K metro 0 – Bruxelles – 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (113 kg a persona) e 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili sono generati annualmente nell’UE. Solo abbigliamento e calzature (rappresentano 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti, equivalenti a 12 kg di rifiuti per persona ogni anno). Numeri spettacolari, che hanno spinto la Commissione
K metro 0 – Bruxelles – 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (113 kg a persona) e 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili sono generati annualmente nell’UE. Solo abbigliamento e calzature (rappresentano 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti, equivalenti a 12 kg di rifiuti per persona ogni anno).
Numeri spettacolari, che hanno spinto la Commissione per l’ambiente del Parlamento europeo a rivedere la direttiva quadro sui rifiuti per proporre misure di prevenzione e di riduzione di questi scarti in tutta l’UE. Una proposta di revisione approvata con 514 voti favorevoli, 20 contrari e 91 astensioni, che fissa obiettivi più severi e vincolanti per ridurre gli sprechi alimentari da raggiungere entro la fine 2030: almeno il 20% nella trasformazione e produzione alimentare (invece del 10% proposto dalla Commissione europea) e il 40% pro capite nella vendita al dettaglio, nei ristoranti, nei servizi alimentari e nelle famiglie (invece del 30%).
Le disposizioni sulla transizione verso un’economia circolare approvate nel 2018 (vedi kmetro0.it, “Parlamento Ue: approvato il pacchetto sull’economia circolare” 20/04/2018) prevedevano una riduzione degli sprechi alimentari del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030.
Quanto ai prodotti tessili, gli eurodeputati concordano di estendere il regime di responsabilità dei produttori, imponendo loro di coprire i costi di raccolta differenziata, cernita e riciclo. Questo regime di “responsabilità estesa” dovrebbe essere istituito 18 mesi dopo l’entrata in vigore della direttiva (rispetto ai 30 mesi proposti dalla Commissione). Le nuove norme riguarderebbero prodotti quali abbigliamento e accessori, coperte, biancheria da letto, tende, cappelli, calzature, materassi e tappeti, compresi i prodotti che contengono materiali tessili quali cuoio, cuoio, gomma o plastica.
La relatrice polacca Anna Zalewska, membro del gruppo ECR (European Conservatives and Reformists) ha dichiarato: “Forniamo soluzioni mirate per ridurre gli sprechi alimentari, come promuovere frutta e verdura “brutte”, tenere d’occhio le pratiche di mercato sleali, chiarire la data di etichettatura e donare alimenti invenduti ma consumabili. Per i tessili, colmiamo le lacune includendo anche i prodotti non casalinghi, tappeti e materassi, nonché la vendita tramite piattaforme online. Chiediamo inoltre un obiettivo di riduzione dei rifiuti tessili, con un controllo sull’esportazione dei tessili usati. Migliori infrastrutture per aumentare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani che dovrebbe essere più efficiente, in modo che gli elementi che possono essere riciclati vengano estratti prima di essere inviati all’inceneritore o alla discarica”.
Su scala globale, circa un terzo del cibo prodotto per il consumo umano va sprecato o perso (1 miliardo di tonnellate di cibo solo nel 2022) e secondo il Programma Ambientale delle Nazioni Unite lo spreco di cibo è responsabile dell’8-10% delle emissioni globali di gas serra, pari all’incirca a quelle dell’aviazione e del trasporto marittimo messe insieme. Se lo spreco di cibo fosse uno Stato, questo sarebbe al terzo posto nel mondo per la produzione di gas serra.
Un aiuto per la riduzione degli sprechi sta venendo anche dall’intelligenza artificiale IA). Winnow, un’azienda americana, ha sviluppato un sistema di IA str che spia i rifiuti dei ristoranti. Un’altra società, sempre americana, Afresh, analizza i dati dei supermercati per individuare le discrepanze di spreco tra ciò che un negozio ha in magazzino e ciò che la gente compra. Entrambe cercano di risolvere un grosso problema: negli Stati Uniti in terzo del cibo coltivato non viene mai consumato.
Winnow installa telecamere sopra i bidoni della spazzatura nelle cucine dei ristoranti e inserisce le immagini vengono in un algoritmo in grado di distinguere tra una mezza teglia di lasagne (di valore) e una buccia di banana (non molto). Il gruppo di ricerca Refed, ha scoperto che il 70% del cibo sprecato nei ristoranti è quello che rimane nel piatto, il che indica la necessità di riconsiderare le dimensioni delle porzioni. Secondo le stime di Zores i ristoranti sprecano tra il 5 e il 15% del cibo che acquistano.
Dopo gli allevamenti intensivi, l’industria tessile è la più inquinante al mondo. Consuma circa 93 miliardi di metri cubi fi acqua all’anno di cui l’abbigliamento, da solo, 62 miliardi di metri cubi. L’acqua viene utilizzata in diverse fasi della produzione di un capo d’abbigliamento, dalla lavorazione delle materie prime alla tintura, a cui spesso si aggiunge anche il suo inquinamento: l’impiego di pesticidi in fase di coltivazione della materia prima, i vari processi di lavaggio e tintura, ma anche il rilascio di microplastiche derivanti dai tessuti sintetici.
Servendosi di intelligenza artificiale e machine learning, un’azienda portoghese,Smartex, ispeziona in tempo reale i tessuti con precisione e velocità e, grazie a telecamere, sensori e a un sistema luminoso, ne rileva irregolarità e difetti invisibili all’occhio umano. Installati sulle macchine di maglieria esistenti, indipendentemente dalla marca, i sistemi Smartex sono utilizzati principalmente per interrompere la produzione e prevenire gli sprechi in caso di errori.
Solo il 22% dei rifiuti tessili nell’Unione europea viene oggi raccolto separatamente per essere riutilizzato o riciclato mentre il resto viene incenerito o finisce in discarica, spesso in altre parti del mondo.
Grazie all’intelligenza artificiale, che ha contribuito a migliorare il processo produttivo di molti settori industriali, anche nel mondo della moda sono state introdotte nuove tecnologie Generative AI, accelerando così lo sviluppo di soluzioni mirate a rendere l’esperienza utente più inclusiva e, di conseguenza, lo sviluppo di un prodotto finale più sostenibile.