K metro 0 – Canberra – Brilla come 500 mila miliardi di Soli. E’ il quasar più luminoso dell’universo: un nucleo galattico nel lontano universo, a 12 miliardi di anni luce di distanza. Stava sotto i nostri occhi “da molti anni perché brilla con la sua luminosità da più tempo di quanto probabilmente esista l’umanità”,
K metro 0 – Canberra – Brilla come 500 mila miliardi di Soli. E’ il quasar più luminoso dell’universo: un nucleo galattico nel lontano universo, a 12 miliardi di anni luce di distanza.
Stava sotto i nostri occhi “da molti anni perché brilla con la sua luminosità da più tempo di quanto probabilmente esista l’umanità”, ha detto a BBC News Christian Wolf, dell’Università Nazionale Australiana (ANU).
In passato, un’analisi automatizzata dei dati del satellite Gaia dell’ESA (l’ente spaziale europeo) l’aveva identificato come una stella. Ma l’anno scorso, utilizzando le osservazioni del grande telescopio dell’ dell’ANU (l’Università nazionale australiana) presso l’Osservatorio di Siding Sprint
avevano accertato che si trattava di un quasar, ha detto a BBC News Christian Wolf, dell’Università Nazionale Australiana (ANU).
Ora, grazie ai dati dello spettrografo x-shooter installato sul Very Large Telescope (VLT) dell’ESO (European Southern Observatory) gli astronomi hanno caratterizzato più in dettaglio questo quasar così brillante, confermando la sua natura.
“Lo abbiamo riconosciuto, non come una delle tante stelle in primo piano nella nostra Via Lattea ma come un oggetto molto distante”, ha detto a BBC News Christian Wolf, dell’Università Nazionale Australiana (ANU).
Conosciuto come J0529-4351 è il nucleo luminoso di una galassia alimentato da un gigantesco buco nero circa 17 miliardi di volte la massa del nostro Sole, spiega Jonatnan Amos, corrispondente scientifico della BBC. La sua potenza è stata confermata dai dati raccolti grazie al Very Large Telescope dell’ dell’Osservatorio Europeo Australe in Cile in Cile, pubblicati sulla rivista “Nature Astronomy”.
Il buco nero che lo alimenta ha un appetito vorace. Divora ogni giorno la massa equivalente a un Sole: un immenso buco nero che attira la materia verso di sé a un ritmo prodigioso. E inghiottendola emette un’enorme quantità di luce, tanto che anche un nucleo galattico così distante come J0529-4351 è ancora visibile per noi.
Tutta quella luce proviene da un disco di accrescimento caldo che misura sette anni luce di diametro. Si tratta di circa 15.000 volte la distanza tra il Sole e l’orbita di Nettuno.
Nei buchi neri supermassivi presenti al centro delle galassie, i dischi di accrescimento formati dalla materia in caduta attratta dall’enorme campo gravitazionale raggiungono temperature di milioni di gradi.
Tutte le galassie sembrano avere un oggetto supermassiccio al centro, il che probabilmente significa che tali oggetti sono intrinseci alla loro evoluzione.
Detto più semplicemente, spiega Samuel Lai, coautore dell’articolo pubblicato su “Nature Atronomy”, “senza questi buchi neri, la nostra galassia come la conosciamo non sarebbe quella che è oggi”.
Il mistero è come alcuni buchi neri siano diventati così grandi e così presto nell’universo. Questo sta inducendo gli scienziati a presumere che i nuclei galattici si siano formati direttamente dal gas sprigionato subito dopo il Big Bang che ha generato l’universo, forse anche prima che si formassero le prime stelle.