K metro 0 – Dubai – La Svizzera è l’attore predominante nel mercato globale dell’oro e vanta una consolidata storia di servizi bancari e finanziari e un sistema normativo consolidato e discreto. Nel 2022, il paese elvetico, come riferisce la testata invezz.com, è stato il maggiore esportatore e importatore di metallo giallo, con un margine
K metro 0 – Dubai – La Svizzera è l’attore predominante nel mercato globale dell’oro e vanta una consolidata storia di servizi bancari e finanziari e un sistema normativo consolidato e discreto. Nel 2022, il paese elvetico, come riferisce la testata invezz.com, è stato il maggiore esportatore e importatore di metallo giallo, con un margine significativo rispettivamente oltre 100 miliardi di dollari e 99 miliardi. Tuttavia, ora emerge una sfida nel commercio globale dell’oro. Un rapporto di Swissinfo.ch rileva difatti che gli Emirati Arabi Uniti, e Dubai in particolare, stanno recuperando rapidamente terreno.
Dal 2012, Dubai sfruttano la sua posizione strategica, le infrastrutture moderne e le politiche di apertura al mondo imprenditoriale per attirare attori globali del settore. Se la Svizzera vanta un sistema finanziario di lungo corso e un mercato disciplinato e ben regolamentato, gli Emirati Arabi Uniti offrono un ambiente dinamico e innovativo. Le sanzioni contro la Russia a seguito della guerra in Ucraina hanno inoltre contribuito a spostare la compravendita dell’oro in questa direzione.
Ma lo Stato arabo può davvero costituire una minaccia per la Svizzera? “Dipende da come si guarda al settore aurifero e dal ruolo che vi svolgono i diversi Paesi”, risponde Marcena Hunter, esperta d’oro residente in Australia. “Gli Emirati Arabi Uniti sono già uno dei principali centri di transito dell’oro. Dubai ne importa ed esporta quantità significative, anche in territorio elvetico. Per certi versi si potrebbe affermare che la capitale emiratina sia già più importante della Svizzera, soprattutto per quanto riguarda le importazioni d’oro da estrazioni artigianali o su scala ridotta”.
La Svizzera si rifornisce in prevalenza da miniere industriali di varie parti del mondo. Gli Emirati, invece, preferiscono approvvigionarsi da operazioni di piccole dimensioni nell’Africa subsahariana, in America Latina e in Asia meridionale. Se la Svizzera è da sempre il principale importatore ed esportatore d’oro in termini di valore, gli Emirati Arabi sono arrivati a classificarsi tra i primi cinque.
La Confederazione rimane, come detto, la prima scelta per chi cerca transazioni aurifere precise e affidabili. Istituti bancari e raffinerie svizzere non fanno che sbandierare la propria aderenza ai regolamenti, con sempre maggiore enfasi sull’eticità delle proprie fonti. Nel giugno del 2022, il Gruppo di azione finanziaria internazionale (Gafi), un comitato di controllo contro il riciclaggio di denaro e i finanziamenti al terrorismo, ha ufficialmente identificato gli Emirati Arabi Uniti come una giurisdizione da sottoporre a maggiori ispezioni, a causa di potenziali lacune nell’efficacia delle iniziative intraprese per contrastare il riciclaggio e i finanziamenti illeciti. In particolare, il settore dell’oro era tra quelli che sembravano favorire le transazioni più problematiche.
Se è vero che gli Emirati Arabi rimangono una destinazione di punta per l’oro estratto illegalmente, altri sottolineano che il Paese ha intrapreso diverse iniziative per consolidare il proprio quadro normativo.
Il 2022 ha poi fatto registrare un boom delle importazioni d’oro dalla Russia agli Emirati Arabi Uniti. Lo scorso novembre, Dubai ha ospitato l’undicesima Conferenza annuale sui metalli preziosi, che ha attirato diversi rappresentanti del settore, da responsabili degli aspetti normativi a esperti, esperte, banchieri, commercianti, aziende dedicate alla raffinazione e persino individui soggetti a sanzioni come Alain Goetz, che è stato multato dall’Unione europea per aver trattato oro proveniente da una zona di guerra nella Repubblica democratica del Congo.
Il Dubai multi commodities centre (Dmcc), una zona di libero scambio, è uno degli elementi che hanno determinato il successo degli Emirati nel mercato dell’oro globale. Al suo interno, infatti, si trovano diverse raffinerie auree, tra cui Emirates Gold. L’azienda è stata però sospesa dall’elenco di raffinerie approvate (Good Delivery Standard) sia dalla London Bullion Market Association (LBMA) sia dagli stessi Emirati per sospetto riciclaggio, con grande orrore di Daniele Provenzale, lo svizzero appena nominato amministratore delegato, che ha partecipato alla conferenza ma ha rifiutato di farsi intervistare.
Insomma, luci e ombre non mancano sugli Emirati e sulla Svizzera stessa. Nel 2021, gli Emirati Arabi Uniti hanno lanciato un Good Delivery Standard, serie di norme per regolare gli accordi e la compravendita dell’oro. Lo standard prevede verifiche annuali su tutti gli attori del settore per assicurare che rispettino le leggi sul riciclaggio di denaro e sugli approvvigionamenti responsabili. “Nel giro di due anni, questo posto sarà pulito quanto Singapore”, sostiene Lars Johansson, consulente indipendente della ditta elvetica Secure Supply Chains, il quale partecipa regolarmente alla conferenza. “Gran brutta notizia per la Svizzera”.
Il Paese alpino, però, può sfruttare un vantaggio competitivo su diversi altri fronti. La Svizzera, infatti, è un importante centro per il deposito sicuro di beni, capace di offrire camere blindate e relativi servizi a individui e istituzioni dal patrimonio elevato, mentre gli Emirati non hanno un’attività significativa in questo senso. Entrambi i Paesi, invece, non sono particolarmente attivi nelle vendite da banco. Inoltre, Dubai è completamente assente dal settore degli investimenti.
Molti sottolineano anche che l’oro è pur sempre tale e che il cosiddetto “oro cattivo” finirà sempre per trovare un mercato. Eppure, anche la Svizzera sta consolidando le proprie normative, facendo leva sulla propria reputazione per mantenere un vantaggio competitivo rispetto agli Emirati e ad altri centri di raffinazione.
di Sandro Doria