K metro 0 – Abu Dhabi – In inglese si dice “mending fences”, alla lettera: abbattere gli steccati. Ovvero ricucire i rapporti. E un vento di riappacificazione ha sicuramente accompagnato la visita del premier indiano Narendra Modi al primo tempio indù di Abu Mureika (25 miglia a nord-est di Abu Dhabi) a conclusione del suo
K metro 0 – Abu Dhabi – In inglese si dice “mending fences”, alla lettera: abbattere gli steccati. Ovvero ricucire i rapporti. E un vento di riappacificazione ha sicuramente accompagnato la visita del premier indiano Narendra Modi al primo tempio indù di Abu Mureika (25 miglia a nord-est di Abu Dhabi) a conclusione del suo tour negli Emirati Arabi Uniti durante il quale il leader indiano ha abbracciato l’Emiro Mohammed bin Zayed Al Nahyan, definendolo un fratello.
Ospite d’onore dell’11ma edizione del World Governments Summit di Dubai, la sua partecipazione al Vertice segna la sua settima visita ufficiale negli Emirati, che negli ultimi anni sono diventati sempre più “strategici” per Nuova Delhi. Non solo per via dell’enorme comunità indiana (almeno 3,5 milioni) che qui lavora e fa affari. Ma anche perché gli Emmirati, ricchi di petrolio, soddisfano il fabbisogno energetico dell’India.
Si prevede che Modi vincerà un terzo mandato come primo ministro nelle prossime elezioni generali di aprile in India. Ma le politiche di Modi e il partito Bharatiya Janata al governo hanno sollevato preoccupazioni sul futuro dell’India, in particolare per i membri della minoranza musulmana che sono stati attaccati negli ultimi anni da gruppi nazionalisti indù, infervorati dal rilancio dell’idea di “hindutva” (l’induità) e dell’unità sociale della nazione sotto la guida delle caste superiori: da cui un atteggiamento ostile verso i musulmani e gli emergenti movimenti politici delle caste inferiori.
Ciò ha reso cruciale il rafforzamento delle relazioni indiane con gli Stati arabi del Golfo a guida musulmana. Se si pensa che Modi aveva privato la regione contesa del Kashmir, a maggioranza musulmana, del suo “status speciale”, ovvero di una sovranità locale differente da quella degli altri Stati del subcontinente indiano.
A gennaio, Modi aveva inaugurato, nella città settentrionale di Ayodhya, un tempio indù costruito sulle rovine di una storica moschea, dedicato al dio Rama e voluto dagli indù come simbolo del ripristino di una religione soppressa da secoli di dominio Moghul e coloniale britannico. Ma la demolizione della moschea, nel 2022, scatenò rivolte in tutta l’India, che fecero 2.000 morti, per lo più musulmani.
Ma la realpolitik dgli Emirati, non ha impedito a Mohammed bin Zayed Al Nahyan, di assegnare a Modi la massima onorificenza civile degli Emirati nel 2019, nonostante la Corte suprema indiana avesse confermato, l’11 dicembre del 2023, la legittimità della decisione del governo dell’India di revocare lo “status speciale” al Kashmir, stato indiano a maggioranza musulmana rivendicato dal e oggetto di un’antica disputa territoriale.
E Modi, dal canto suo, parlando alla folla dei fedeli riuniti per l’inaugurazione del tempio di Abu Mureika, li esortati a fare una standing ovation a Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan, dopo aver proclamato che “oggi gli Emirati Arabi Uniti hanno scritto un capitolo d’oro nella storia umana”. E il suo abbraccio all’Emiro è parso mirato a consolidare ulteriormente i legami con questa importante monarchia del Golfo.