K metro 0 – Londra – Dopo cinquant’anni di faticose trattative, tornano in patria i gioielli della corona del Ghana. Sottratti dalle forze coloniali britanniche nel 1874, nel 1896 e nel 1900 erano rimasti in possesso del British Museum e del Victoria and Albert Museum (V&A) di Londra, che hanno annunciato la restituzione al Ghana di
K metro 0 – Londra – Dopo cinquant’anni di faticose trattative, tornano in patria i gioielli della corona del Ghana. Sottratti dalle forze coloniali britanniche nel 1874, nel 1896 e nel 1900 erano rimasti in possesso del British Museum e del Victoria and Albert Museum (V&A) di Londra, che hanno annunciato la restituzione al Ghana di parte dei manufatti in oro e argento appartenenti al tesoro della corona dell’antico regno ghanese di Asante. In totale, si tratta di 32 pezzi (15 del British Museum e 17 del Victoria and Albert) tra i quali la spada Mponponso, vecchia di 300 anni, usata per le cerimonie di giuramento della corte di Asantehene. Saranno collocati nel Manhyia Palace Museum a Kumasi, la storica capitale del regno Asantehene.
L’evento coincide con tre con tre importanti anniversari per il Ghana: il 150esimo della guerra del 1874, il centenario del ritorno dall’esilio di re Agyeman Prempeh I e il giubileo d’argento dell’attuale sovrano Osei Tutu II, che aveva partecipato all’incoronazione di re Carlo III a Londra l’anno scorso.
I preziosi oggetti vengono “restituiti” nell’ambito di accordi di prestito a lungo termine. Ad alcuni musei nazionali nel Regno Unito, infatti, tra cui il V&A e il British Museum, è vietato per legge restituire in modo permanente gli oggetti contestati nelle loro collezioni, e accordi di prestito come questo sono visti come un modo per consentire agli oggetti di tornare nei loro paesi di origine, spiega Katie Razzall, della BBC.
Ma il nuovo partenariato culturale avviato da questi accordi, ha precisato il direttore del Victoria& Albert Museum, Tristram Hunt, non è un modo per restituire la proprietà permanente al Ghana. Gli accordi di prestito triennali, con un’opzione di proroga per altri tre anni, non sono con il governo del Ghana ma con Otumfo Osei Tutu II – l’attuale re Asante noto come Asantehene – che ha partecipato all’incoronazione di re Carlo III l’anno scorso a Londra.
L’Asantehene ricopre ancora un influente ruolo cerimoniale, sebbene il suo regno faccia ora parte della moderna democrazia del Ghana. I manufatti d’oro Asante sono il simbolo per eccellenza del governo reale Asante e si ritiene che siano investiti degli spiriti degli ex re Asante.
Nana Oforiatta Ayim, consigliere speciale del ministro della Cultura del Ghana, ha dichiarato alla BBC: “Non sono solo oggetti, hanno anche un’importanza spirituale. Fanno parte dell’anima della nazione. Sono pezzi di noi stessi che ritornano”.
La maggior parte degli oggetti “restituiti” dal Victoria & Albert Museum, furono acquistati all’asta il 18 aprile 1874 dai Garrards, i gioiellieri londinesi che mantengono i gioielli della corona del Regno Unito.
Ma la domanda fondamentale è: si possono prestare oggetti a un paese che dice che li hai rubati? In realtà, si tratta di una soluzione alle restrizioni legali del Regno Unito che potrebbero non essere accettabili per i paesi che affermano di voler correggere un torto storico. La questione delle sculture del Partenone è l’esempio più noto.
La Grecia chiede da tempo la restituzione di queste sculture classiche esposte al British Museum. Il presidente della fondazione, George Osborne, ha recentemente dichiarato di essere alla ricerca di una “via pratica, pragmatica e razionale” e di esplorare una partnership che, in sostanza, metta da parte la questione di chi possiede effettivamente le sculture classiche.
Gli accordi con il Ghana indicano che un compromesso che funziona per il re Asante è possibile entro i parametri della legge britannica.
Ma gli accordi tra il V&A, il British Museum e il Manhyia Palace Museum del Ghana, secondo il direttore del V&A “aprono un varco. Non risolvono il problema, ma avviano il dialogo”.
E dal momento in cui la Gran Bretagna si confronta sempre più con l’eredità culturale del suo passato coloniale, possono rappresentare un modo diplomatico e pratico per affrontare il passato e creare relazioni migliori in futuro, se entrambe le parti riescono ad accettarne i termini.