K metro 0 – Bruxelles – Il suo scopo è di integrare il contante, ma non di sostituirlo. I preparativi per introdurlo vanno avanti da anni. Ma ora il passaggio all’euro digitale si sta delineando più chiaramente. Anche sul piano giuridico. Come emerge dalla bozza presentata ufficialmente mercoledì dalla Commissione europea, che già circolava, del
K metro 0 – Bruxelles – Il suo scopo è di integrare il contante, ma non di sostituirlo. I preparativi per introdurlo vanno avanti da anni. Ma ora il passaggio all’euro digitale si sta delineando più chiaramente. Anche sul piano giuridico. Come emerge dalla bozza presentata ufficialmente mercoledì dalla Commissione europea, che già circolava, del resto, a metà giugno.
Significativo il fatto che il nuovo governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nonostante la nomina decisa da poche ore dal consiglio dei ministri italiano, abbia voluto lo stesso sottoscrivere, insieme al vicepresidente della Comissione UE, Valdis Dombrovskis, un “manifesto” per la moneta virtuale.
A Panetta, infatti, il consiglio di amministrazione della Banca centrale europea, di cui era membro, aveva affidato il progetto dell’euro digitale. E forse quest’ultimo atto, prima di lasciare il suo posto a Francoforte, è una rassicurazione sui temi più spinosi riguardo l’argomento.
“L’euro digitale è un passo necessario per assicurare che il nostro sistema monetario sia preparato a un futuro digitale: sarà ampiamente accessibile e semplice da utilizzare, garantendo al tempo stesso la privacy, al pari del contante”, ha rassicurato insieme a Dombrovskis. Il contante, ha chiarito, “continua comunque a svolgere un ruolo molto importante”. E la “disponibilità di entrambe le opzioni – un euro in contanti e un euro digitale – consentirebbe a ciascuno di scegliere il metodo di pagamento preferito, senza lasciare nessuno indietro”.
Che cos’è l’euro digitale?
Dovrebbe essere qualcosa di simile al denaro digitale, che non viene conservato in un conto bancario, ma in un borsellino digitale, un cosiddetto portafoglio, ad esempio su uno smartphone. I consumatori dovrebbero poterlo usare come moneta a corso legale. Ha lo scopo di integrare il contante, non di sostituirlo.
“Le banconote e le monete metalliche (…) da sole non possono sostenere l’economia dell’UE nell’era digitale”. È necessario introdurre una nuova forma di valuta ufficiale priva di rischi”, afferma la bozza della Commissione europea.
In teoria, l’euro digitale farebbe concorrenza ai fornitori di carte di credito come Visa o Mastercard e a quelli di servizi di pagamento come Paypal.
Quali vantaggi potrebbe avere un euro digitale?
In linea di principio, i metodi di pagamento digitali consentono di elaborare le transazioni in pochi secondi, anche oltre i confini nazionali. A differenza delle cosiddette criptovalute come Bitcoin ed Ether, i cui tassi oscillano notevolmente, l’introduzione di una valuta europea virtuale offrirebbe un’alternativa più stabile.
Sarebbe collegata alla pari con l’euro e la Bce ne garantirebbe la stabilità, grazie a a un sistema “più veloce, più sicuro ed economico” rispetto ai classici sistemi di pagamento. Renderebbe inoltre le transazioni di pagamento in Europa meno dipendenti dai fornitori internazionali.
Come si arriva all’euro digitale?
Questo è ancora in discussione. È ipotizzabile che le banche lo ottengano dalle banche centrali di emissione come contanti. Sarebbe anche possibile che l’euro digitale fosse detenuto direttamente su conti presso la Bce. Secondo la Commissione UE, le funzioni di pagamento di base dovrebbero essere gratuite e facili da usare per i consumatori.
Come vedono le banche commerciali un euro digitale?
Le banche vogliono capire se la Bce diventerà un concorrente nelle operazioni di pagamento. Si tratta insomma di chiarire se la stessa BCE debba entrare nel mercato dei sistemi di pagamento come concorrente. E se debba tenere conti per i clienti finali.
Altri problemi aperti
Si pone poi la questione del valore aggiunto. “Ci sono già altre offerte collaudate e popolari, come carte di credito o sistemi di pagamento tramite cellulare. La BCE ha una possibilità solo se addebita commissioni significativamente inferiori ai rivenditori – online e offline – rispetto, ad esempio, ai fornitori di carte di credito”, osserva Philipp Sandner, esperto di criptovalute e professore alla Scuola di finanza di Francoforte (un’università commerciale privata, senza scopo di lucro, riconosciuta dallo Stato, tra le più importanti in Europa in questo campo).
Alla fine, il successo dell’euro digitale sarebbe determinato in ogni caso dai consumatori. E gli esperti temono anche nuovi rischi per la stabilità finanziaria, perché gli utenti potrebbero scommettere che la nuova valuta digitale è molto più sicura dei soldi nel loro conto bancario e spostare quindi più somme nel loro portafoglio digitale. In una crisi bancaria, una tale fuga di depositi potrebbe avvenire molto rapidamente: con un clic del mouse anziché tramite bancomat, secondo uno scenario ipotizzato da W&W (Wuestenrot & Wuerttembergische AG, una holding con sede in Germania di un gruppo di imprese attive nel settore assicurativo e bancario).
Per evitare tali rischi, andrebbe fissato un limite massimo al numero di euro digitali che un individuo può detenere.
(dpa, Reuters, AFP e altre fonti)