con Ankara, sebbene su più piccola scala. Al contempo, l’Azerbaigian ha firmato nel 2022 una Dichiarazione di alleanza con la Russia, e sono in corso i negoziati per la sigla di accordi di partnership con l’Unione Europea. Siamo in questo momento di fronte a prospettive concrete di raggiungere un accordo di pace con l’Armenia, di cui la COP rappresenta un passo in questa direzione grazie al sostegno di Yerevan alla nostra candidatura come Paese ospitante. Da ultimo, ci troviamo in un’alleanza strategica con la Georgia in merito a questioni legate alla sicurezza, all’energia e ai trasporti.

Stati Uniti, Turchia, Unione Europea e Russia, dunque, guardano con attenzione alle dinamiche caucasiche.

La Russia rimane un attore importante, sebbene si porti dietro un bagaglio di politiche imperiali. Gli Stati Uniti si sono avvicinati al Caucaso per una serie di questioni securitarie, economiche ed umanitarie, ma al contempo sono legati ad una forte lobby armena. Per quanto riguarda l’Unione Europea, sebbene abbia cercato di proporsi come attore centrale nel processo di pace con l’Armenia, l’Azerbaigian ha rifiutato tale possibilità per via di alcune questioni legate alla non imparzialità della Francia. La Turchia dunque rimane l’alleato regionale più forte per l’Azerbaigian, fungendo da bilanciamento nelle relazioni regionali. Importanti sono altresì la presenza cinese, che si appropinqua al Caucaso, e i rapporti con l’Iran, vicino all’Armenia e con cui l’Azerbaigian ha una relazione complessa.

Poco fa ha menzionato i progressi fatti con l’Armenia verso la firma di un trattato di pace. A che punto siamo?

Sin dall’inizio, l’Azerbaigian ha basato i negoziati di pace con l’Armenia su cinque punti fondamentali che trovano il loro centro nel principio dell’integrità territoriale. Ci sono avanzamenti in materia di demarcazione e delimitazione, e si discute a proposito dell’apertura di collegamenti e trasporti. Una pace regionale potrebbe anche aprire anche ad un potenziale dialogo tra l’Armenia e la Turchia. Ad ogni modo, restano ancora da discutere alcuni aspetti e rimangono questioni umanitarie aperte, come ad esempio il problema delle mine, delle persone scomparse, del patrimonio culturale e dei danni ambientali.

Parlando di Russia, qual è stato l’impatto del conflitto in Ucraina nel Caucaso Meridionale?

In primo luogo, si sono presentate numerose sfide in termini di sicurezza. Non meno importanti gli effetti economici e sociali derivanti dall’imposizione di sanzioni alla Russia: alcuni Paesi infatti sono stati coinvolti nell’elusione delle sanzioni, così come di una forte migrazione dalla Russia. Si è poi verificata una diminuzione delle rimesse, un aumento dell’inflazione e problemi di deficit. Chiaramente, questi aspetti hanno portato ad una maggiore tensione a livello sociale.

Sono cambiati anche i rapporti energetici con l’Europa?

Nel contesto del conflitto in Ucraina, l’energia ha assunto un ruolo geopolitico e una delle conseguenze è stata proprio una minaccia alla sicurezza delle forniture europee. L’UE ha necessitato un’infrastruttura alternativa che bypassasse le forniture russe, e pertanto il Middle Corridor – un corridoio infrastrutturale che connette l’Asia Centrale all’Europa passando per l’Azerbaigian – si è dimostrato fondamentale. In questo senso, l’Azerbaigian è diventato centrale per le forniture di gas soprattutto per l’Europa Meridionale grazie alla Trans Adriatic Pipeline (TAP), che ha in Italia il suo punto d’approdo.

Quale ruolo hanno i Balcani in questa panoramica?

Il piano dell’Azerbaigian è quello di impiegare le infrastrutture del Middle Corridor per aumentare il numero di Paesi ai quali fornisce idrocarburi, soprattutto guardando all’Europa dell’Est e ai Balcani. Ci sono progetti con il Montenegro, la Macedonia del Nord, la Bosnia Erzegovina, la Serbia e la Croazia. È in discussione anche la possibilità di creare un impianto sotterraneo di stoccaggio del gas naturale in Albania. In generale, nel 2024 l’obiettivo per le esportazioni verso l’Europa è di oltre 12 miliardi di metri cubi, ovvero la metà dell’export totale, che dovrebbe attestarsi a 24,5 miliardi di metri cubi. Nel 2023, l’Azerbaigian ha iniziato a fornire gas naturale ad altri due Paesi europei: Ungheria e Serbia. Attualmente l’Azerbaigian fornisce gas a un totale di otto paesi (Georgia, Turchia, Italia, Grecia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Serbia).

È in discussione anche un progetto energetico che coinvolgerà il Mar Nero.

Si tratta del Black Sea Energy Submarine Cable, firmato nel dicembre 2022 da Azerbaigian, Georgia, Ungheria e Romania con il sostegno dell’UE per l’esportazione di elettricità da fonti rinnovabili. Il progetto collegherà entrambe le sponde del Mar Nero e proseguirà verso la regione del Mar Caspio, sia per la comunicazione digitale che per l’energia. L’obiettivo è quello di rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento portando elettricità da fonti rinnovabili nell’Unione Europea, attraverso la Romania e l’Ungheria. Nella prima fase è prevista la trasmissione di 3-4 GW di energia verde solo dall’Azerbaigian. Il progetto sosterrà inoltre interconnessioni elettriche più forti per integrare una quota crescente di energie rinnovabili, e sarà altresì destinato a fornire elettricità alla Moldavia, ai Balcani occidentali e all’Ucraina. Ultimo ma non meno importante, il progetto porterà benefici economici a tutte le parti coinvolte collegando le regioni del Caspio e del Mar Nero.

L’Azerbaigian ospiterà la prossima COP29. Quali sono le priorità del Paese nel campo delle energie rinnovabili?

L’Azerbaigian ha individuato una serie di priorità nazionali per lo sviluppo socio-economico entro il 2030, che includono la creazione di un’economia in crescita e competitiva, innovazione e modernizzazione, investimenti sul capitale umano e soprattutto un piano di ritorno degli sfollati nella regione del Karabakh liberato. L’ambiente in questa prospettiva è centrale: vogliamo incentrare la nostra crescita sulla sostenibilità, diversificando le nostre esportazioni.

Qual è il potenziale dell’Azerbaigian in questo settore?

L’Azerbaigian ha un grande potenziale in termini di energia eolica (3000 MW circa), solare (23040 MW), e idroelettrica. La regione del Karabakh, ad esempio, è ricca di risorse idriche che ammontano a circa 2,56 miliardi di metri cubi all’anno. Per questo motivo, sono pianificati numerosi progetti in questa regione in connessione con la creazione di energia da fonti rinnovabili, e proprio i territori liberati avranno l’obiettivo di diventare un’area ad emissioni zero.

Su quali temi si concentrerà l’Azerbaigian durante la COP29?

Il 2024 è stato dichiarato “Green Solidarity Year” in Azerbaigian, ed è una misura importante per dimostrare l’impegno del Paese nella protezione dell’ambiente e nell’azione per il clima. Baku potrebbe inserire temi importanti come i danni ambientali durante i conflitti armati e le minacce legate alle mine antiuomo nell’agenda della COP29, poiché sono problematiche di cui il Paese ha sofferto e sta soffrendo in prima persona. La COP29 potrebbe rivelarsi un’importante opportunità per l’Azerbaigian per sostenere un uso più ampio delle fonti rinnovabili in tutta l’economia e accelerare la transizione verde. La strategia di crescita verde ha il potenziale di trasformare il Paese in un “hub di energia verde” nella regione, per affermarsi come fornitore di energia da fonti rinnovabili dal Caucaso meridionale all’Europa.

Condividi su:

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: