K metro 0 – Istanbul – Il 29 giugno, in occasione della Giornata internazionale dei tropici (istituita dalle Nazioni Unite nel 2016) il prof. Doganay Tolunay, capo del Dipartimento di scienze del suolo ed ecologia all’Università di Istanbul, ha tracciato un bilancio del periodo che va dal 1990 al 2020. Nell’arco di questo trentennio, è
K metro 0 – Istanbul – Il 29 giugno, in occasione della Giornata internazionale dei tropici (istituita dalle Nazioni Unite nel 2016) il prof. Doganay Tolunay, capo del Dipartimento di scienze del suolo ed ecologia all’Università di Istanbul, ha tracciato un bilancio del periodo che va dal 1990 al 2020. Nell’arco di questo trentennio, è stata la sua triste conclusione, sono stati persi 420 milioni di ettari di superficie forestale in tutto il mondo. Con una perdita netta di circa 178 milioni di ettari. Dove per perdita netta si intende la deforestazione più eventuali guadagni di superficie forestale in un dato periodo, attraverso la piantumazione di alberi su terreni recentemente non coperti da foreste. La maggior parte di queste perdite si è verificata nelle foreste pluviali tropicali situate in Brasile, Bolivia, Nuova Guinea e Indonesia.
Il Professor Tolunay ha detto all’agenzia nazionale turca Anadolu che il sostegno fornito ai paesi in cui si trovano le foreste pluviali tropicali non ferma completamente la deforestazione ma ne riduce l’estensione.
Per tropici si intende la fascia che attraversa l’Equatore e che è compresa fra il Tropico del Cancro a Nord e il Tropico del Capricorno a Sud. Le località fra le più belle al mondo sono concentrate proprio in quest’area, e sono il Venezuela, i Caraibi, le Hawaii, il Madagascar, Capo Verde, Sri Lanka, Brasile, Perù, Thailandia e Indonesia.
Tutte queste regioni tropicali, sperimentano un clima caldo e piovoso durante tutto l’anno. E sono influenzate dalle caratteristiche del clima tropicale.
Le foreste pluviali tropicali si possono trovare in alcune aree dell’Argentina, della Bolivia e dell’Indonesia, così come nelle parti centrali del continente africano, nel Sud-est asiatico e in parte anche in Papua Nuova Guinea. Costituiscono il 45% delle foreste del mondo e stanno affrontando una distruzione irreversibile a causa del cambiamento climatico, dell’urbanizzazione e dei cambiamenti demografici.
Ma due sono essenzialmente i fattori che causano il 90% dell’attuale deforestazione: l’agricoltura e il pascolo, ha spiegato il Professor Tolunay. Ovvero, la conversione di aree boschive in terreni agricoli e l’uso di regioni boschive per il pascolo del bestiame.
Secondo il “Rapporto sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”, l’area forestale, che copriva circa il 31,9% della superficie totale del mondo nel 2000, è scesa al 31,2% entro il 2020, con una perdita di 100 milioni di ettari.
Ma nonostante quest’area, complessivamente, possieda il 54% delle risorse idriche rinnovabili del mondo, le Nazioni Unite hanno richiamato l’attenzione sul problema della scarsità di acqua e cibo che devono affrontare le comunità locali nelle regioni tropicali. E istituendo la Giornata internazionale dei tropici, hanno chiamato il mondo a prendere parte alla Giornata Internazionale dei Tropici, per la salvaguardia della ricca biodiversità presente nelle aree più affascinanti del pianeta. Si pensi agli ettari di boschi dell’Amazonia sempre più privi di alberi, al pericolo di estinzione che vivono molte specie faunistiche, alla povertà e al difficile accesso ai servizi delle popolazioni stanziate nelle aree tropicali. Tutto questo, nel 2023, è inaccettabile e l’ONU chiama in causa tutti per partecipare attivamente, stimolando i governi ad attuare politiche sostenibili per ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive, in considerazione del crescente fenomeno del surriscaldamento globale.