K metro 0 – Madrid – La “Legge organica di amnistia per la normalizzazione istituzionale, politica e sociale della Catalogna” è stata approvata oggi al Congresso con 178 voti a favore, 172 contrari e nessuna astensione. Dure le critiche degli oppositori di governo PP e Vox, che parlano di “corruzione politica” e accusano Sánchez di
K metro 0 – Madrid – La “Legge organica di amnistia per la normalizzazione istituzionale, politica e sociale della Catalogna” è stata approvata oggi al Congresso con 178 voti a favore, 172 contrari e nessuna astensione. Dure le critiche degli oppositori di governo PP e Vox, che parlano di “corruzione politica” e accusano Sánchez di aver “svenduto” la Spagna per rimanere al potere
Ora la legge passerà al Senato, dove il PP intende bloccarla per il tempo massimo di due mesi previsto dalla Costituzione, anche se la Camera alta non potrà annullarla. A quel punto tornerà al Congresso, dove potrà essere approvata in via definitiva con una maggioranza semplice, ed entrare in vigore verso la fine di maggio.
Il dispositivo cancella di fatto ogni responsabilità penale, amministrativa e contabile delle persone coinvolte nei “procés” (processo agli indipendentisti catalani) per dodici anni e apre la porta al ritorno in Spagna dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont. L’approvazione è arrivata dopo l’accordo raggiunto la scorsa settimana tra PSOE, Junts ed ERC, adattata alle ultime modifiche della legislazione europea per proteggere i casi di “Tsunami” e della CDR.
Il presidente del Governo, Pedro Sánchez, ha però tenuto un basso profilo in sessione plenaria, partecipando solo per il voto, poi sul suo profilo “X”, ha scritto: “Stiamo aprendo un nuovo tempo di convivenza e prosperità in Catalogna”.
Durante il dibattito, il portavoce socialista, Patxi López, è stato molto combattivo con il PP, rimarcando che sono stati i socialisti a “rimboccarsi le maniche” per gestire “il loro fallimento” con un’amnistia, dopo gli indulti e il tavolo di dialogo, “coraggioso” ma “molto attaccato” dall’opposizione.
YI Sumar, partner di coalizione dell’esecutivo, ha detto che questa legge pone fine alla “persecuzione punitiva” dopo i “procés” e apre una nuova fase per una politica basata sul “dialogo”.
Junts e ERC, che sono i protagonisti con il PSOE della legge, ne hanno celebrato l’approvazione ma la ritengono tuttavia insufficiente per risolvere il “conflitto” e si pongono come obiettivo l'”autodeterminazione”.
Josep Maria Cervera di Junts, in realtà aveva votato “no” alla prima votazione sull’amnistia del 30 gennaio perché, a suo dire era necessaria una legge “con maggiori garanzie”, e che “non lasci fuori nessuna persona favorevole all’indipendenza”, che sia “immediatamente applicabile”. Ha però avvisato che “il conflitto politico e storico tra la nazione spagnola e quella catalana rimane” e che l’amnistia permette di “aprire una finestra di opportunità per negoziare faccia a faccia il futuro della Catalogna”.
Quasi sulla stessa linea, Pilar Valluguera, dal CER, ha precisato che, nonostante i “molti timori” del processo e il rallentamento del Senato, questa legge “finirà per essere messa nero su bianco nel BOE (Gazzetta Ufficiale dello Stato)”. Ma ha ribadito che rappresenta solo la risoluzione di “una prima parte necessaria ma non sufficiente” per risolvere il conflitto catalano. E ha poi lanciato una frecciata a Junts, assicurando che la legge, prima delle ultime modifiche, “includeva già tutti” e poteva essere già approvata “due mesi fa”.
Il deputato del PNV Mikel Legarda spera che la legge affronti la questione territoriale catalana e basca attraverso processi politici di dialogo, ” in modo diverso”.
L’opposizione ha criticato duramente l’amnistia e Sánchez. Feijóo in particolare ritiene che la legge “divida la Spagna in due” e preveda un nuovo “procès”. “Non osano venderci la riconciliazione perché questa legge divide la Spagna e la Catalogna in due” ed è una “sottomissione”, ha tuonato. Inoltre, prevede un nuovo “procès”, poiché Junts e ERC “stanno già dicendo che lo faranno di nuovo”.
Il leader “popolare” ritiene soprattutto che questo sia l’inizio della fine del governo dopo le elezioni anticipate in Catalogna. “Oggi portano la prima legge importante e probabilmente l’ultima”, e ha accusato l’esecutivo e i suoi partner di essere i maggiori responsabili dell’instabilità politica in Spagna.
Il leader di Vox, Santiago Abascal ha così accusato Sánchez di aver “venduto la sovranità del popolo spagnolo” per mantenere “formalmente” il titolo di presidente del governo, anche se ha affermato che i veri governanti sono il re marocchino Mohammed VI e il “traditore” dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont.
Ritiene inoltre che il premier “abbia agito come un nemico del popolo”, il “cattivo di un film” e il “capo” della “banda di fuorilegge” con l’unico obiettivo di “arricchirsi personalmente”. Ha, infine, assicurato che “verrà il giorno” in cui la Spagna recupererà “la sua unità” e il popolo spagnolo la sua “uguaglianza, libertà e dignità rubata”. Il giorno in cui gli accusati siederanno sul banco degli imputati “e i criminali vivranno dietro le sbarre e non seduti su una panchina”. Ne ha riferito Rtve.
di Sandro Doria