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Il Festival del cinema di Jeddah ha davvero bruciato le tappe

Il Festival del cinema di Jeddah ha davvero bruciato le tappe

K metro 0 – Jeddah – Il Festival del cinema di Jeddah, sul Mar Rosso, è arrivato alla sua terza edizione, ma è già una grande kermesse che non ha nulla da invidiare alle rassegne di Hollywood, Cannes, Berlino e alla stessa Venezia. A parte la storia, naturalmente. Ma per numero di film, di ospiti

K metro 0 – Jeddah – Il Festival del cinema di Jeddah, sul Mar Rosso, è arrivato alla sua terza edizione, ma è già una grande kermesse che non ha nulla da invidiare alle rassegne di Hollywood, Cannes, Berlino e alla stessa Venezia. A parte la storia, naturalmente. Ma per numero di film, di ospiti internazionali, di glamour e anche di messaggi artistici – e addirittura politici – il Red Sea International Film Festival (RSIFF) ha davvero bruciato le tappe. E molto velocemente perché, per 35 anni, fino al 2017, il cinema era vietato in Arabia Saudita e negli ultimi cinque anni ha fatto passi da gigante seguendo, in qualche caso anticipando, il progetto di rinnovamento e di apertura impresso al Paese dal principe ereditario della casa Saud, Mohammed bin Salman, in tutti i campi. Compreso lo sport che non è, certo, il più importante anche se è il più conosciuto in Occidente per il numero di top players del calcio arruolati nel campionato saudita, per la finale della Supercoppa che si giocherà qui in gennaio, per il Gran Premio di Formula uno che si corre ormai dal 2021 proprio a Gedda e adesso, anche, per la vela con il preliminare dell’America’s Cup cominciato nel golfo di Jeddah, proprio assieme al Festival del Cinema, con Luna Rossa tra i protagonisti.

Mohammed Al Turki, produttore, regista e, soprattutto ideatore del RSIFF, inaugurando il Festival ieri sera, non ha mancato di ricordare nel suo discorso che Riyad ha appena vinto anche la corsa all’Expo 2030, battendo Roma. Un’Arabia Saudita sempre più protagonista, insomma. Nonostante le crisi in corso. Prima fra tutte quella della guerra a Gaza che ha cambiato l’agenda degli avvenimenti in molte capitali del Medio Oriente: il Festival del cinema del Cairo, che era in programma dal 15 al 25 novembre, per esempio, è stato annullato. I sauditi, invece, hanno deciso di andare avanti. La vicinanza e la solidarietà con i palestinesi è stata espressa chiaramente nel vertice della Lega araba e dell’Oic che si è tenuto a Riyad l’11 novembre. Ma la grande macchina dell’Arabia Saudita verso il raggiungimento di tutti gli obiettivi che se è data nel suo progetto politico-economico “Vision 2030” non si è fermata. Anzi, parlando in privato con molti protagonisti dell’ambiente artistico che sono a Jeddah, l’analisi alla fine è sempre la stessa: l’attacco di Hamas del 7 ottobre era diretto a colpire la trattativa che era in corso tra Arabia Saudita, Stati Uniti e Israele per arrivare a scongelare i rapporti tra Riyad e lo Stato ebraico.

E non è un caso se, pubblicamente, Kaleem Aftab, direttore dei programmi internazionali del RSIFF, rispondendo a una domanda sulla possibilità che al Festival possa partecipare anche un film israeliano ha detto che “la partecipazione di film israeliani non è fuori discussione”. Nel senso che potrà essere presa in considerazione in futuro. Nel cartellone di questa edizione è presente, invece, un’opera della regista palestinese Farah Nabulsi che vive in Inghilterra e che ha girato il suo film – “The Teacher” – a Ramallah. La selezione di questa pellicola, naturalmente, è avvenuta ben prima del 7 ottobre, ma la storia che racconta sembra ispirata alla più stretta attualità. Perché “the teacher” è un insegnante palestinese, interpretato dall’attore Saleh Bakri, che si trova coinvolto in uno scambio di prigionieri per liberare un soldato israeliano. Vicenda che, dopo molti colpi di scena, andrà a buon fine. Questo film sarà presentato al Festival il 6 dicembre.

Ieri sera, invece, per l’apertura del RSIFF è stato scelto un film saudita, “Hwjn” del regista Yasir Alyasiri, ispirato al romanzo fantasy di Ibrahim Abbas, ambientato proprio a Jeddah, che affronta una storia molto particolare: quella degli spiriti (i Jin) che vivono in un mondo magico parallelo a quello reale nel quale, di tanto in tanto, fanno irruzione intrecciandosi alle vicende umane. Quando, nel 2013 fu pubblicato, il libro di Ibrahim Abbas fu messo all’indice e le librerie furono invitate a ritirarlo dagli scaffali. Il fatto che adesso il film ispirato a questa storia di fantascienza sia stato scelto per inaugurare il Festival del cinema di Jeddah è un altro segno dei tempi che cambiano. Tra l’altro, anche lo scorso anno l’apertura del Festival fu affidata a un film scomodo: “Cosa c’entra l’amore”, la vicenda dei matrimoni combinati in Pakistan, anche quello tratto da un libro di Jemima Goldsmith, ex moglie del premier Imran Khan.

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