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La Polonia rafforza il confine con la Bielorussia per paura dell’avanzata Wagner

La Polonia rafforza il confine con la Bielorussia per paura dell’avanzata Wagner

K metro 0 – Varsavia – In vista del vertice della NATO di questa settimana in Lituania, il governo polacco teme che le forze Wagner potrebbero essere utilizzate per scatenare altri problemi; sta dunque dispiegando centinaia di agenti in più al confine orientale come rinforzi. La prospettiva che i mercenari del gruppo russo Wagner si

K metro 0 – Varsavia – In vista del vertice della NATO di questa settimana in Lituania, il governo polacco teme che le forze Wagner potrebbero essere utilizzate per scatenare altri problemi; sta dunque dispiegando centinaia di agenti in più al confine orientale come rinforzi. La prospettiva che i mercenari del gruppo russo Wagner si trasferiscano in Bielorussia nell’ambito dell’accordo concluso per porre fine al loro ammutinamento ha reso difatti la Polonia ancora più diffidente nei confronti del suo vicino.

Un confine un tempo segnato da pochi pilastri e postazioni di vedetta in legno è già stato trasformato in chilometri di alte recinzioni metalliche, telecamere termiche e riflettori. Questo è accaduto dopo che la Bielorussia ha iniziato a incoraggiare migliaia di migranti ad attraversare la Polonia due anni fa, in quello che Varsavia chiama un atto di guerra ibrida; Minsk e Mosca sono, come noto, stretti alleati.

“La minaccia più grande è che il nostro vicino, la Bielorussia, è del tutto imprevedibile”, ha dichiarato alla Bbc Michal Bura della guardia di frontiera locale. “Dobbiamo essere pronti a qualsiasi sviluppo. Forse Wagner sarà un problema, ma nessuno sa davvero perché stanno andando lì o per cosa si stanno preparando”. Sono passate più di due settimane da quando Yevgeny Prigozhin e la sua banda di mercenari sono entrati indisturbati nella città meridionale russa di Rostov, mandando un secondo gruppo armato in marcia verso Mosca, ma il destino degli ammutinati è ancora oscuro.

Valery Sakhashchyk, un ex comandante di paracadutisti ora responsabile della difesa in un gabinetto bielorusso di opposizione in esilio, commenta così la marcia dei mercenari su Mosca il mese scorso. “Non molto tempo fa, tutto il mondo pensava alla Russia come a un gigantesco e forte orso. Ora vediamo che è tutto vuoto”, dice, spiegando che la debole risposta del Cremlino all’ammutinamento ha alimentato la sua speranza di cambiamento. “L’intero sistema è marcio… e credo che in Bielorussia sia ancora peggio”.

Valery pertanto dubita che Wagner si trasferirà mai in massa nel suo Paese o che lo stesso Prigozhin si stabilirà così vicino alla Russia e al suo servizio di sicurezza FSB, dopo il suo tradimento.

“Penso che finirà in un posto dove è più difficile per l’FSB trovarlo. In Bielorussia, l’FSB non si pulisce nemmeno i piedi davanti alla porta. Entrano e fanno quello che vogliono”.

Anche se la brigata Wagner dovessero arrivare in Bielorussia, le preoccupazioni e gli avvertimenti della Polonia potrebbero essere motivati tanto dalla politica interna quanto dai timori per la sicurezza. “Non sono nulla che la guardia di frontiera non possa affrontare, non sono all’altezza di ciò che abbiamo”, sostiene Piotr Lukasiewicz, del gruppo di analisi politica polacco Polityka Insight. Sul confine orientale della Polonia, dunque, le guardie di frontiera stanno intensificando i loro pattugliamenti.

Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo omologo polacco hanno commemorato insieme i polacchi uccisi dai nazionalisti ucraini nel massacro di Volhynia (Volyn) del 1943. In una cattedrale cattolica dell’Ucraina occidentale, Zelensky e il presidente Andrzej Duda hanno deposto delle candele in onore delle decine di migliaia di persone uccise. La Polonia è uno dei più stretti alleati dell’Ucraina contro l’occupazione russa.

Ma il massacro di Volhynia rimane una nube oscura nelle loro relazioni. I nazionalisti ucraini, guidati da Stepan Bandera, operarono nella Polonia occupata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale e furono addestrati dai nazisti. Attaccarono circa 150 villaggi, uccidendo la minoranza polacca.

La Polonia stima che il bilancio delle vittime sia di 100.000 persone e sostiene che l’Ucraina dovrebbe scusarsi e chiedere perdono. Il parlamento polacco ha definito il massacro un genocidio – una descrizione contestata dall’Ucraina. Il massacro ha provocato rappresaglie da parte dei polacchi contro i civili ucraini. Almeno 2.000 ucraini furono uccisi.

La funzione di domenica è stata un gesto altamente simbolico di riconciliazione, dal momento che il presidente russo Vladimir Putin ha ripetutamente – e infondatamente – bollato il governo di Zelensky come “nazista” in stile Bandera. In un messaggio congiunto su Twitter i presidenti hanno dichiarato: “Insieme rendiamo omaggio a tutte le vittime innocenti di Volhynia! La memoria ci unisce! Insieme siamo più forti”.

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