K metro 0 – Bruxelles – “Lo stato di diritto si sta erodendo in Belgio”. Un’erosione non inevitabile. E tuttavia non “meno rischiosa per i diritti umani e la democrazia”. Questa la conclusione del rapporto annuale dell’IFDH (Institut Fédéral des Droits Humains) un istituto indipendente che promuove e tutela i diritti umani in Belgio in
K metro 0 – Bruxelles – “Lo stato di diritto si sta erodendo in Belgio”. Un’erosione non inevitabile. E tuttavia non “meno rischiosa per i diritti umani e la democrazia”. Questa la conclusione del rapporto annuale dell’IFDH (Institut Fédéral des Droits Humains) un istituto indipendente che promuove e tutela i diritti umani in Belgio in collaborazione con altre organizzazioni, creato cinque anni fa (con una legge del 12 maggio 2019).
Un giudizio che può apparire sorprendente. Anche se i segni premonitori di questo malessere (o “Fragilisation de l’état de droits” come recita il titolo del rapporto) erano già presenti.
Il Belgio, ad esempio, era sceso di otto posizioni (al 31° posto) nella classifica mondiale sulla libertà di stampa 2023 stilata da Reporters sans frontières, come ricorda l’IFDH. Una regressione dovuta all’aumento della violenza verso i giornalisti lamentata negli ultimi anni. Studi condotti dall’AJP (l’associazione professionale dei giornalisti) pubblicati nel 2023, hanno rilevato che il 55,8% dei giornalisti ha dichiarato di aver subito violenze verbali e/o fisiche, minacce, ecc. Molti giornalisti, inoltre, sono anche oggetto di procedimenti giudiziari volti a ostacolarne il lavoro o ad intimidirli.
Ma anche riguardo alle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, la situazione era già critica. ”Bruxelles, la capitale d’Europa dove lo Stato di diritto è sospeso”, titolava il sito Open Migration, in un servizio di Giulia Torbidoni, il 2 ottobre 2023. “Benvenuti nella capitale dell’Europa, benvenuti in Belgio, in questo paese che si dice di diritto e non rispetta i diritti umani delle persone che da mesi dormono per strada”, dichiarava, da un palco improvvisato, Henriette Khaullot, 34 anni, arrivata dalla Repubblica del Congo e da 9 anni senza documenti, davanti a circa 80 tende, dove dormivano alcuni richiedenti asilo, che non sapevano dove altro andare (vedi, Mario Baccianini, “Record di migranti in Europa: ma i diritti umani non sono uguali per tutti”, www.kmetro0.it, 6 febbraio 2023).
Il Belgio viveva ormai da due anni una “crisi di accoglienza”, con migliaia di richiedenti asilo per strada, nei giardini o in edifici occupati, assistite da una rete di volontariato. Questo perché il sistema federale di accoglienza, Fedasil, al quale si accede dopo aver presentato domanda di asilo, non ha i posti-letto necessari.
Violazioni ingiustificate della libertà di manifestare, procedure giudiziarie eccessivamente lunghe, carceri sovraffollate sono altrettanti indici, secondo il rapporto IFDH, che il rispetto dei principi fondamentali dello Stato di diritto lasciano un po’ a desiderare in Belgio.
L’IFDH ritiene che l’indebolimento del potere giudiziario sia il problema più allarmante. E nel suo rapporto sottolinea innanzitutto la mancanza di risorse umane e finanziarie del sistema giudiziario che “non solo ha un impatto negativo sulla sua capacità di reclutare magistrati e di dedicare tempo sufficiente a ciascun caso, ma mina anche la fiducia che il cittadino ripone nella giustizia”.
L’IFDH sottolinea anche l’entità dell’arretrato giudiziario del Belgio, già più volte condannato per l’eccessiva durata dei procedimenti. L’incapacità delle autorità di smaltire questo arretrato dimostra la loro mancanza di interesse per l’efficienza della giustizia e solleva il problema del diritto a un giusto processo.
L’approccio amministrativo
L’Istituto è inoltre preoccupato per il crescente ricorso a un approccio amministrativo, in particolare a livello comunale, ovvero al trasferimento di competenze dal potere giudiziario a quello esecutivo, che ha un impatto significativo sui diritti umani, perché non offre le stesse garanzie delle procedure giudiziarie. Già denunciato nel rapporto IFDH del 2022, questo approccio è stato rafforzato nel 2023, con l’adozione, da parte del parlamento federale, di una legge che autorizza ad esempio i comuni a rifiutare, sospendere o ritirare una licenza di esercizio o a chiudere un’impresa in caso di grave rischio presumibile che divengano strumenti per commettere reati penali o per riciclare denaro.
Il ministro dell’Interno, denuncia inoltre l’IFDH, ha inviato una circolare a tutti i comuni che autorizza i sindaci a imporre il divieto amministrativo di manifestazioni in determinate condizioni.
In entrambi i casi, l’Istituto ha espresso parere negativo. Si è inoltre opposto al principio del patteggiamento immediato, che consente a un agente di polizia di esigere dal presunto autore di un reato il pagamento immediato di una somma per evitare di essere perseguito dal tribunale.
Mancata esecuzione delle decisioni giudiziarie
Secondo l’IFDH, la violazione più grave dello Stato di diritto in Belgio riguarda la mancata esecuzione delle decisioni dei tribunali da parte delle autorità belghe, che si sono rifiutate di eseguire migliaia di sentenze relative in particolare alle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, al sovraffollamento delle carceri o al rifiuto di pagare multe, fra i tanti esempi.
“A cosa serve una decisione giudiziaria se non può essere attuata?”, si chiedono gli estensori del rapporto, che affermano di aver constatato un peggioramento del fenomeno nel 2023.
Minacce contro i difensori dei diritti umani
La seconda questione sollevata nel rapporto riguarda le minacce contro i difensori dei diritti umani. Per quantificarle, l’Istituto ha condotto una ricerca nel 2022 e nel 2023 sulle pressioni, le minacce e le intimidazioni subite da varie organizzazioni o associazioni della società civile. I risultati indicano che il 55% di esse ha subito “almeno una volta attacchi e intimidazioni tra il 2020 e il 2022”. In generale, constatano maggiori difficoltà nel partecipare al processo di elaborazione delle politiche pubbliche, rileva il rapporto, che tuttavia precisa che la maggior parte di quelle prese in esame, stimano che la qualità dello spazio civico belga sia relativamente buona.
Quanto al diritto all’informazione, l’Istituto rileva che questo riguarda anche l’amministrazione e chiede che la pubblicazione dei documenti amministrativi diventi la regola e non l’eccezione. L’IFDH assicura che ha raccomandato al governo belga di rafforzare il quadro giuridico relativo all’accesso ai documenti amministrativi, migliorando, in particolare, le procedure di richiesta e di ricorso”. Chiunque dovrebbe avere facilmente accesso alle informazioni amministrative. Ma nonostante le recenti modifiche, la legislazione resta complessa, le amministrazioni possono invocare numerose eccezioni per rifiutarsi di trasmettere un documento, le procedure sono lunghe e la commissione federale per l’accesso agli atti amministrativi non dispone di poteri coercitivi.
Nel 2023, l’IFDH ha inviato 14 pareri al governo o al parlamento federale, facendo regolarmente appello ad alcuni principi fondamentali per il rispetto dei diritti umani e in particolare la libertà di manifestare, la libertà di espressione e il diritto a un giusto processo in tempi ragionevoli.
L’istituto ha pubblicato inoltre 4 rapporti d’inchiesta sui regolamenti dei comuni che vietano l’accatonaggio. Ed ha annunciato un rapporto d’inchiesta sulle pressioni e le minacce subite dalle organizzazioni per la difesa dei diritti imani in Belgio.