K metro 0 – Washington – I crimini di guerra di una parte non giustificano quelli dell’altra. Venerdì 13 ottobre, l’esercito israeliano ha ordinato a più di 1 milione di persone – metà della popolazione – di lasciare il nord di Gaza entro 24 ore, in vista di un’imminente operazione militare di terra. Sebbene la
K metro 0 – Washington – I crimini di guerra di una parte non giustificano quelli dell’altra. Venerdì 13 ottobre, l’esercito israeliano ha ordinato a più di 1 milione di persone – metà della popolazione – di lasciare il nord di Gaza entro 24 ore, in vista di un’imminente operazione militare di terra. Sebbene la scadenza iniziale sia stata superata, l’ordine solleva seri dubbi di carattere legale e umanitario, nonché grandi timori per la sicurezza dei civili. Lo riferisce l’emittente Mnsbc.
In risposta agli attacchi guidati da Hamas, le autorità israeliane hanno difatti condotto massicci attacchi aerei su quartieri molto popolati di Gaza che hanno ucciso più di 2.400 persone. Il ministero della Salute ha dichiarato che oltre 700 dei morti sono bambini. Israele ha tagliato le forniture di cibo, carburante ed elettricità a Gaza e ha bloccato l’ingresso degli aiuti. Come dichiarato dalle Nazioni Unite, tali misure equivalgono a un crimine di guerra, vietato dalla Quarta Convenzione di Ginevra.
Sebbene le forze israeliane affermino che i loro attacchi aerei hanno come obiettivo le risorse di Hamas, il lancio di armi esplosive su aree densamente popolate causa danni enormi ai civili e aumenta il rischio di attacchi illegalmente indiscriminati. Più di 2,2 milioni di persone vivono nella Striscia di Gaza, che ha le dimensioni fisiche di Philadelphia. I bambini rappresentano quasi la metà della popolazione. L’area è stata per lo più chiusa al mondo esterno da recinzioni, muri e dalla marina israeliana, che pattuglia le acque di Gaza.
Inoltre, i valichi della Striscia di Gaza con l’Egitto e Israele sono chiusi, quindi il trasferimento nelle case sovraffollate di parenti e amici nel sud di Gaza è al momento l’unica opzione. Le strade sono piene di macerie, il carburante scarseggia. Per molti anziani, disabili e pazienti ospedalieri, l’evacuazione è impossibile.
Decine di migliaia di persone sono fuggite dal nord di Gaza, utilizzando i percorsi indicati dall’esercito israeliano, ma gli attacchi aerei e i razzi continuano. Il principale ospedale Al-Shifa di Gaza è in grave affanno nel curare la maggior parte degli oltre 9.000 palestinesi feriti finora, e l’evacuazione dei pazienti non è un’opzione.
Il diritto internazionale umanitario stabilisce gli obblighi che le parti in conflitto devono ai civili. Il fatto che i combattenti guidati da Hamas abbiano preso di mira i civili non autorizza l’esercito israeliano a prendere di mira i civili o a non rispettare i suoi obblighi di protezione.
In primo luogo, le parti in conflitto dovrebbero lanciare avvertimenti efficaci ai civili. Indipendentemente dalle scelte impossibili delle famiglie di Gaza, l’esercito israeliano è obbligato a non prendere mai di mira i civili o le infrastrutture civili e a prendere tutte le misure per ridurre al minimo i danni ad essi e a case, scuole e ospedali.
In secondo luogo, le leggi di guerra vietano “le minacce di violenza il cui scopo primario è quello di diffondere il terrore tra la popolazione civile”. Sono vietati gli appelli all’evacuazione che mirano principalmente a provocare il panico tra i residenti o a costringerli a lasciare le loro case per motivi diversi dalla loro sicurezza. In terzo luogo, l’ordine rischia lo sfollamento forzato, che è un crimine di guerra. Circa il 70% dei residenti di Gaza sono difatti rifugiati fuggiti dalle loro case nell’attuale Israele nel 1948, e i loro discendenti. Le dichiarazioni dei funzionari israeliani che invitano i residenti di Gaza a fuggire in Egitto esacerbano i timori di molti rifugiati palestinesi di Gaza di perdere ancora una volta le loro case.
Il governo degli Stati Uniti, che fornisce 3,8 miliardi di dollari di aiuti militari annuali a Israele, dovrebbe così insistere affinché il governo israeliano annulli l’ordine, consenta l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza e adempia agli altri obblighi di protezione dei civili, compresi quelli che rimangono nel nord di Gaza.
Amnesty riferisce, infine, che “sollecitiamo i leader dell’Unione europea a pretendere il rispetto senza compromessi del diritto internazionale e di attivare tutti i canali necessari per giungere ad un cessate il fuoco. Infine chiediamo alla Corte penale internazionale di accelerare i passi avanti nell’indagine aperta nel 2021 sulla situazione nello Stato di Palestina e di includervi i crimini recentemente commessi da tutte le parti in conflitto”.