K metro 0 – New Jersey – Ciclone, uragano o tifone: nel Pacifico li chiamano tifoni, nell’Oceano Atlantico uragani, in India cicloni. Tanti nomi, ma la “bomba” è la stessa: è la più violenta delle depressioni tropicali provocata da perturbazioni che portano in alto l’aria calda e umida che, arrivata in quota, si condensa e
K metro 0 – New Jersey – Ciclone, uragano o tifone: nel Pacifico li chiamano tifoni, nell’Oceano Atlantico uragani, in India cicloni. Tanti nomi, ma la “bomba” è la stessa: è la più violenta delle depressioni tropicali provocata da perturbazioni che portano in alto l’aria calda e umida che, arrivata in quota, si condensa e attira altra aria calda, provocando così una sorta di reazione a catena.
La ”bomba” è la stessa, ma la sua potenza sta aumentando. Negli ultimi anni, secondo uno studio di Andra Garner, climatologa della Rowan University nel New Jersey, la probabilità che gli uragani si intensifichino rapidamente, divenendo sempre più potenti e catastrofici, è oggi più che doppia rispetto a dieci anni fa.
Il fenomeno è dovuto agli oceani più caldi. Secondo lo studio appena pubblicato dalla prestigiosa rivista “Nature-Scientific Reports”, negli ultimi 20 anni, l’8,1% delle tempeste si sono trasformate da una tempesta minore di categoria 1 a un uragano maggiore in sole 24 ore. Dal 1971 al 1990, ciò è accaduto solo nel 3,2% dei casi.
Qualcosa dunque sta cambiando. Rapidamente. E in peggio… Il mese scorso l’uragano Lee è passato da tempesta di categoria 1, con venti sostenuti fino a 130 km/h (sollevando onde fino a 5 metri di altezza) al più potente uragano di categoria 5 con venti molto più forti fino a 249 km/h in 24 ore. Nel 2017, prima di devastare Porto Rico, l’uragano Maria è passato dalla categoria 1, con venti fino a 145 km/h, alla categoria 5, con venti da 257 km/h in sole 15 ore, causando più di 90 miliardi di dollari di danni, e classificandosi come il terzo uragano più costoso di sempre, dietro solo ad Harvey (che aveva colpito il sud-est del Texas e della Louisina) e Katrina (nel 2005: uno dei cinque più gravi della storia statunitense). .
Gli uragani di categoria 1 raggiungono la velocità massima di 153 km/h e per diventare di categoria 5 devono raggiungere almeno 178 km/h: questi sono i casi più estremi, ma il fatto che il livello di turbo-compressione sia più che raddoppiato è inquietante, secondo la Garner. Il fenomeno è diventato più comune negli ultimi 50 anni in seguito al progressivo surriscaldamento globale, che per il 90% si è concentrato negli oceani. Dall’aprile di quest’anno, le loro acque hanno raggiunto record di calore mensili.
La Garner ha scoperto che la rapida intensificazione degli uragani si è verificata principalmente lungo la East Coast degli Stati Uniti, più che nel Golfo del Messico. E avviene più velocemente di prima.
Ma più che alle frequenze delle tempeste atlantiche (moltiplicate negli anni ’70 e ’80) la loro rapida intensificazione deriverebbe dalle alterazioni del clima.
Secondo il National Hurricane Center, una tempesta si intensifica rapidamente se la velocità del vento raggiunge i 46 km/h in 24 ore.
Nel 2020, anno record per gli uragani e ultimo anno dello studio della Garner, sei tempeste si sono rapidamente intensificate così tanto: Hannah, Laura, Sally, Teddy, Gamma e Delta. Da allora, si sono verificate diverse tempeste violente e catastrofiche tra cui Ida nel 2021, Ian nel 2022 e Idalia nel 2023.
“Se non lavoriamo per ridurre le nostre emissioni (di carbonio), allora questa tendenza proseguirà probabilmente anche in futuro” e potrebbe persino peggiorare, conclude Andra Garner.