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Francia, inflazione in calo ma sempre a livelli elevati

Francia, inflazione in calo ma sempre a livelli elevati

K metro 0 – Parigi – Nelle sue ultime previsioni, pubblicate a metà dicembre, l’Insee (Istituto nazionale della statistica e degli studi economici) prevede che il prossimo giugno l’inflazione sarà del 2,6% su base annua, rispetto al 3,7% di fine 2023 e al 6% circa di inizio anno. Dopo aver raggiunto un picco di quasi

K metro 0 – Parigi – Nelle sue ultime previsioni, pubblicate a metà dicembre, l’Insee (Istituto nazionale della statistica e degli studi economici) prevede che il prossimo giugno l’inflazione sarà del 2,6% su base annua, rispetto al 3,7% di fine 2023 e al 6% circa di inizio anno. Dopo aver raggiunto un picco di quasi il 16% in primavera, l’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari dovrebbe poi rallentare bruscamente all’1,9%.

La crisi inflazionistica è “alle spalle” in Francia, ma il livello rimarrà “un po’ più alto” rispetto a prima della crisi, intorno al 2%, ha commentato il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, come riferito da Franceinfo. “Saremo sotto il 3% di inflazione entro il 2024″, ha però assicurato. Il ministro ha poi aggiunto: “Poiché stiamo delocalizzando le attività e la decarbonizzazione della nostra economia è costosa, è probabile che il livello di inflazione strutturale sia un po’ più alto di quello che era prima della crisi di Covid”. La Banque de France prevede che l’inflazione raggiungerà una media annuale del 5,7% nel 2023 e scenderà al 2,5% nel 2024.

Intanto è tornato a criticare la nuova legge sull’immigrazione Patrick Martin, presidente del Medef (Movimento delle imprese francesi), la più grande federazione dei datori di lavoro in Francia. Martin si è rammaricato che l’aspetto economico del dibattito sull’immigrazione sia stato “messo in ombra”, perché “entro il 2050” l’economia francese avrà bisogno di “3,9 milioni di dipendenti stranieri”. Le cifre si riferiscono a previsioni pubblicate nel 2021 dal Center for Global Development, un think-tank economico americano con sede a Washington. I ricercatori hanno analizzato le proiezioni demografiche delle Nazioni Unite dell’International Institute for Applied Systems Analysis e i dati sui flussi migratori internazionali. Su questa base, hanno stimato il fabbisogno di forza lavoro da qui al 2050 nelle principali potenze economiche.

Secondo questo studio, nel 2050 ci sarà un deficit di 5,4 milioni di lavoratori rispetto al 2015. Da qui ad allora, si stima che nel Paese di Macron arriveranno 1,5 milioni di nuovi lavoratori stranieri. Ma non saranno sufficienti. Sottraendo, i ricercatori calcolano che la Francia avrà ancora bisogno di 3,9 milioni di lavoratori entro il 2050. Questa è la cifra indicata dal presidente del Medef.

La Francia non è però l’unico Paese interessato. Secondo le proiezioni del Center for Global Development, nel 2050 il Vecchio Continente avrà 95 milioni di lavoratori in meno rispetto al 2015. Gli autori dello studio stimano che i britannici avranno bisogno di 3,6 milioni di lavoratori in più nel 2050, “per mantenere la stessa percentuale di popolazione in età lavorativa del 2015”, così come 7 milioni in Germania e 15,6 milioni negli Stati Uniti”.

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